giovedì 31 agosto 2023

NEL VIAGGIO VIOLENTO E DRAMMATICO ALLA RICERCA DI SE'. REVIEW: "UN' ISOLA" DI kAREN JENNINGS , FAZI EDTORE

Nel viaggio violento e drammatico alla ricerca di sè 

"Un'isola", un romanzo della scrittrice sudafricana karen Jennings tradotto in Italia per le edizioni Fazi



Karen Jennings

Un’isola

Titolo originale: An Island
Collana: Le strade
Numero collana: 547
Pagine: 192
Prezzo cartaceo: € 18
Data pubblicazione: 18-07-2023 
 
 
Il libro 
 

Traduzione di Monica Pareschi

Karen Jennings, una delle scrittrici più importanti del panorama sudafricano contemporaneo, arriva per la prima volta in Italia con il suo ultimo romanzo, finalista al Booker Prize: un toccante racconto sul senso di appartenenza e sul significato di “casa”.
Su una piccola isola al largo della costa africana vive Samuel, il guardiano del faro. L’uomo, ormai anziano, non ha contatti con nessuno da vent’anni: ha costruito una barriera insormontabile tra sé e il mondo che lo ha ferito in maniera irreparabile. Ma un giorno il mare gli porta compagnia; quello che in apparenza è uno dei tanti cadaveri di profughi sospinti a riva dalle onde si rivela in realtà un uomo ancora vivo. Destabilizzato da questa nuova, inattesa presenza, Samuel viene travolto dai ricordi della sua vita sulla terraferma: ha visto il suo paese soffrire sotto i colonizzatori e lottare per l’indipendenza, per poi cadere sotto il dominio di un crudele dittatore; ha vissuto, in questa cornice, una drammatica vicenda personale, segnata dal fallimento e dalla perdita. Nel frattempo, sull’isola, il rapporto fra i due uomini comincia a prendere forma e, se da un lato Samuel trae beneficio dall’aver accolto lo sconosciuto in casa sua, dall’altro, silenziosamente, vive la presenza del profugo come una minaccia e, come faceva in gioventù, inizia a riflettere su cosa si intende per “terra”, a chi questa dovrebbe appartenere e fino a che punto ci si può spingere perché ciò che è nostro non ci venga sottratto.
Un romanzo che, grazie a un’architettura perfetta e una prosa sontuosa, evoca immagini e sensazioni vivide mentre ci svela, dettaglio dopo dettaglio, la tragica storia di un uomo portato alla deriva dai maremoti della vita.

«Karen Jennings sta dando prova di essere destinata alla grandezza raggiunta da Margaret Atwood».
«Cape Times»

«Nelle mani di Jennings, il coinvolgimento di questo antieroe nei suoi stessi fallimenti ha una credibilità strutturata da cui è difficile distogliere lo sguardo. Nessun riassunto della trama può rendere giustizia a una storia intessuta con tanta cura, la cui forza risiede nel ritmo cauto e nella nitida restituzione dei dettagli. Samuel è reale come una mano che trema».
Lydia Millet, «The New York Times»

«Un’isola di Karen Jennings è semplicemente una rivelazione, un romanzo che è una feroce e rapida partita a scacchi, e ci fa chiedere con urgenza: di cosa saremo ritenuti responsabili, alla fine? È una storia sui fantasmi e sullo svelamento dei segreti e del sé, e non riuscivo a smettere di leggere».
Paul Yoon

 

Karen Jennings


Nata nel 1982 a Città del Capo da madre di lingua afrikaans e padre inglese, ha conseguito un master in Letteratura inglese e Scrittura creativa presso l’Università di Città del Capo e un dottorato di ricerca in Scrittura creativa presso l’Università di KwaZulu-Natal. Ha pubblicato una raccolta di poesie, una raccolta di racconti e quattro romanzi. Un’isola, il suo ultimo libro, tradotto in diciassette paesi, è stato finalista al Booker Prize, con la seguente motivazione: «Un’isola racconta delle vite vissute ai margini attraverso la storia di un uomo che si è esiliato dal mondo conosciuto, solo per ritrovarsi chiamato al servizio degli altri, a loro volta esiliati dal mondo dalla crudeltà e dalle circostanze. È su queste basi che l’autrice costruisce abilmente un romanzo commovente e travolgente, fatto di perdita, sconvolgimenti politici, storia, identità, il tutto reso in una prosa maestosa e straordinaria».

REVIEW 

Un'isola non è il primo romanzo della scrittrice sudafricana Karen Jennings bensì il primo a essere pubblicato in Italia da Fazi (pp.192, euro 18, traduzione di Monica Pareschi), dopo la nomina nel 2021 nella rosa al Booker Prize, grazie al quale ha ottenuto una visibilità e un successo insperati, viste la resistenza incontrata nella ricerca di una casa editrice (specie Sudafricana) nonchè le difficoltà sopraggiunte in seguito alla situazione pandemica (la prima pubblicazione risale al 2020). Giudicato inizialmente un manoscritto <<troppo>> o al contrario <<non abbastanza>> africano, Un'isola è invece una profonda riflessione sulle dinamiche del protagonista alle prese con un corpo che il mare ha sbattuto sulla riva dell'isola in cui vive lavorando come guardiano di un faro; il suo è un esilio autoimposto.

E' un testo molto duro, a tratti crudo, in cui l'azione si svolge nell'arco di quattro giorni, ma in quel lasso di tempo la storia turbolenta di un paese africano mai nominato e i suoi effetti disastrosi sulla vita di un uomo, Samuel, e della sua famiglia.

"La libertà si presentò a Samuel come qualcosa di spaventoso, e lui camminava facendo attenzione, con le orecchie tese, gli occhi guardinghi, aspettandosi da un momento all'altro di ritrovarsi un fucile in faccia, di sentirsi dire che aveva commesso un reato. Di essere riportato al Palazzo, dove l'avrebbero lasciato fino alla fine dei suoi giorni. Ma non c'erano soldati. Erano spariti tutti. Non c'era nessuna restrizione adesso."

La sua vita scorre monotona, gli unici esseri umani che vede sono i marinai di una motonave che ogni quindici giorni gli porta rifornimenti. Fino al giorno in cui quel corpo emerso si rivela essere ancora vivo.

Saranno questo evento e il destino ultimo della sua gallina preferita, a determianre la conclusione improvvisa e violenta del libro, trasformando Samuel in ciò che non è mai stato: un uomo capace di uccidere.

 "Nel corso degli anni aveva imparato che razza di posto ingrato fosse l'isola. Come fosse difficile assoggettarla, educarla. La natura era ostica, in certi punti tenace, in altri inconsistente come cenere. Si propagava indisturbata, prendeva facilmente il sopravvento: eppure c'erano distese desolate dove il terreno era brullo e ostinato, una creatura di sabbia e roccia."

 L'isola è un territorio aspro, spazzato dal vento, freddo e inospitale; il faro si erge su una struttura fatiscente, e Samuel lotta ogni giorno contro le difficoltà di vivere in un habitat così duro, potendo contare solo sulle proprie - ormai scarse - forze. Lo accudisce ma sempre con fare guardingo, ha paura che l'uomo lo uccida e questo timore, diviene quasi una paranoia a cui iniziano a fondersi i ricordi sempre più invadenti del suo passato poco onorevole sulla terraferma.

Samuel era diventato maggiorenne in un paese in cui, dopo le proteste di popolo, si era sì giunti all'indipendenza dal dominio coloniale, soltanto per finire sotto una violenta dittatura militare. Samuel viene arrestato, portato in una prigione enorme (detta il palazzo) e torturato, poi condannato a trascorrere venticinque terribili anni in carcere.

All'uscita dal carcere, si era ritrovato in un Paese diverso e si era sentito estraneo, un alieno: deposto il dittatore, le cose non erano migliorate, i poveri erano ancora più poveri, affamati e privati dei servizi essenziali mentre i governanti vivevano in quartieri ricchi, sotto scorta armata. Nemmeno trovare un  lavoro sembrava possibile per chi, come lui, era compromesso dal suo passato. Ecco dunque la sua decisione di abbandonare tutto e rifugiarsi sull'isola. 

" Lo lasciavano costernato, i film e le riviste del suo paese. Le persone che mostravano gli sembravano degli alieni, come l'uomo seduto sul suo divano. Con gli occhiali da sole e i tatuaggi, coperti di seta e gioielli dorati, parlavano una lingua che si riduceva a una serie di volgarità ed espressioni gergali, tutta imprecazioni e inciampi. Erano rigidi manichini, tutti cercavano di imitare qualcosa molto al di là della loro portata. I film erano pieni di amanti, discoteche, droga e trafficanti, come se il mondo si riducesse a quello. Come se la storia non esistesse, e tutto il passato fosse qualcosa che si era svolto da un'altra parte, che sarebbe toccato ad altri ricordare."
 
Lo straniero arrivato sull'isola per una fortuita combinazione, diviene dunque un simbolo di riparazione e di possibile riscatto per Samuel. Attraverso i flashback in cui Samuel ripercorre la sua vita. Le reiterate delusioni lungo la sua vita si depositano l'una sull'altra come i corpi ritrovati sulla spiaggia che seppelisce sotto le pietre.

Un'isola non è un romanzo breve ma duro come un pugno nello stomaco; una favola nera che offre poche speranze. Samuel nella sua vita ha sperimentato la povertà estrema, l'essere cacciati in modo violento dalla propria terra, la tortura e la prigionia; è stato un informatore del governo, vergognandosi e difinendosi un codardo.
 
Un'isola è un romanzo schietto, coraggioso nell'affrontare senza indulgere in pietismi i temi del nostro tempo: il passato come un macigno, i profughi che muoiono sulle spiagge di paesi restii ad accogierli, le politiche fallimentari degli stati postcoloniali, attirati dall'autoritarismo come arma contro il dissenso, il cinismo e la mancanza di relazioni affettive profonde.
 
I due piano temporali della narrazione - i quattro giorni del presente, e gli anni del passato - sono tenuti insieme tramite degli atti di sepoltura. Questi eventi, danno a Samuel la consapevolezza che la violenza (in maiuscolo nel testo) è diventata la parola d'ordine della sua vita.

"Un'isola racconta delle vite vissute ai margini attraverso la storia di un uomo che si è esiliato dal  mondo conosciuto, solo per ritrovarsi chiamato al servizio degli altri, a loro volta esiliati dal mondo dalla crudeltà e dalle circostanze. E' su queste basi che l'autrice costruisce abilmente un romanzo commovente e travolgente, fatto di perdita, sconvolgimenti politici, storia, identità, il tutto reso in una prosa maestosa e straordinaria."

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