Titolo: Mindhunter
Editore: Longanesi
Pagine: 350
Costo: 16,40 Euro
Uscita: 27 Gennaio 2017
SINOSSI
C'è un solo modo per riuscire a dare la caccia ai serial killer in attività: comprendere come pensano, capirne i ragionamenti per quanto contorti, perversi e letali possano essere, e anticiparne così le mosse. Ma c'è un solo modo per entrare nella mente di un serial killer: parlare con i suoi «colleghi» e predecessori. Questa è stata l'intuizione di John Douglas, l'uomo che ha inventato il Criminal Profiling dell'FBI e che, per farlo, ha dovuto confrontarsi con le più atroci menti criminali del suo tempo. Per anni, John Douglas ha interrogato in carcere gli assassini e gli stupratori seriali, indagandone le ossessioni e le perversioni, fronteggiando in prima persona l'orrore e l'orgoglio di questi mostri, per poter dare la caccia ad altri mostri. Infinite conversazioni con uomini come Charles Man-son. il più famigerato serial killer della storia. Con John Wayne Gacy, l'uomo che, vestito da clown, uccideva senza pietà. Con James Earl Ray, sicario di Martin Luther King... Questa è la storia vera e agghiacciante di un uomo che non ha avuto paura di affrontare il Male nella sua peggior incarnazione contemporanea, pagando anche un alto prezzo personale. Ed è per questo che la vita e la carriera di John Douglas sono la «bibbia» non ufficiale di tutti gli scrittori e gli sceneggiatori che hanno riscritto il concetto di «crime fiction» così come oggi lo conosciamo e amiamo.
CONOSCIAMO JOHN DOUGLAS
John Edward Douglas è stato un agente e capo dell’unità
investigativa di supporto dell’FBI ,uno dei primi criminal profiler. Nel tempo
è riuscito a creare un vero e proprio programma di criminal profiling,
diventando il capo dell’Unità Investigativa di Supporto. Descrivere le
abitudini dei criminali e cercare di predire le loro mosse è stato il suo modus
operandi, a cui si sono aggiunte tecniche di interrogatorio variegate e
raffinate. Dal momento del suo ritiro dal lavoro sul campo, nel 1995, Douglas
ha raggiunto la fama internazionale al di fuori del mondo dell’FBI anche grazie
alla serie di libri divulgativi che ha scritto e alle sue apparizioni in tv.
RECENSIONE
C’è un solo modo per riuscire a dare la caccia ai serial
killer in attività: comprendere come pensano, capirne i ragionamenti per quanto
contorti, perversi e letali possano essere, e anticiparne così le mosse.
il lettore verrà a conoscere come è nata la figura del
“profiler” cioè del poliziotto e/o del criminologo che studia il comportamento
di un serial killer al fine di arrivare alla sua cattura.
Il merito di tutto questo spetta a un uomo: John Douglas
che, entrato all’FBi nei primi degli anni ’70, studiando in maniera accurata e
scientifica il comportamento dei vari serial killer, ben presto divenne uno dei
primi “profiler” nome allora quasi sconosciuto e i suoi studi messi su carta
divennero una sorta di “Bibbia” per quanti frequentavano la scuola di Quantico:
inoltre moltissimi sceneggiatori e scrittori usarono questi ragionamenti per
scrivere i loro romanzi e descrivere in modo veritiero il comportamento dei
personaggi criminali nei loro romanzi e nelle serie tv.
Questa è stata l’intuizione di John Douglas, l’uomo che ha
inventato il Criminal Profiling dell’FBI e che, per farlo, ha dovuto
confrontarsi con le più atroci menti criminali del suo tempo. Queste menti
criminali hanno anche loro dei punti deboli. Ma ci vorrebbe qualcuno che
andasse in fondo, che ricomponesse i pezzi di questo mosaico. John Douglas ha
ragione di credere che queste menti criminali abbiano infranto la legge e, occupano
attività e transazioni proibite. Per quel che gli riguarda, la caccia dei lupi
cattivi gli piace. Il boia di uomini, il Killer, il vero esecutore, quando non riusciva
a rimanere uomo e si riduceva a maniaco,
bugiardo, un uomo che applaudiva la morte senza causa. Un uomo che alla fine si
era rivelato troppo letale agli occhi del mondo, disgustando persino coloro che
non la pensavano come lui. E non contento di quello che aveva fatto, continuava
a mietere vittime.
In quel momento, John era stato quasi sul punto di gettare
al vento un’intera esistenza, cosa che
non avrebbe mai creduto possibile, l’idea di prendere a pugni quei
maledettissimi ipocriti gli era forse passata di mente, ma aveva deciso di non
farne nulla, nel corso del tempo, guardandoli in faccia uno ad uno: aveva visto
i volti di quegli uomini, le loro psicologie contorte, perverse e letali.
Allora gli era accaduta una cosa strana: aveva provato
disgusto, ripulsa … e compassione. Perché quelli erano uomini cattivi, che
avevano dedicato la propria vita alla pratica del male. L’ipotesi peggiore e
che questa gente arrivi al punto di cambiare il corso della storia in maniera
tale che non ci sarà più la storia.
Diceva sempre di non considerare le cose nella loro
totalità, ma di seguire ogni singolo filo fino a che la trama non risultava
chiara. Un passo alla volta, John. Un filo alla volta, fino a che si
intrecciano e formano la trama. A questo punto, sono in grado di distruggere
solo uomini che si professano cittadini esemplari, patrioti e che bassamente,
vilmente, hanno pensato soltanto a seminare del male. Perché l’avrebbero fatto?
Ma quella cerchia di “mostri”, non potrà rispondere.
Di solito, John cercava di immaginare quel che vuole l’uomo
che gli sta di fronte e perché lo vuole. Io non devo sapere soltanto quello che
la mia parte desidera raggiungere, ma anche quello che vuole la parte
avversa. A cosa pensa quell’uomo che mi sta di fronte? Bene, io devo sforzarmi
di pensare come lui, mettermi nei suoi panni, fare in modo che neppure per un
secondo egli dimentichi che lo studio, lo osservo, gli leggo dentro. Una
tattica che implica una grande dose di coraggio. Il mostro senza nome, senza
identità, sempre nell’ombra, ma continuamente presente. Uomini del genere hanno
sempre tanti nemici. Di solito è difficile scovarli e John ne sa qualcosa.
Fare la mossa sbagliata poteva significare far saltare,
compromettere l’indagine per sempre. La paura e la necessità di muoversi con i
piedi di piombo, insieme alla grande disponibilità operativa, gli avevano
consigliato di non compromettere l’indagine, perché erano persone spietate che,
con la loro rabbia sorda si sarebbe trasformata in furia e ciò poteva decretare
la morte di un individuo. Il tempo e le opportunità al momento giusto giocarono
una parte importante del caso che, andava consolidandosi sempre di più.
Di nuovo vi fu un breve silenzio. Poi all’improvviso il
sorriso scomparve insieme al colorito delle guance, mentre l’arroganza si
tramutava in paura. Che cosa voleva in realtà questo “mostro”? John sapeva che doveva fare qualcosa … che
solo muovendosi (avanzando) nell’indagine si sarebbe salvato: non poteva
lasciare che quell’uomo che aveva commesso un atto brutale e violento, cosa che
lo riempiva di disgusto e di stupore al tempo stesso, gli giocasse un brutto
tiro.
Le luci e le ombre proiettate all’interno della sua auto
riuscirono a non farlo pensare per un po’. Finalmente il caso era chiuso e John
poteva far ritorno dai suoi familiari. La moglie aveva riempito un vuoto nella
sua vita che lui riteneva incolmabile. Le era molto grato, e in quel momento,
insieme alla gratitudine, sentì anche l’eccitazione che cominciava a prenderlo.
Erano due emozioni che potevano stare benissimo insieme, pensò John, scostando le coperte e ammirando il
corpo della moglie, la camicia di pizzo, la luce fioca, aumentarono la
sensualità che provava in quel momento. Si avvicinò alla moglie.
Improvvisamente si rese conto che era il momento di spegnere l’interruttore
almeno, per questa notte.
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