Di chi è la Terra? A chi appartiene? Storie di confini, spartizioni, conquiste e territori senza padrone.
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giovedì 31 agosto 2023
Ma puoi davvero vivere una bella vita da solo, senza una relazione romantica? Quanto è sostenibile un modello del genere? E come impari a convivere con la solitudine senza farti male, senza mentire a te stesso?
I 10 migliori libri sulla vita solitaria
Trovare la propria strada senza il modello sociale
dell’amore romantico è una sfida difficile, ma scrittori
da Deborah Levy a Hanya Yanagihara offrono indizi su come
farlo.
Per la maggior parte di noi, l’idea dell’amore romantico
non ha perso quasi nulla del suo fascino. Continua ad essere
il fulcro delle nostre fantasie collettive. È forse la
componente più essenziale di ciò che la maggior parte delle
persone intende per felicità. Ma oggi più persone vivono sole
che in qualsiasi altro momento della storia. Persone come me.
Molti di noi, volenti o nolenti, hanno detto addio alla grande idea dell'amore.
Anche se alcuni di noi ci credono ancora.
Recensione di Alone di Daniel Schreiber – Io, me stesso e io
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Ma puoi davvero vivere una bella vita da solo, senza una relazione romantica?
Quanto è sostenibile un modello del genere? E come impari a convivere con la
solitudine senza farti male, senza mentire a te stesso? Queste erano le domande
a cui non conoscevo le risposte quando ho iniziato a scrivere il mio libro, Alone.
Ma sapevo che dovevo trovarli. Alcune delle risposte le ho trovate nella
letteratura – in una vasta gamma di saggi e romanzi, a quanto pare.
Questa è una piccola selezione.
1. Il costo della vita di Deborah Levy
Molte persone si ritrovano in relazioni che le rendono infelici ma che non riescono
a porvi fine perché hanno paura di restare sole. È una paura che la nostra cultura
instilla profondamente in tutti noi, in parte perché ci sono troppo pochi libri
come questo. The Cost of Living, il secondo capitolo della serie Living Autobiography
di Levy, tratta di ciò che accade quando la vita va in pezzi e non vogliamo più ripararla.
È un libro su ciò che viene dopo il matrimonio, sulla rottura dei ruoli sociali che tutti
noi abbiamo interiorizzato. Di volere tutto dalla vita e del prezzo duro ma utile che
paghiamo per averla.
2. Bluet di Maggie Nelson
Ogni volta che uno dei tuoi amici soffre d'amore, regalagli una copia di Bluets.
È un saggio di genio malinconico. Presumibilmente una meditazione sul colore blu,
esamina i dolori del struggersi per qualcuno e, alla fine, il placarsi di questi dolori.
Nelson cerca di trovare dignità nella solitudine ma fallisce, arrivando invece ad
abbracciare la solitudine come un modo di relazionarsi e di vedere pienamente il mondo.
Il saggio è una meraviglia da leggere, ancora e ancora.
3. Ti Amo di Hanne Ørstavik
Ci sono momenti nella vita in cui tutti incontriamo una solitudine schiacciante,
indipendentemente da quanti amici abbiamo e se abbiamo o meno una relazione romantica.
Uno di questi momenti arriva quando muore qualcuno che amiamo. Nel suo racconto autofiction,
la scrittrice norvegese Ørstavik cerca di fare i conti con la solitudine del dolore anticipato.
Si è trasferita a Milano per stare con l'uomo che ama, solo per scoprire che ha il cancro e
ha meno di un anno di vita. Ti amo racconta la vita quotidiana di qualcuno che non può
parlare a nessuno di quello che le succede dentro. È un libro avvincente e impossibile
da dimenticare.
4. La città solitaria di Olivia Laing
Per chiunque voglia leggere e pensare alla solitudine, questo è il Santo Graal.
Olivia Laing è una scrittrice davvero magistrale. Le sue riflessioni sulla psicologia
e sulla psicoanalisi della solitudine sono tanto abili quanto illuminanti. E il fatto
che lei faccia luce sull’arte e sulla vita di artisti queer come Klaus Nomi, Peter Hujar
e David Wojnarowicz, che a un certo punto furono quasi dimenticati, è una gioia. Nei suoi
saggi Laing chiarisce che, anche se la solitudine è debilitante e ci fa sentire diversi
da noi stessi, è anche molto umana.
5. Una piccola vita di Hanya Yanagihara
Personalmente ritengo che Hanya Yanagihara sia il nostro Tolstoj. In un certo senso,
tutti e tre i suoi romanzi parlano di persone che vivono la loro vita da sole.
Questo tema è più pronunciato in A Little Life. Yanagihara esamina rigorosamente
come sia possibile condurre una vita segnata dal trauma e se una famiglia adottiva
quasi perfetta possa cambiare l'incontro quotidiano con le conseguenze psicologiche
e fisiche di quel trauma. È un romanzo di un’intensità senza paragoni.
6. Guardami di Anita Brookner
Non sono sicuro di quale dei romanzi di Anita Brookner amo di più. Sono tutti scritti
magnificamente e trattano l'essere single in un modo che nessun romanzo ha mai fatto
prima o dopo. Brookner presta un'attenzione costante alle vicissitudini emotive della
vita in una società che dà ai single la sensazione di essere davvero dei terribili falliti.
Nonostante il suo umorismo secco, Guardami è un libro che può spezzarti il cuore. Brookner
fa sentire acutamente ai suoi lettori la devastazione a lenta combustione della bibliotecaria
educata Fanny. Ci lascia senza fiato e noi stessi un po' devastati.
Anita Brookner in 1990. Photograph: Jonathan Player/Rex/Shutterstock
7. Incidente: A Day's News di Christa Wolf
Wolf è lo scrittore tedesco che amo di più. In questo romanzo autofiction del 1987,
racconta una giornata trascorsa da sola in una casetta nella campagna della Germania
dell'Est cercando di dare un senso a due eventi concorrenti nella sua vita: il rischioso
intervento chirurgico al cervello a cui suo fratello viene sottoposto quel giorno e la
fusione nucleare in Cernobyl qualche giorno prima. A volte è un libro difficile perché
Wolf è alle prese con qualcosa che la nostra psiche di solito non ci permette di
vedere: quanto siamo impotenti di fronte a eventi fatali al di fuori del nostro controllo
e quanto catastroficamente veniamo gettati nella storia. L’incidente è così stimolante
perché Wolf sa che dobbiamo affrontare questo fatto da soli – e ci dà un esempio, conquistato
a fatica, di come farlo.
8. Assemblea di Natasha Brown
Esistono diversi tipi di solitudine e anche diversi tipi di solitudine. Uno di questi è ciò
che la filosofa Jill Stauffer chiama “solitudine etica”. È la sensazione di essere abbandonati
dalla società in cui viviamo e di confrontarci con le sue ingiustizie e crudeltà non
riconosciute. Il romanzo minimalista di Brown analizza silenziosamente ciò che ci fa questo
tipo di solitudine. Evoca senza fretta la nostra lunga storia di oppressione e mostra gli
effetti che ha sull’assemblaggio delle nostre identità. È un libro inquietante che culmina
in una decisione che non puoi toglierti dalla testa.
Annie Ernaux
Da dove cominciare: Annie Ernaux
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9. Gli anni di Annie Ernaux
Lo so, il capolavoro di Ernaux non è strettamente un libro sulla solitudine, ma il suo arazzo
ricco e sfaccettato può insegnarci di più sulle nostre vite solitarie rispetto alla maggior
parte dei libri che conosco. The Years è una meditazione sugli eventi della vita privata
della scrittrice francese e sui mutevoli atteggiamenti della società durante la sua vita.
Senza compromessi ma poeticamente, racconta come una società produce solitudine escludendo
le persone a causa del loro sesso, identità di genere o stato matrimoniale. È difficile
sopravvalutare quanto sia geniale questo libro. Non sono in grado di rendergli giustizia.
Se non l’hai già letto, inizia ora.
10. Le terre selvagge più vaste di Lauren Groff
In uscita il mese prossimo, questo romanzo segue una ragazza senza nome che fugge
da un insediamento coloniale nella Virginia del 1600 per farsi strada attraverso
le foreste e i fiumi del Nord America. Groff ribalta abilmente le basi ideologiche
delle classiche Robinsonades. Durante la sua lotta per la sopravvivenza, la ragazza
arriva a comprendere il mondo naturale e la sua vita al suo interno, una rara
testimonianza degli aspetti positivi della solitudine che possiamo sperimentare
solo quando siamo soli.
COME LEGGE UNO SCRITTORE? A QUALI ASPETTI PRESTI ATTENZIONE? A QUALI ABISSI SCRUTA? IN CHE MODO LE FINZIONI CATTURANO E MODIFICANO IL NOSTRO SGUARDO?
Come legge uno scrittore?
A quali aspetti presti
attenzione?
A quali abissi scruta?
In che modo le finzioni
catturano e modificano
il nostro sguardo?
NEL VIAGGIO VIOLENTO E DRAMMATICO ALLA RICERCA DI SE'. REVIEW: "UN' ISOLA" DI kAREN JENNINGS , FAZI EDTORE
Nel viaggio violento e drammatico alla ricerca di sè
"Un'isola", un romanzo della scrittrice sudafricana karen Jennings tradotto in Italia per le edizioni Fazi
Karen Jennings
Un’isola
Traduzione di Monica Pareschi
Karen Jennings, una delle scrittrici più
importanti del panorama sudafricano contemporaneo, arriva per la prima
volta in Italia con il suo ultimo romanzo, finalista al Booker Prize: un
toccante racconto sul senso di appartenenza e sul significato di
“casa”.
Su una piccola isola al largo della costa africana vive Samuel, il
guardiano del faro. L’uomo, ormai anziano, non ha contatti con nessuno
da vent’anni: ha costruito una barriera insormontabile tra sé e il mondo
che lo ha ferito in maniera irreparabile. Ma un giorno il mare gli
porta compagnia; quello che in apparenza è uno dei tanti cadaveri di
profughi sospinti a riva dalle onde si rivela in realtà un uomo ancora
vivo. Destabilizzato da questa nuova, inattesa presenza, Samuel viene
travolto dai ricordi della sua vita sulla terraferma: ha visto il suo
paese soffrire sotto i colonizzatori e lottare per l’indipendenza, per
poi cadere sotto il dominio di un crudele dittatore; ha vissuto, in
questa cornice, una drammatica vicenda personale, segnata dal fallimento
e dalla perdita. Nel frattempo, sull’isola, il rapporto fra i due
uomini comincia a prendere forma e, se da un lato Samuel trae beneficio
dall’aver accolto lo sconosciuto in casa sua, dall’altro,
silenziosamente, vive la presenza del profugo come una minaccia e, come
faceva in gioventù, inizia a riflettere su cosa si intende per “terra”, a
chi questa dovrebbe appartenere e fino a che punto ci si può spingere
perché ciò che è nostro non ci venga sottratto.
Un romanzo che, grazie a un’architettura perfetta e una prosa sontuosa,
evoca immagini e sensazioni vivide mentre ci svela, dettaglio dopo
dettaglio, la tragica storia di un uomo portato alla deriva dai maremoti
della vita.
«Karen Jennings sta dando prova di essere destinata alla grandezza raggiunta da Margaret Atwood».
«Cape Times»
«Nelle mani di Jennings, il
coinvolgimento di questo antieroe nei suoi stessi fallimenti ha una
credibilità strutturata da cui è difficile distogliere lo sguardo.
Nessun riassunto della trama può rendere giustizia a una storia
intessuta con tanta cura, la cui forza risiede nel ritmo cauto e nella
nitida restituzione dei dettagli. Samuel è reale come una mano che
trema».
Lydia Millet, «The New York Times»
«Un’isola di Karen
Jennings è semplicemente una rivelazione, un romanzo che è una feroce e
rapida partita a scacchi, e ci fa chiedere con urgenza: di cosa saremo
ritenuti responsabili, alla fine? È una storia sui fantasmi e sullo
svelamento dei segreti e del sé, e non riuscivo a smettere di leggere».
Paul Yoon
Karen Jennings
Nata nel 1982 a Città del Capo da madre di lingua afrikaans e padre inglese, ha conseguito un master in Letteratura inglese e Scrittura creativa presso l’Università di Città del Capo e un dottorato di ricerca in Scrittura creativa presso l’Università di KwaZulu-Natal. Ha pubblicato una raccolta di poesie, una raccolta di racconti e quattro romanzi. Un’isola, il suo ultimo libro, tradotto in diciassette paesi, è stato finalista al Booker Prize, con la seguente motivazione: «Un’isola racconta delle vite vissute ai margini attraverso la storia di un uomo che si è esiliato dal mondo conosciuto, solo per ritrovarsi chiamato al servizio degli altri, a loro volta esiliati dal mondo dalla crudeltà e dalle circostanze. È su queste basi che l’autrice costruisce abilmente un romanzo commovente e travolgente, fatto di perdita, sconvolgimenti politici, storia, identità, il tutto reso in una prosa maestosa e straordinaria».
REVIEW
Un'isola non è il primo romanzo della scrittrice sudafricana Karen Jennings bensì il primo a essere pubblicato in Italia da Fazi (pp.192, euro 18, traduzione di Monica Pareschi), dopo la nomina nel 2021 nella rosa al Booker Prize, grazie al quale ha ottenuto una visibilità e un successo insperati, viste la resistenza incontrata nella ricerca di una casa editrice (specie Sudafricana) nonchè le difficoltà sopraggiunte in seguito alla situazione pandemica (la prima pubblicazione risale al 2020). Giudicato inizialmente un manoscritto <<troppo>> o al contrario <<non abbastanza>> africano, Un'isola è invece una profonda riflessione sulle dinamiche del protagonista alle prese con un corpo che il mare ha sbattuto sulla riva dell'isola in cui vive lavorando come guardiano di un faro; il suo è un esilio autoimposto.
E' un testo molto duro, a tratti crudo, in cui l'azione si svolge nell'arco di quattro giorni, ma in quel lasso di tempo la storia turbolenta di un paese africano mai nominato e i suoi effetti disastrosi sulla vita di un uomo, Samuel, e della sua famiglia.
"La libertà si presentò a Samuel come qualcosa di spaventoso, e lui camminava facendo attenzione, con le orecchie tese, gli occhi guardinghi, aspettandosi da un momento all'altro di ritrovarsi un fucile in faccia, di sentirsi dire che aveva commesso un reato. Di essere riportato al Palazzo, dove l'avrebbero lasciato fino alla fine dei suoi giorni. Ma non c'erano soldati. Erano spariti tutti. Non c'era nessuna restrizione adesso."
La sua vita scorre monotona, gli unici esseri umani che vede sono i marinai di una motonave che ogni quindici giorni gli porta rifornimenti. Fino al giorno in cui quel corpo emerso si rivela essere ancora vivo.
Saranno questo evento e il destino ultimo della sua gallina preferita, a determianre la conclusione improvvisa e violenta del libro, trasformando Samuel in ciò che non è mai stato: un uomo capace di uccidere.
"Nel corso degli anni aveva imparato che razza di posto ingrato fosse l'isola. Come fosse difficile assoggettarla, educarla. La natura era ostica, in certi punti tenace, in altri inconsistente come cenere. Si propagava indisturbata, prendeva facilmente il sopravvento: eppure c'erano distese desolate dove il terreno era brullo e ostinato, una creatura di sabbia e roccia."
PARADISI PROIBITI. STORIE DI SESSO, ALCOL E DROGA NELLE OPERE D'ARTE. QUALI LIBRI CONSIGLIARE?
Una selezione di opere d'arte comprese fra il Quattro-Cinquecento e la modernità, che mettono assieme scene curiose, scandalose, bizzarre, enigmatiche che sfuggono alle classificazioni abituali.
Stanno un pò ai margini, provocatorie, ambigue, reticenti. Tutti dipinti che raccontano storie e sollecitano riflessioni che vanno oltre il contesto strettamente storico-artistico.
La curiosità per ciò che sta dietro alle opere d'arte - in particolare per quanto ha a che fare con la vita delle persone, con la mentalità, i problemi con la morale corrente e la censura, il desiderio di libertà e di esperienze, di infrangere le regole - ha portato quasi automaticamente a delimitare il campo, per questo libro, a soggetti e singole opere che avessero attinenza con tre ambiti marginali nell'ambito dei "grandi" generi artistici ma in qualche modo fra loro confinanti: il sesso, l'alcol e le droghe.
Specchi che riflettono le umane debolezze.Vie di fuga, paradisi solo sognati, aperture verso l'immaginario e il mondo dei desideri, disperate ricerche del piacere, tentativi fugaci, illusori, fallaci e provvisori, e decisamente trasversali a culture, epoche e società.
COMPRENDERE IL PRESENTE. IN CHE MONDO VIVIAMO? COSA ACCADE INTORNO A NOI? QUALI TITOLI RACCONTANO IL TEMPO CHE STIAMO VIVENDO?
In che mondo viviamo?
Cosa accade intorno a noi?
Quali titoli raccontano il tempo che stiamo vivendo?
CONSIGLIA ALCUNE DELLE NOVITA' EDITORIALI PIU' INTERESSANTI DI PROSSIMA USCITA.
Consiglia alcune delle novità editoriali più interessanti di prossima uscita.
mercoledì 30 agosto 2023
L'ESTATE E' ARRIVATA ED E' LA STAGIONE GIUSTA PER LEGGERE. MA QUALI TITOLI HAI PORTATO CON TE IN VACANZA?
COME CI SI RAPPORTA A UN PASSATO CHE IN ALCUN LUOGHI CONTINUA A RIGURGITARE COSE CHE IL PRESENTE NON E' IN GRADO DI GESTIRE?
L'ULTIMA COSA BELLA DI MICHAEL BIBLE, ADELPHI
Un nuovo autore americano. Un romanzo che si legge in un pomeriggio e non si dimentica più. Dal 5 settembre preparatevi a conoscere
L’ultima cosa bella sulla faccia della terra
Michael Bible è un giovane scrittore ma ha già un mondo e una voce, che modula con sapienza per prestarla alle sue creature dolenti, dando vita a una ballata visionaria, calibratissima, carica di poesia concreta e di accenti biblici, con la quale sembra essersi già guadagnato un posto fra i grandi narratori del Sud americano.
martedì 29 agosto 2023
lunedì 28 agosto 2023
AVERE VENT'ANNI (NEI ROMANZI)?
Portatori di entusiasmo e coraggio, i personaggi giovani osservano sempre il mondo con uno sguardo nuovo: critico, come i protagonisti di Corrado Alvaro, ribelle, come per gli eroi di Jack Keronac, o solidale, come per i rampanti protagonisti di Hanya Yanagihara.
CHI SONO LE PERSONE INDECISE? COME CURARSI DI UN MONDO CHE NON SA DIRE GRAZIE?
domenica 27 agosto 2023
ULISSE REVIEW N.2 DI UMBERTO SABA TRATTO DA "IL CANZONIERE", EINAUDI
E' l'ultima poesia del Canzoniere, e anche dalla collaborazione acquista il valore di una confessione e di un testamento spirituale.
Si apre con il ricordo nostalgico delle navigazioni giovanili lungo gli isolotti della Dalmazia, simbolo della vita solitaria e desolata, ma tuttavia bella ed affascinante.
Quegli scogli affascinano ancora nel ricordo la vecchiaia del poeta, che rifiuta il facile richiamo del porto sicuro (cioè la sicurezza e la tranquillità della vita) perchè ancora e sempre è spinto a crecare e lottare: il tempo non ha placato il suo spirito e non ha domato il suo amore per la vita.
Così, attraverso il mito di Ulisse lo scrittore riafferma la sua vigorosa moralità che si esprime nel <<doloroso amore>> verso la vita.
Guida
7. li annullava: li faceva scomparire: la notte con il suo buio, e l'altra marea ricoprendoli con le acque del mare.
9.10. Oggi ... di nessuno: oggi, nella vecchiaia, la sua fantasia trova rifugio nel ricordo di quegli isolotti.
11-13. me al largo ... il doloroso amore: verso l'alto mare, cioè verso la vita come esperienza da rinnovare costantemente, anche a costo di svolte dolorose, lo spinge il suo spirito come un tempo il desiderio di conoscere mosse. Uliss. - il doloroso amore: l'antitesi sottolinea il senso profondamente serio che il poeta attribuisce all'esistenza intesa come perenne ricerca.
PERCHE' LEGGERE?
SOBBORGO DI UMBERTO SABA TRATTO DA "IL CANZONIERE", EINAUDI - REVIEW N.2
L'attenzione di Saba sa rivolgersi soprattutto agli aspetti più trascurati delle realtà comune, scoprendovi voci segrete ed il senso di una vita nascosta. Cos' avvincente per questo squallido sobborgo, nato come per caso nella campagna sassosa: dappertutto c'è aria di miseria e di abbandono. Da quel triste spettacolo si stacca però un giovane barista, sorriden te, pieno di vita. Il poeta sceglie ancora uno svolgimento a contrasto a dimostrare la varietà delle indicazioni che la vita ci può proporre nel contatto con la più comune realtà.
Guida
1.2. Vecchio sobborgo: La zona una volta era campagna pietrosa, poi si è costruito senza un piano preciso (improvvisato): il borgo squallido è stato una ben povera conquista.
6.9. Ma la giostra ...: il suono di una giostra si diffonde su un mondo di cose compenetrate da un avvilente atmosfera di miseria. - Invase di una lebbra: il colore delle case si è guastato, corroso dal calore e dall'umidità come da una lebbra.
15. sportivi: l'aggettivo indica l'ardore di una vita del giovane, tanto diverso dal borgo dove è nato ed abita.
REVIEW "LA SIBILLA" DI SILVIA BALESTRA, EDITORI LATERZA - PREMIO STREGA 2023
La Sibilla
Pagine: 248 - Euro 18,00
Collana: i Robinson / Letture
Argomenti: Storia contemporanea, Biografie, autobiografie
«Laggiù, in una bella casa di campagna tra Porto San Giorgio e Fermo, vive una donna formidabile, saggia e generosa, ricchissima di pensieri, intuizioni, toni, bellezza, forza, argomenti, intelligenza. La mia Joyce, la mia sibilla.»
Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan. Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani.
Silvia Ballestra
Silvia Ballestra, marchigiana, vive e lavora a Milano. È autrice di romanzi, raccolte di racconti e saggi pubblicati per i maggiori editori italiani. Tra i suoi libri, tradotti in varie lingue: Compleanno dell’iguana; Gli Orsi; Nina; I giorni della Rotonda; Joyce L. Una vita contro; Amiche mie; Vicini alla terra. Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema; La nuova stagione. Dal suo La guerra degli Antò è stato tratto l’omonimo film diretto da Riccardo Milani. Per Laterza ha pubblicato Christine e la città delle dame.
REVIEW
Silvia Balestra torna ad occuparsi di Joyce Lussu, membro attivo della Resistenza e autrice di riferimento nella storia culturale italiana del secondo dopoguerra.
La Sibilla, edito da laterza nel 2022, traccia in maniera esaustiva la biografia di Joyce (nata Gioconda Beatrice salvadori Paleotti), alternando alla prosa saggistica, inerti di poesie, romanzi, lettere e scritti di Joyce e testimonianze di colloqui e incontri privati che costituivano il nucleo del precedente saggio Joyce L. Una vita contro (Baldini e Castoldi, 1996).
Una descrizione che sintetizza bene il contenuto di questa biografia, mai romanzata ma sicuramente molto romanzesca.
A partire dall'infanzia in una famiglia nel cosmopolitismo inglese, cresciuta da due genitori intellettuali, laici e anticonformisti in rottura con l'aristocrazia terriera da cui discendevano, passando per il racconto della resistenza, emerge un ritratto a tutto tondo della "Sibilla del Novecento", come veniva spesso definita.
"(...) lei è stata il Novecento. E' stata un tempo, un intero secolo, ed è stata un mondo. Quando mi capita di doverla definire, raccontare a chi non la conosce, a volte snocciolo un elenco: partigiana, poetessa, scrittrice, traduttrice, storica, politica, combattente, medaglia d'argento per la lotta di liberazione, compagna di Emilio Lussu, intellettuale, agitatrice culturale, saggista ... (pag.7).
Questa biografia restituisce fedelmente e appassionatamente l'immagine di una grande protagonista dello scorso secolo, inquadrando la sua figura nel suo tempo e rivelandone i lati più umani, che potrebbero passare inosservati nel racconto di una vita così intensa e a tratti romanzesca.
L'impegno civile nelle lotte antifacsiste, femministe, a difesa delle minoranze etniche del mondo (come il popolo curdo); l'attenzione alla Storia coadiuvata ad un instancabile slancio pedagocico verso i giovani, contribuiscono a farne un grande esempio di apertura verso il mondo e di viatlità continuamente rinnovata.
"(...) per anni Joyce ha girato per le scuole parlando ai più giovani, facendo storia tra i banchi, confrontandosi con studenti e studentesse di ogni età e anche con i loro insegnanti, cercando di rispondere a domande semplici e per questo fondamentali. Per esempio: che vuol dire "civiltà?" Come nasce la violenza nella società? Com'è stato possibile che una minoranza si sia impossessata delle ricchezze a scapito di una maggioranza sfruttata e sottomessa? Che cos'è la pace? Come mai le donne sono state perseguitate per secoli? E ancora, cosa significa combattere nella resistenza per un'antimilitarista? (pag.7)
Il libro di Silvia balestra, scritto in maniera chiara e dalla struttura eminentemente cronologica, non manca mai di rimarcare il ruolo da scrittrice di Joyce, fornendo retroscena e utili spunti di lettura delle sue opere più importanti che, dopo anni di difficile reperibilità, stanno tornando sugli scaffali delle librerie. Vogliamo qui ricordare in particolare Padre, Padrone, padreterno: Breve storia di schiave e matrone, villane e castellane, streghe e marcantesse, proletarie e padrone (1976) e Il libro delle streghe (1990), riediti da Nda Press nel 2022.
La Sibilla è stato presentato al premio Strega 2023 da Giuseppe Antonelli, linguista e curatore di rubriche culturali che lo ha definito "romanzo <<di fame e di vita>> e di fame e di vita, vicenda di viaggi e di fughe 8in questo senso, romanzo d'evasione), emozionante inno alla resistenza, all'indipendenza, alla libertà.
venerdì 25 agosto 2023
POST DEL 26/08/2023
Il modello dei sistemi familiari interni ci consente di coltivare la gentilezza,
la saggezza, la compassione e la valorizzazione di sè, se solo siamo disposti a guardarci dentro e a prestare ascolto a ogni nostra parte.
giovedì 24 agosto 2023
RITRATTO DELLA MIA BAMBINA DI UMBERTO SABA TRATTO DA "IL CANZONIERE", EINAUDI - REVIEW N.2
Nella poesia sono frequenti i temi autobiografici: egli anzi programmaticamente rispecchia nel Canzoniere affetti ed episodi della propria vita. Il poeta intende, come egli stesso ebbe a dire, <<guardare ed ascoltare>> le cose che accadono a lui come a <<tutti gli uomini di tutti i giorni>>, e in questa quotidianità la sua poesia trova forza e significato: così in questa lirica, che appartiene ad una raccolta di 12 poesie pubblicato nel 1912. Cose leggere e vaganti, il poeta ferma un attimo felice del rapporto con la sua bambina. Egli stesso dirà in Storia e cronistoria del Canzoniere, un'esposizione in prosa dei temi e delle <<occasioni>> della propria poesia pubblicata
negli anni della maturità, che le poesie di questa raccolta sono legate allo stato d'animo euforico e <<di (illusoria) libertà>> del primo dopoguerra, stato d'animo che lo portava, <<ad amare le cose che, per la loro leggerezza, vagano, come liete apparenze, sopra e attraverso le pesantezze della vita>>.
Ma sbaglierebbe chi pensasse che la poesia di Saba, legata com'è ai temi autobiografici, fosse imrovvisata e immediata confessione di sentimenti: la sua poesia è sempre costruita in modo armonico e simmetrico, come dimostra in questa lirica l'omogeneità delle scelte lessiche e sintattiche.
UMBERTO SABA TRATTO DA "LETTERATURA DELL'ITALIA UNITA", SANSONI, FIRENZE 1968
Saba è il solo poeta contemporaneo di rilievo che esuli interamente dalle esperienze, non si dice d'avanguardia, ma legate lassamente alla cultura simbolista: dietro di lui è solo la tradizione italiana fino al romanticismo, dalla vetta leopardiana alla media più moderna, con gli stilemi ordinari del linguaggio poetico e limpida facilità, anche fuori dalle forme canoniche, di rime e di misure.
La connessione, operata nei primi tempi, con i cosidetti <<crepuscolari>> è fallace: Saba, anche quando sorride, è grave e autobiografico. La critica, parve spesso entusiasmarsi del <<caso>> Saba quasi alibi di semplicità letteraria attorno a stati d'animo non convenzionali (e l'autore stesso accede ad un'interpretazione del genere, scrivendo: <<Amai trite parole che non uno/osava. M'incantò la rima fiore/amore/>>, ma poi, subito <<Amai la verità che giace al fondo>>).
TEATRO DEGLI ARTIGIANELLI DI UMBERTO SABA, TRATTO DA"IL CANZONIERE", EINAUDI
<<Saba si commosse assistendo, dopo la lunga orribile prigionia, ad una rappresentazione popolare dentro la cornice di uno di quei teatrini suburbani sempre cari alla sua musa amante degli umili. Questa volta la sua commozione, favorita da tante circostanze, arrivò per scale già scavate nella sua anima, fino al pianto ed al canto>>.
Così il poeta stesso ci presenta questa lirica, che porta l'eco del periodo in cui, nel 1944, rimase nascosto a Firenze per sfuggire alla persecuzione razziale. Antifascista e perseguitato, Saba non vede nei giorni della liberazione di Firenze l'occasione per celebrazioni retoriche: ancora una volta coglie un momento di vita umile, una piccola rappresentazione teatrale popolare, e la presenza silenziosa e triste di povere figure di vittime, mentre lontano ancira romba il cannone e le rovine segnano il paesaggio della città.
Guida
1-3. Falce martello ... su quel muro: i simboli dei partiti di sinistra e dell'unità nazionale rallegrano le pareti e danno il senso della festa popolare; ma il poeta pensa piuttosto alla lunga lotta ed ai lutti che la liberazione è costata.
4. Entra ... il Prologo: come nelle commedie antiche, si affaccia il presentatore dello spettacolo (il Prologo), ma è un mutilato che ne fa la parte (sorretto dalle grucce).
8-9. Dice ... affratella: parla dell'idea di rinnovamento sociale che il pubblico popolare attende; ma è timido ancora, per una libertà a cui non è ancora avvezzo.
11-16. Tra un atto ... freddo al sole: nel pubblico tanti sono reduci da esperienze spaventose, e ritrovano calore nello stare insieme ed in un bicchiere di vino (l'amico dell'uomo).
mercoledì 23 agosto 2023
POST DEL 23/08/2023
Milady, voi mi avete stregato...Cosa avete fatto del mio cuore che un tempo era inaccessibile ad ogni passione?.. al solo vedervi io fremo tutto e sento il sangue bruciarmi le vene.
Emilio Salgari
UMBERTO SABA E LA "POESIA DEL QUOTIDIANO"
Le caratteristiche di fondo della sua poesia sono la celebrazione del quotidiano e l'adozione <<della parola senza storia>> (De Benedetti).
La vita di tutti i giorni, il mondo di tutti gli uomini erano già presenti nella poesia crepuscolare, ma Saba, contrariamente all'atteggiamento di distacco ironico e di rimpianto di Gozzano, aderisce al quotidiano con intensità umana ed affettiva, ed effonde sempre con dolcezza malinconica il suo doloroso amore della vita.
La sua parola, di conseguenza, non è allusiva o musicale, ma concreta, capace di oggettivare la realtà, senza passaggi taciuti, senza complicazioni intellettualistiche.
Egli stesso sottolineava la necessità di una poesia come ricerca di verità, quotidiano esame di coscienza.
CITTA' VECCHIA DI UMBERTO SABA TRATTO DA "STORIA E CRONISTORIA DEL CANZONIERE", MONDADORI 1948
Su questo testo, che più di tanti altri caratterizza la simpatia umana e poetica di Saba per la realtà semplice del mondo più umile, presento la testimonianza dello stesso poeta:<<Parleremo a lungo e volentieri di "Città vecchia" come una delle poesie più intense e rivelatrici di Saba.
"Città vecchia" rende tutto un lato della sua anima e della sua poesia: quel bisogno innato, in lui, di fondere la sua vita a quella delle creature più umili e oscure: "al popolo - dirà più tardi - in cui muoio onde son nato".
Perduto nei vicoli della città vecchia (che erano la parte più antica e più incontestabilmente italiana della città, e furono poi, senza necessità, abbattuti) il poeta trova "l'infinito - nell'umiltà".
La folla in essi rigurgitante gli ispira pensieri di (non sapremmo come altrimenti chiamarla) religiosa adesione:
(....) sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.
E' il Saba delle "piccole cose", delle cose di ogni giorno, sulle quali hanno tanto insistito i suoi critici. Si dimenticarono però di dire che quelle "piccole cose" erano elevate ai vertici di una spiritualòità che le trasfigurava in poesia>>.