L'unione geopolitico di due Paesi più potenti del pianeta, Cina e Russia per ora ha permesso alla Mongolia di preservare in un equilibrio stupefacente la sua impronta spirituale, legato ai riti sciamanici, al buddhismo, alla natura più incontaminata, alle tradizioni millenarie che ancora non cedono alle tentazioni di una capitale, Ulaanbaatar, che guarda a Occidente ma con un pò di sospetto.
Nonostante tutto: la povertà, il clima impossibile per molti mesi dell'anno, la corruzione politicache porta gli elettori a variazioni continue, senza che mai cambi nulla.
La guerra in Ucraina ha creato problemi nelle autorità di Ub, come viene affettuosamente chiamata la capitale, meta di un Paese, grande sei volte l'Italia. Quando si è trattato di votare pro o contro Putin, la Mongolia si è prudentemente astenuta perchè ha un legame molto forte con la Russia ancora oggi. Nonostante le atrocità compiute sotto Stalin. Ma è stato grazie alla Russia prima e all'Unione Sovietica poi se la Mongolia si è liberata dal terribile giogo dei Manciù.Dal 1993 la Mongolia ha indetto le prime elezioni autonome in un'altalena che da un lato consente il costante controllo popolare sul potere dall'altro disorienta sulla diversa gestione dello sfruttamento degli immani giacimenti di rame e oro nel deserto del Gobi.
La Mongolia resta costantemente in bilico fra gli estremi, Paese da carestia con un Pil che vale il 117° posto nel pianeta, popolato da rustici allevatori ma con un'alfabetizzazione al 98,5%. Di certo i giovani della capitale sono sempre più attratti dalle lusinghe occidentali e hanno invaso le corsie dei social. Ma la Russia è sempre di sentinella.
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