Furore
John Steinbeck
Formato Legatura
Pagine 15 x 21
Pagine 15 x 21
Brossura con bandelle
656
In libreria da
Ebook
Novembre 2013
Ebook
Novembre 2013
Isbn Introduzione Traduttore
9788845274053
Luigi Sampietro
Sergio Claudio Perroni
Luigi Sampietro
Sergio Claudio Perroni
SINOSSI
John Steinbeck
John Steinbeck, (1902-1968) è uno dei
massimi esponenti della letteratura americana e mondiale. Vincitore del
National Book Award e del Premio Pulitzer per Furore nel 1940, nel 1962
venne insignito del Premio Nobel per la letteratura con la seguente
motivazione: “Per le sue scritture realistiche e immaginative, che
uniscono l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”. Nel 1964 il
Presidente Lyndon B. Johnson gli conferì inoltre la Medaglia
presidenziale della libertà. Le nuove edizioni di tutte le opere di John
Steinbeck sono in corso di pubblicazione presso Bompiani, a cura di
Luigi Sampietro. Dall’autore Premio Nobel per la letteratura 1962.
RECENSIONE
JOHN STEINBECK (1902-68) ha descritto in Furore ('39), il suo romanzo più famoso, la crisi che travolse nel 1937 migliaia di piccoli proprietari agricoli costretti dalla siccità a vendere il loro pezzo di terra e ad emigrare in cerca di lavoro, trasformati da rurali in mendicanti vagabondi, sfruttati e perseguitatidall'ostilità degli altri lavoratori per i quali erano dei concorrenti pericolosi disposti a lavorare per una paga di fame. Essi sono i nipoti di quei coloni che nel secolo precedente avevano conquistato la prateria trasformandola in terra coltivata: l'epopea americana della conquista del West si è trasformata nell'arco di un secolo in una tragica delusione. Per il suo carattere di denuncia e per l'emozione che suscitò, si è detto che questo libro ha svolto nella società americana di questo secolo il ruolo che La capanna dello zio Tom aveva svolto nell'America del secolo precedente: mettere infatti a nudo, con una polemica accanita e spietata, una situazione di pregiudizio che coinvolge tutta la società americana, non solo le strutture del grande capitale, ma la gente comune, per cui gli Okies, i rurali dell'Oklahoma trasformati in vagabondi dalla crisi, diventano un modello negativo da opprimere e disprezzare in nome di un atteggiamento chiaramente razzista.
Nessun commento:
Posta un commento