Buongiorno. Quali scenari si vociferano?
L'elezione del Presidente della Repubblica ci riguarda direttamente.
Il 26 novembre scorso, l'Italia ha sottoscritto, il trattato del Quirinale, che prevede una stretta collaborazione con la Francia. Poichè la Francia è il secondo Stato dell'Unione Europea per rilevanza economica e demografica, puntiamo i riflettori su Parigi.
Tra l'altro è previsto (ma non è detto) che si vada al voto anche in Libia, paese a noi molto vicino e in preda al caos, sulla situazione del quale spesso il punto di vista italiano e quello francese non sono stati coincidenti.
Ho rivolto lo sguardo verso altri popoli che si recheranno alle urne nei prossimi dodici mesi. In primo luogo cìè il Brasile, dove la gestione della pandemia da parte del presidente in carica Jair Bolsonaro ha prodotto danni notevoli, mentre il ritorno sulla scena dell'ex capo dello Stato Lula evidenzia le conseguenze che possono avere le sentenze giudiziarie, in un senso o in un altro, sulla vita politica.
Soi prepara quindi una battaglia giudiziaria senza esclusioni di colpi.
Intanto però il Nord America potrebbe essere interessato da nuove elezioni, nel caso in cui Biden non riuscisse a recuperare rispetto all'attuale calo di popolarità, tra inflazione, crisi epidemica, riflessi negativi nell'inglorioso ritiro dall'Afghanistan.
Le tensioni sono sparse in tutta Europa. Se a queste si aggiunge che andrà alle urne un terzo Paese confinante con l'Italia - quell'Austria che in passato ha assunto un ruolo di punta - è chiaro che il quadro della prova elettorale in arrivo nel 2022 ci interessa molto da vicino, tanto più che la nostra situazione interna non si presenta del tutto rassicurante. L'elezione del Presidente della Repubblica comporta notevoli rischi di sfaldamento per una maggioranza che non si è formata intorno a una formula politica chiara ma, sulla base del richiamo esercitato dal prestigio personale di Mario Draghi, in relazione all'esigenza di affrontare la doppia sfida della campagna vaccinale e del programma da presentare a Bruxelles.
In un contesto di fragilità delle forze politiche, come quelle che stiamo vivendo ormai da molti anni, la figura del capo dello Stato può assumere, come abbiamo visto, una rilevanza enorme. E i giochi di fatto già in corso per scegliere il nuovo inquilino del Quirinale rischiano di rivelarsi destabilizzanti, perchè difficilmente l'attuale coalizione governativa, molto eterogena, potrebbe uscire indenne da una spaccatura sul nome del presidente. Lo ha fatto notare lo stesso Draghi nella sua conferenza stampa di fine anno. Se no si trova una soluzione in grado di unire, raccogliendo un consenso il più vasto possibile, l'Italia ha buone probabilità di aggiungersi alla lista delle democrazie avviate verso una consultazione elettoarle nel corso del 2022.
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