L'iliade
- Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli; 1 edizione (24 marzo 1999)
- Collana: Classici greci e latini
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8817172731
- ISBN-13: 978-8817172738
SINOSSI
Dall'ira di Achille ai funerali di Ettore: in cinquantun giorni si snoda
la vicenda raccontata nell'"Iliade", il primo e il più famoso poema
epico dell'umanità. L'"Iliade" è la celebrazione, proiettata in un
passato di smisurata e perduta grandezza, di eroi, battaglie, imprese
valorose. Ma è anche il poema dell'eterna problematicità e
contraddittorietà dell'uomo, il poema in cui gli stessi eroi che
compiono gesta che saranno cantate nei secoli sanno di essere destinati a
una sorte dolorosa cui non possono sfuggire, in cui gloria e morte sono
uniti in un nodo inestricabile. E dopo aver raccontato il traviamento
dell'ira e della passione, l'"Iliade" si chiude con la dolorosa
consapevolezza della fragilità umana. La traduzione di Giovanni Cerri è
esemplare per l'aderenza al dettato omerico; il commento di Antonietta
Gostoli, il primo completo pubblicato in Italia, si rivolge tanto allo
specialista quanto al lettore colto. Accompagna questa edizione un ampio
saggio del grande filologo Wolfgang Schadewaldt.
RECENSIONE
Ettore, figlio primogenito del re Priamo e di Ecuba, è il degno antagonista di Achille. Come l'eroe greco, anche il più valoroso guerriero dei Troiani sente incombere su di sè un inevitabile destino di morte.
A differenza però di Achille, che giovanilmente recalcitra sotto l'inflessibile giogo del Fato, e viene colpito nell'istante stesso in cui con impeto ardimentoso si erge contro di esso per dominarlo, Ettore in ogni azione porta uno spirito di sacrificio che nasce dalla sua lealtà di uomo e dal suo senso del dovere.
Infatti pur consapevole che il suo sforzo è vano e la sua morte inutile, egli si impegna perchè lo esige il suo onore di guerriero, di cittadino, di padre, di sposo. Non importa che sia imminente la sciagura della patria e lo tormenti la visione della schiavitù che si abbatterà sulla moglie e sull'unico figlio Astianatte: Ettore sa misurare e accettare la responsabilità con fermezza virile.
Per questo, Ettore appare sempre in Omero come un personaggio malinconico, padrone di sè, ma senza illusioni, Egli non è il combattente inebriato dalla sua forza, ma l'uomo che conosce la dolcezza delle intimità familiari, eppure non vi subordina la sua valorosa tempra di guerriero.
Pur disperando della vittoria egli non dubita che il suo posto non debba essere sul campo di battaglia. Sin dal II canto, Ettore è presentato come un capo dai gesti misurati e composti, e nel III rivela la lealtà e la dirittura morale del suo temperamento, quando rampogna il fratello Paride.
Ma il canto in cui Ettore è davvero protagonista è il VI, quando, in uno dei momenti di più intensa passione e di più accorata malinconia di tutta l'<<Illiade>>, egli incontra alle porte di Scee la moglie Andromaca.
Costei non è solo una donna innamorata che teme per il destino del marito: in Andromaca Omero raccoglie quanto di più dolce e poetico vi sia in un animo femminile: dalle sue parole accorate, dalle lacrime struggenti, dal suo trepido sorriso sospeso tra la disperazione e il conforto, risalta con femminile fragilità il suo rimpianto acerbo per i genitori e i fratelli, il materno affetto per il figlio, il dolce, ansioso amore per il marito e la sua tacita sottomissione di sposa, e il lugubre presagio delle sciagure che verranno.
Infatti pur consapevole che il suo sforzo è vano e la sua morte inutile, egli si impegna perchè lo esige il suo onore di guerriero, di cittadino, di padre, di sposo. Non importa che sia imminente la sciagura della patria e lo tormenti la visione della schiavitù che si abbatterà sulla moglie e sull'unico figlio Astianatte: Ettore sa misurare e accettare la responsabilità con fermezza virile.
Per questo, Ettore appare sempre in Omero come un personaggio malinconico, padrone di sè, ma senza illusioni, Egli non è il combattente inebriato dalla sua forza, ma l'uomo che conosce la dolcezza delle intimità familiari, eppure non vi subordina la sua valorosa tempra di guerriero.
Pur disperando della vittoria egli non dubita che il suo posto non debba essere sul campo di battaglia. Sin dal II canto, Ettore è presentato come un capo dai gesti misurati e composti, e nel III rivela la lealtà e la dirittura morale del suo temperamento, quando rampogna il fratello Paride.
Ma il canto in cui Ettore è davvero protagonista è il VI, quando, in uno dei momenti di più intensa passione e di più accorata malinconia di tutta l'<<Illiade>>, egli incontra alle porte di Scee la moglie Andromaca.
Costei non è solo una donna innamorata che teme per il destino del marito: in Andromaca Omero raccoglie quanto di più dolce e poetico vi sia in un animo femminile: dalle sue parole accorate, dalle lacrime struggenti, dal suo trepido sorriso sospeso tra la disperazione e il conforto, risalta con femminile fragilità il suo rimpianto acerbo per i genitori e i fratelli, il materno affetto per il figlio, il dolce, ansioso amore per il marito e la sua tacita sottomissione di sposa, e il lugubre presagio delle sciagure che verranno.
Perché nel titolo è scritto Andromeda?
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