LE STANZE DELL'ADDIO
YARI SELVETELLA
Editore:Bompiani
Collana: Letteraria italiana
Copertina: Brossura con sovraccoperta
Dimensione: 15x21cm
Lingua: Italiano
ISBN - EAN: 9788845295553
Data di pubblicazione:
2018
Prima edizione: gennaio 2018
SINOSSI
"Io ho ricominciato a lavorare. In altri luoghi scrivo, succhio gamberi,
respiro foglie balsamiche, faccio l'amore, ma una parte di me è qui,
sempre qui, impigliata a un fil di ferro o a una paura mai vinta,
inchiodata per sempre: il puzzo di brodaglia del carrello del vitto,
quello pungente dei disinfettanti, il bip del segnalatore del
fine-flebo, la porta che si chiude alle mie spalle quando termina l'ora
della visita." Così si sente chi di noi vive l'esperienza di una perdita
incolmabile: impigliato, inchiodato. Dalle pagine di questo libro
affiora il volto vivissimo di una giovane donna, Giovanna De Angelis,
madre di tre figli e di molti libri, editor di professione, che si
ammala e muore. Il suo compagno la cerca, con la speranza irragionevole
degli innamorati, attraverso le stanze - dell'ospedale, della casa, dei
ricordi - fino a perdersi. Solo un ragazzo non si sottrae alla
fratellanza profonda cui ogni dolore ci chiama e come un Caronte buono
gli tende una mano verso la vita che continua a scorrere, che ci chiama
in avanti, pronta a rinascere sul ciglio dell'assenza. Yari Selvetella
dà voce a un addio che sembra continuamente sfuggire al tentativo di
essere pronunciato, come Moby Dick nel fondo del mare, e scrive un
kaddish laicissimo eppure pervaso del mistero che ci unisce a coloro che
abbiamo amato. Attraverso il labirinto al neon degli ospedali, le
stanze chiuse del lutto, il filo tracciato da una penna sul foglio
bianco è ancora di salvezza, celebrazione commossa della forza vitale
delle parole.
RECENSIONE
Un viaggio a ritroso verso l’unico posto che consideriamo
casa. Vediamo la dipartita di una giovane donna Giovanna De Angelis, giornalista.
A raccontarci la sua storia e quella della sua malattia è la
voce narrante di questo poetico romanzo evidenziando la delusione dell’attesa
di una risposta carica di entusiasmo che non arriva.
//E’ la parte
mancante di un interno puro./ Arriva il giorno dell’addio./ E’ sarò solo un
ricordo./ La polvere sulla memoria, farà di me un semplice ricordo.//
La storia, raccontata così, sembrerebbe fragile, ma in mano
a Yari Selvetella diventa poesia, contemplazione estetica dei rapporti umani
fatti d’amore, incomprensioni, cadute e riscatti, tenerezza, implacabile
sentimento del tempo che scivola via, attrazione e ricordi. Ricordi di quei
rari attimi di felicità perfetta, uniche certezze nel continuo movimento della
vita.
“Non si tratta però di un monologo, ogni tanto irrompono altre
voci, componendo una sorta di coro, diversi personaggi, che raccontano pezzetti
della loro storia”.
La protagonista viaggia e i suoi pensieri, come in un flusso
di coscienza, girano a quell’unica ossessione: riuscire a venire a patti in
modo elegante con l’idea che la vita abbia “ una destinazione, una fine, un
ultimo motto”.
Quello della di partita da questa vita è un piccolo mondo
chiuso, con una lingua distinta, un universo a sé in cui il tempo sembra quasi
essersi fermato, uno spazio dove la malattia si fonde con l’anima e il corpo.
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