giovedì 30 giugno 2022

RECENSIONE "CORPOMATTO" DI CRISTINA VENNERI - QUODLIBET STORIE

FUORI DALLE ANTALOGIE MA DENTRO LA VITA

Caterina Giuseppa Buttitta 
 

Cristina Venneri
Corpomatto

Quodlibet Storie

Letteratura 

2022, pp. 152  

Euro 15,00



 

 

Il libro


«Eravamo tutti colpevoli ma avevamo scelto di assolverci».

Marta è una studentessa svogliata e ritardataria. Ha lasciato Taranto per iscriversi all’università di Messina, ma la vita studentesca, velleitaria e alcolica, si rivela molto più interessante delle Lettere classiche. Dopo pochi anni e un solo esame è di nuovo a casa, sorta di carcere domestico dove l’aspettano una madre problematica e una nonna arcigna. Nella «maledetta città» che tutto avvelena, l’esistenza di ognuno è improduttiva, sospesa, anche quella di Marta, ben attenta a nascondersi dalla madre quando telefona al suo innamorato, perché altrimenti la «sentirebbe vivere».
Eterna figlia ferma sulla soglia di un cambiamento che non vuole compiere, Marta non può più uscire da questo piccolo mondo asfittico, non prima di aver ricostruito la famiglia perduta, rimesso insieme i pezzi di entrambi i genitori, ricreato un impossibile e commovente focolare casalingo.
L’unica salvezza sarà raccontare tutto, con l’oggettività di una deposizione ufficiale, con una scrittura sorprendente: comica quando dovrebbe essere luttuosa, tenera dove ti aspetti sarcasmo, elusiva quando speri in una confessione.
In questo suo primo romanzo Cristina Venneri offre il ritratto di una generazione bloccata tra disastri familiari e possibilità negate, incapace di trovare il proprio soffio vitale.

L'autore
Cristina Venneri

Cristina Venneri, nata a Taranto nel 1986, ha studiato Lettere classiche presso l’Università di Messina. Corpomatto è il suo primo romanzo.

RECENSIONE

E' il manifesto di un destino che sembra accompagnare per mano certe vite dall'inizio alla fine.

Il cuore di Corpomatto di Cristina Venneri è tutto in questa frase:

"Vite che da lontano appaiono semplici ma che in realtà sono complicate. Come la corrispondenza tra Marta, la protagonista, e suo padre, che è “univoca” e che sembra la sintesi di un rapporto affettivamente strabico. O come i “misteriosi” ricoveri della madre nei quali nessun familiare ha il coraggio di dire ai medici la verità."

Da qui il violento processo di semplificazione - cioè di riduzione appunto all'osso e all'anima - di un'esistenza che pure si avverte vissuta nella sua pienezza, bene e male, estasi e nevrosi insieme. 

È un romanzo “strano” e profondo

E' in realtà l'equivalente di <<un meccanismo conoscitivo inceppato, di una coazione a ripetere assecondata sul piano estetico-letterario>>. E come tale è vera e onestissima, dunque.

Perché è una storia che parla di disagio e poi di amore mancato e amore perduto. Tra le mura domestiche e fuori. E della sofferenza che esiste in certi rapporti familiari soprattutto quando l'alcol ne “entra a far parte”. Ma, a guardaci bene, quei rapporti sono complessi perché monchi dell'ingrediente più importante: il vero amore. Che dovrebbe guidare nei giorni di luce come in quelli di tempesta ma che invece interviene come un aroma secondario farebbe su una prelibatezza già condita.Così come succede tra Marta e il suo boyfriend. Protagonisti di un amore che non è amore perché nessuno dei due è disposto a rinunciare a un pezzo di sé stesso per l'altro.

È una storia ben scritta, con tanta realtà che sembra autobiografica o, addirittura, liberatoria. Ma, sempre, “autentica” nel suo incedere. È anche un romanzo dove le donne, nel bene e nel male, sono le artefici del proprio destino. Interessante l'intreccio tra la vita famigliare e la storia d'amore della protagonista. Più sbiadite le figure maschili, come il professor D. o il padre di Marta.

Corpomatto è un romanzo che nei suoi sotto temi (le scelte di una donna che non è tale, il rapporto con il tempo a cui non si dà importanza, i rapporti familiari spezzati) si presenta come un reportage sulla “inconsistenza” di una generazione incapace (non solo per colpa propria) di far assumere alla propria vita una direzione chiara. Ed è un diario intimo di una “donna in formazione” ancora incapace di assecondare il proprio istinto nel vivere l'amore ma anche nell'assumersi la responsabilità di allontanarsi da una famiglia “a metà”, come se vi fosse legata da un affetto inconsapevole.Come quei fenomeni fisici che esistono ma che non si vedono a occhio nudo. È un'opera prima buona (con un finale un po’ frettoloso) che merita di chiedere all'autrice di scriverne un'altra.

 

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