giovedì 13 febbraio 2020

RECENSIONE #24/2020 IL COLIBRI' by SANDRO VERONESI - LA NAVE DI TESEO

Il colibrì 

SANDRO VERONESI
LA NAVE DI TESEO 

Pagine: 368
Euro: 18

Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita
di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta – perché sopravvivere non significhi vivere di meno.
Intorno a lui, Veronesi costruisce altri personaggi indimenticabili, che abitano un’architettura romanzesca perfetta. Un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l’uomo nuovo.
Un romanzo potentissimo, che incanta e commuove, sulla forza struggente della vita.

Sandro Veronesi


Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (1988), Live (1996, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Gli sfiorati (1990), Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (1992), Venite venite B–52 (1995, nuova edizione La nave di Teseo 2016), La forza del passato (2000), Ring City (2001), Superalbo (2002), No Man’s Land (2003, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Brucia Troia (2007, nuova edizione La nave di Teseo 2016), XY (2010), Baci scagliati altrove (2012), Viaggi e viaggetti (2013), Terre rare (2014), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015) e Un dio ti guarda (La nave di Teseo, 2016). Pubblicato nel 2005 e vincitore nel 2006 del Premio Strega, Caos calmo (nuova edizione La nave di Teseo 2016) è stato tradotto in 20 paesi. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della Sera”. Ha cinque figli e vive a Roma.

RECENSIONE

Sandro Veronesi parlando del protagonista del nuovo libro, punto d'arrivo di un percorso che fin dagli esordi ha messo in luce la sua <<straordinaria naturalezza narrativa>>. Costruito con una quantità di materiali diversi (lettere, sms, dialoghi), Il Colibrì è la parabola della vita esemplare di un uomo imperfetto. Marco Carrera (il protagonista), ha la stessa età dello scrittore Veronesi, guarda il mondo dalla stessa altezza anagrafica, ha visto le stesse cose. Carrera sopporta male la sua vita, piena di accadimenti, di dolori indicibili, come la morte della figlia. 

Marco Carrera come Pietro Paladini di <<Caos calmo>>, come Veronesi, questa volta <<orfano>> della figlia; e perchè la figura del padre (e di riflesso quella del figlio) è il vistoso punto di partenza e d'arrivo di una perlustrazione narrativa ancorata alla sua biografia di figlio e di padre.
Chiuso dentro l'automobile davanti alla scuola della figlia o sulla panchina di fronte. Paladini cerca il proprio dolore per la morte della moglie, il Dolore vero e intanto, sopporta una fatica immane per rimanere fermo, esercitando, nello stare fermo, una forza, capace di attrarre amici, colleghi, parenti e sconosciuti dentro l'abitacolo di quella macchina.
<<Non posso continuare. Continuerò>> è la citazione che apre, i romanzi sia di Beckett con <<Caos calmo>> che quella del Colibrì dello scrittore Veronesi, che è prima di tutto un atteggiamento, una disposizione d'animo verso la vita, un'assunzione di responsabilità.

Descrivere il presente attraverso gli urti emotivi dei suoi protagonisti è il rischio che lo scrittore si è sempre accollato nei suoi libri. Alberto Moravia aveva detto di Veronesi:
 <<Narratore per vocazione, qualità puttosto rara, sapere costruire una storia>>.
Quando nel 1990 è uscito Gli sfiorati, Veronesi fotografa, chiamando in causa spesso il lettore, una Roma degli anni Ottanta e i suoi giovani eroi, tardi adolescenti <<schiumevoli>>, che hanno avuto tutto senza, forse, capire nulla.
La figura del padre (e di riflesso quella del figlio) è stato il cardine della narrativa ancorata strettamente alla sua biografia di figlio e padre. La vulnerabilità, la paura, sono descritte con ironia che, ne mitiga la disperazione:

"Ho visto nascere cinque figli, ho imparato quanto sia complicato venire al mondo. La morte, invece, è una cosa semplice. Respiro. Respiro. Respiro. Niente più respiro. Fine>>. Questa è una citazione del racconto dedicato alla morte della madre, che come quella del padre, ha avuto ricadute diverse.

"Del corpo malato di tuo padre diverrai pastore, raserai il suo volto col Braun a quattro testine rotanti>",

scrive in Profezia, dove il protagonista Alessandro Veronesi, racconta l'esperienza di accompagnare il proprio padre nell'ultimo viaggio.

Rivelazioni, ombre, eventi inaspettati, rompono lo specchio della realtà insinuando dubbi e domande la cui risposta è ancora una volta una variazione di Beckett:

"Che ognuno faccia, quel che deve. Che la vita continuiu normalmente".
Anche qui si tratta di risalire il tempo della famiglia, proteggendo quell'illusione di felicità, che tiene a bada inquietudine e angosce. Veronesi apre e chiude Il Colibrì con una preghiera molto bella:
"Preghiamo per lui e per tutte le navi in mare>>,
un'invocazione che rimanda, ancora una volta, a suo padre e che risponde all'interrogativo sul futuro, che chiede, di nuovo, un'assunzione di responsabilità e immagina un mondo, non consolatorio ma necessario, dove accoglienza e integrazione saranno parte di un Dna comune. Come la pelle di Miraijin, la nipote di Marco Carrera, che ha la pelle di colori diversi e da cui l'umanità potrà ricominciare.

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