sabato 9 novembre 2019

RECENSIONE #119/19 2666 by ROBERO BOLANO - ADELPHI LIBRI


Roberto Bolaño

2666

Traduzione di Ilide Carmignani
gli Adelphi, 356
2009, 8ª ediz., pp. 963
 


 SINOSSI

Risvolto
Delle molte leggende alla cui nascita Bolaño stesso ha contribuito, l’ultima riguarda la forma che 2666 avrebbe dovuto assumere. Si dice infatti che l’autore desiderasse vedere i cinque romanzi che lo compongono pubblicati separatamente, e se possibile letti nell’ordine preferito da ciascuno. La disposizione, ammesso che sia autentica, era in realtà un avviso per la navigazione in questo romanzo-mondo, che contiene di tutto: un’idea di letteratura per la quale molti sono disposti a vivere e a morire, l’opera al nero di uno scrittore fantasma che sembra celare il segreto del Male, e il Male stesso, nell’infinita catena di omicidi che trasforma la terra di nessuno fra gli Stati Uniti e il Messico nell’universo della nostra desolazione. Tutte queste schegge, e infinite altre, si possono in effetti raccogliere entrando in 2666 da un ingresso qualsiasi; ma fin dall’inizio il libro era fatto per diventare quello che oggi il lettore italiano, per la prima volta, ha modo di conoscere: un immenso corpo romanzesco oscuro e abbacinante, da percorrere seguendo una sola, ipnotica illusione – quella di trovare il punto nascosto in cui finiscono, e cominciano, tutte le storie.




RECENSIONE

Una dittatura si aggira per il mondo e ha un nome che impaurisce: libertà perduta. Questa visione anima le folle, le riempie di stereotipi su neri orrori, ma anche di illusioni fantastiche. E si insinua, fomentando, ancora oggi, le polemiche. Lo scenario dello scontro è già di per sè mitico per chi legge: una città messicana immaginaria chiamata Santa Teresa, il luogo dove, ormai da parecchi anni le vittime nel 2666 sono tutte donne.

Rendono questo posto il cuore pulsante del Messico su scala mondiale, ossia <<un fenomeno culturale che è molto esteso nelle società occidentali>>, la <<proiezione nel presente di uno o più volenze trasfigurati, ovvero la rappresentazione di due universi completamente opposti. Da una parte, gli esponenti degli intellettuali, che in genere, traggono da una lettura spesso non fondata e arbitraria del Messico alcuni argomenti da sfruttare come clave nelle loro guerre ideologiche. Essi sono ciclicamente considerati inutili. Ma è proprio la volontà di ridurli in silenzio che dimostra la loro rilevanza.

La memoria e fatta anche di quel che dimentichiamo. Se si distrugge qualcosa di importante, dimenticare è una maledizione: se riduce la complessità e protegge da lati oscuri è una benedizione. Un collo di bottiglia limita ma rende prezioso ciò che resta. Che cos'è per loro quel periodo? E' la possibilità di rinfocolare i temi del suprematismo, del razzismo, del disprezzo dell'altro.

Dal lato opposto, si affaccia l'altro estremismo precluso alle minoranze e sia, per sua natura, discriminatorio e irrispettoso della diversità. Due mondi. E due maniere diverse di affrontare la tematica di 2666 di Roberto Bolano, che diventa la scure da brandire in uno scontro che va ben al di là della semplice città di Santa Teresa e ha pulsioni profonde, ideologiche preclusive. Temi nei confronti dei quali esercitare le normali forme del dibattito su come orientarsi nel grande disordine delle minoranze formate dalle donne, per (ri)costruire un <<noi>> su autentici legami di prossimità, risulta assai difficile, vista la pertinacia e l'intolleranza di entrambe le posizioni.

Perchè restituire ordine, razionalità e logica alla politica si presta: flessibile e modellabile materia utile per tutti, strumentalizzabile per rinnovati razzismi, quanto per un diario di una crisi che non è solo della città di Santa Teresa nè del nostro Paese. Derive spesso irrefrenabili. Sta allora, a noi intellettuali, storici, politici, tirare le redini. E arrestare queste deviazioni con il nostro metodo di lavoro e il ricorso puntuale alla scienza del fenomeno documento << violenza>> e alla filologia.

Un'invenzione antica, Bolano costruisce trame piene di folli curve e deviazioni, ed è il modo dispregiativo con cui si comincia a guardare, calcolate al millimetro quell'enorme coacervo di secoli che separavano l'epoca delle riforme, dal disprezzo verso secoli di superstizione e violenza, che era il rifiuto di un'intera società verso le aberazioni del regime totalitario del Messico.

Un romanzo magnifico, nel territorio letterario. Mi ha conquistato fin dalla prima pagina. Un romanzo trascinante, pieno in ogni pagina della meravigli e dell'orrore che la natura umana sa suscitare.

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