Paolo Giordano
Divorare il cielo 2018
EINAUDI
«Accade subito, senza lasciare scampo: in quella prima scena in cui
molto, in fondo, è già prefigurato. Tre ragazzi che si immergono nudi,
di notte, in una piscina; lo sguardo di una ragazza che dall’alto li
scopre, li studia in silenzio, ne accompagna la fuga. È qui, in quella
trasgressione insieme innocua e premonitrice, che inizia l’innamoramento
per il nuovo romanzo di Paolo Giordano, Divorare il cielo».
Davide Casati, «Corriere della Sera»
Davide Casati, «Corriere della Sera»
«Accade subito, senza lasciare scampo: in quella prima scena in cui molto, in fondo, è già prefigurato. Tre ragazzi che si immergono nudi, di notte, in una piscina; lo sguardo di una ragazza che dall'alto li scopre, li studia in silenzio, ne accompagna la fuga. È qui, in quella trasgressione insieme innocua e premonitrice, che inizia l'innamoramento per il nuovo romanzo di Paolo Giordano, Divorare il cielo» (Davide Casati, «Corriere della Sera», link).
I tre ragazzi, tre fratelli non di sangue, vivono in una masseria pugliese, centro gravitazionale del romanzo, aspettando di crescere; li guida Cesare, tra preghiere, lavoro della terra e riflessioni sulla vita. Sono giovani con esperienze famigliari difficili, alla ricerca di un padre, una guida autorevole, e quest'uomo sembra esserlo.
Teresa, giovanissima, va in vacanza con il padre pugliese proprio a Speziale, vicino a quella masseria che la attrae come un magnete; in quell'assolata campagna vive l'esperienza di un amore totale, di un'amicizia il cui ricordo l'accompagnerà per la vita. Si innamora di Bern, il più inquieto, un ragazzo che vuole disperatamente credere in qualcosa, affamato di esperienze, che vuole divorare la vita, il cielo; il suo corpo non sembra mai nutrito a sufficienza di esperienze, assetato di tutto ciò che la vita sembra volergli negare. «È una fame pericolosa: vuoi divorare il non divorabile. Dopo che ci hai provato sei ancora più affamato di prima. Bern, il protagonista di questa storia, è il grande divoratore. Gli altri intorno - Teresa, Tommaso, Nicola - si nutrono dei suoi slanci. Li scambiano per vitalità, e invece sono qualcosa di molto più complesso» (Paolo Giordano intervistato da Silvia Nucini, «Vanity Fair»).
Il rapporto, difficile e doloroso, fra i ragazzi si sviluppa nell'arco di vent'anni, è un cammino di formazione intessuto di sogni, delusioni, passione che rivivrà nei ricordi di Teresa, anche quando molti dei suoi amici non ci saranno più.
«Ho trovato l'operazione letteraria di Giordano molto coraggiosa. Da equilibrista, quasi: ha affrontato il tema del rifondare un mondo dentro una dinamica comunitaria e il tema ecologista senza mettere in ridicolo chi lo pratica oggi in modo quasi mistico: penso ai melariani, ai seguaci di Osho, ai davidiani. Giordano smonta l'illusione di essere veramente diversi. Da un lato dà l'impressione che l'unica strada per la libertà sia fuggire dalla responsabilità, dall'altro affida a questo gruppo di persone il compito di fondare una nuova forma di responsabilità: un nuovo rapporto con la natura, coi sessi, di fratellanza» (Roberto Saviano, «L'Espresso»).
Negli anni in cui Teresa perde, ritrova, ripercorre il suo rapporto con Bern e i suoi fratelli si sente il disperato bisogno di credere in qualcosa, cercando di non morirne o esserne sopraffatti. Un'utopia? «Non lo so, ma ne ho sempre avuto molta nostalgia. La nostalgia di una fede, di una forza superiore che muove le azioni e le orienta. Una specie di nostalgia di quello che manca, che ci manca. Il senso di perdita di qualcosa che non abbiamo avuto» (Paolo Giordano intervistato da Concita De Gregorio, «la Repubblica»).
Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982.
È autore di quattro romanzi: La solitudine dei numeri
primi (Mondadori 2008, Premio Strega e
Premio Campiello Opera Prima), Il corpo umano
(Mondadori 2012), Il nero e l'argento (Einaudi
2014) e Divorare il cielo (Einaudi 2018). Ha scritto per il teatro (Galois e Fine pena:
ora) e collabora con il «Corriere della Sera».
SINOSSI
Quei tre ragazzi che si tuffano in piscina, nudi, di nascosto, entrano
come un vento nella vita di Teresa. Sono poco piú che bambini, hanno
corpi e desideri incontrollati e puri, proprio come lei. I prossimi
vent'anni li passeranno insieme nella masseria lí accanto, a seminare,
raccogliere, distruggere, alla pazza ricerca di un fuoco che li tenga
accesi. Al centro di tutto c'è sempre Bern, un magnete che attira gli
altri e li spinge oltre il limite, con l'intensità di chi conosce solo
passioni assolute: Dio, il sesso, la natura, un figlio.
Le estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate
infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano
dall'ufficio e dalla moglie, che torna a essere misterioso e vitale come
la Puglia in cui è nato. Poi un giorno li vede. Sono «quelli della
masseria», molte leggende li accompagnano, vivono in una specie di
comune, non vanno a scuola ma sanno moltissime cose. Credono in Dio,
nella terra, nella reincarnazione. Tre fratelli ma non di sangue,
ciascuno con un padre manchevole, inestricabilmente legati l'uno
all'altro, carichi di bramosia per quello che non hanno mai avuto. A
poco a poco, per Teresa, quell'angolo di campagna diventa l'unico posto
al mondo. Il posto in cui c'è Bern. Il loro è un amore estivo, eppure
totale. Il desiderio li guida e li stravolge, il corpo è il veicolo
fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo. Perché Bern ha
un'inquietudine che Teresa non conosce, un modo tutto suo di
appropriarsi delle cose: deve inghiottirle intere. La campagna pugliese è
il teatro di questa storia che attraversa vent'anni e quattro vite. I
giorni passati insieme a coltivare quella terra rossa, curare gli ulivi,
sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l'altro, fino a quando
Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è un
potente ciclo esistenziale, e la masseria il centro esatto
dell'universo.
RECENSIONE
E' la storia di due cuori che insieme cercano di resistere nella battaglia delle inquietudini adolescienziali.
E' estate alla masseria e il sole riscalda i giardini del quartiere di Speziale i terreni sono carichi di raccolto. Teresa era rapita dal luogo, sente che una sfrenatezza sconosciuta si sta impossessando di lei. Il suo cuore batte forte mentre rivolge per la prima volta la parola ai suoi nuovi amici.
I ragazzi che trascorrono con lei le vacanze l'hanno accolta tra loro. Ogni estate ritrovandosi, non si sfioravano le guance o le mani, non si chiedevano nulla dei mesi trascorsi. Teresa per loro era una che appariva e scompariva a secondo delle stagioni. La verità era che il loro tempo scorreva diverso dal suo, a Teresa sembrava non scorrere affatto, ma le piaceva starsene lì, alla masseria, dentro quella pace lontano del tutto, vicino a Bern e al gruppo. Doveva intuire che aleggiava nel gruppo una sottile invidia perchè la sua vita si svolgeva lontano e in cui Speziale era solo una parentesi.
Mentre trascorrono i giorni, Teresa sentiva che la guardavano in modo diverso, occhi curiosi, corpi percorsi da brividi adolescenziali, il pensiero di ciò che si faceva al canneto le metteva agitazione.
La protagonista vorrebbe conoscere il sesso, che non ha mai fatto, e sembra vagare in cerca di risposte che non trova. In realtà lei vorrebbe spiccare il volo. Eccola mentre lascia Speziale per andare a studiare nella sua città. Lontano da quel luogo sperduto, la "vita vera" pulsa, le cose accadono.
Così ecco la nostra protagonista "cambiare pagina". Per lei quello che conta ora sono le sue ambizioni e i suoi desideri. Alcuni destinati a consumarsi velocemente: altri a essere coronati dal successo; altri ancora, semplicemente, a non realizzarsi mai.
Ma mentre agli ideali giovanili, nati dal ritmo delle ballate della loro musica preferita, si sostituiscono le sfide della vita adulta e la necessità di lottare per ciò che si ama. Teresa rappresenta in questo romanzo l'eros che non può dividersi in carne e anima, l'eros che si trasforma in gioia, il piacere che emerge e riporta a galla, la passione che procura fremiti in tutto il corpo, e un'infinità dolcezza.
La bravura di Paolo Giordano, non sta nel fatto di tratteggiare la figura di un'adolescente, quanto nel mostrarci i lati più ispidi e antipatici di un'età che si vive senza difese. Il romanzo Divorare il cielo di Paolo Giordano esamina i rapporti incrociati fra i membri del gruppo, le loro ansie, le loro sofferenze e insicurezze.
I personaggi oscillano fra rabbia e tenerezza, frustazione e gioia, ansia e fiducia nel futuro. E ancora una volta Paolo Giordano è riuscito a regalarci un romanzo delicato in cui possiamo rispecchiarci.
L'autore pare dire: questa è la superficie della vita, luccicante come la ruota di una giostra contro il cielo azzurrissimo, una promessa per adolescenti, ma sotto c'è ben altro.
Mentre le stagioni si susseguono nell'incanto di un cielo magnifico, le promesse di felicità vanno in fumo come i roghi accesi dalla scoperta del rischio di amare.
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