Quattro mesi dopo la sparatoria che poteva costargli la vita, Denis
Carbone sta cercando di rimettersi in sesto. Il lavoro gli sembra la
sola terapia possibile per chiudere con il Macallan, gli amori
impossibili e gli attriti con i vertici della questura partenopea. E
così, quando il cadavere di una bambina nigeriana viene ritrovato ai
piedi di una scarpata, poco prima di Natale, l’ispettore più tormentato
di Posillipo si getta sulle tracce dell’assassino. Tra false piste e
oscuri traffici nella comunità vudù di Castel Volturno, i sospetti
ricadono presto su un sinistro individuo avvistato a bordo di un pick-up
nero. Ma Denis ancora non sa che gli indizi rinvenuti nel suo covo
rimanderanno a una storia lontana e inquietante, a un passato che
credeva sepolto per sempre: e che invece è pronto a tornare, emergendo
prepotente da fabbriche abbandonate, archivi polverosi e spiagge
perdute… Un segno misterioso compare su un muro, mentre un’ondata di
rapimenti e uccisioni sembra funestare le feste dei napoletani. Quante
persone vi sono coinvolte? E in che modo Alice, la sorellina di Denis
scomparsa venticinque anni prima, è collegata a questa faccenda? Spinto
dalla rabbia e dalla sete di verità, l’ispettore Carbone non esiterà a
addentrarsi nei meandri di una città disperata e corrotta, mettendo a
repentaglio tutto ciò che ha pur di fermare la scia di sangue e ottenere
vendetta. Dall’autore di Fragile è la notte, un nuovo, entusiasmante
capitolo della serie poliziesca più nera di Napoli.
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Lungo il fiume Piave, tra capannoni e ditte artigianali ormai prive del
vigore di un tempo, ha sede la Filati Dolomiti, fabbrica sfiancata,
come molte, dalla crisi degli anni Duemila. È qui che lavorano Valentino
e Massimo, due cinquantenni addetti alla manutenzione dei macchinari.
Disilluso e nostalgico il primo, esuberante e roso da una rabbia latente
il secondo, i due hanno visto passare su di sé e sugli altri operai le
macine della recessione, con la cassa integrazione, i tagli e la
mobilità volontaria, fino a un incendio che per poco non li condannava
allo stesso tragico destino patito dagli operai della Thyssen. Quando
una ditta orafa gestita da persone rampanti e senza scrupoli apre i
battenti in quello che un tempo era un magazzino della Filati Dolomiti,
Massimo e Valentino – conoscendo anfratti e segreti dell’azienda –
decidono di preparare la rapina con cui procurarsi l’oro necessario per
realizzare il loro sogno: abbandonare il logorio e le miserie della
fabbrica e rilevare un agriturismo sui monti, per iniziare una vita
nuova, più giusta. La meticolosa messa a punto del piano procede spedita
e senza intoppi, finché un giorno, sulla corriera che lo porta al
lavoro, Valentino incontra Yu, una ragazza cinese di ventisei anni che
odora di fritto e trascrive su un taccuino le parole italiane che ancora
non conosce. Risvegliato dal calore di un amore che credeva sopito per
sempre, l’uomo dovrà rimettere in discussione la sua vita e le sue
scelte: quando una cosa è sul punto di esplodere, però, è difficile
riuscire a fermarla, o anche solo a farle cambiare direzione. In queste
pagine folgoranti e avvincenti, attraverso la storia di due operai in
cerca di riscatto, Antonio G. Bortoluzzi racconta le Dolomiti che
cingono le valli del bellunese e sembrano sorvegliare le aree produttive
nate dopo la tragedia del Vajont. Un romanzo di montagna, di industria,
di avventura e, in fondo, d’amore.
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La collezione di sculture classiche a palazzo dopo 4 secoli
a cura di Daniele Ferrara, Toto Bergamo Rossi
1° ed.
2019
978-88-297-0124-7
Palazzo Grimani costituisce un unicum
architettonico di Venezia, così come unica è la sua storia. Edificato
agli inizi del Cinquecento in stile manierista, caso più unico che raro
in città, era la dimora di una importantissima famiglia patrizia, che
annoverava tra i suoi esponenti Patriarchi, Cardinali, Dogi e
Procuratori, collezionisti appassionati di antichità greche e romane.
Una raccolta vastissima e molto prestigiosa, quella dei Grimani, che
alla morte del Patriarca Giovanni, nel 1596, fu donata alla Repubblica
Serenissima e collocata all’interno della Biblioteca Marciana, dove fino
a oggi è stata esposta. Un caso fortunato, dato dal lungo restauro del
soffitto della sala dove la collezione Grimani è di norma conservata,
consente oggi di riportare questa ammirevole raccolta nel suo luogo di
origine, palazzo Grimani, divenuto nel frattempo museo statale. Il
catalogo approfondisce la storia della collezione Grimani e ne rivela la
sua straordinaria bellezza, anche grazie a una importante campagna
fotografica realizzata per l’occasione.
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