lunedì 17 gennaio 2022

RECENSIONE: CORPI CELESTI DI J0KHA ALHARTHI - BOMPIANI

La storica e conduttrice Bettany Hughes ha consegnato il premio durante una cerimonia alla Roundhouse di Londra. «La sua delicata arte ci porta in una comunità riccamente immaginata - dice del libro vincitore - aprendosi per affrontare questioni profonde di tempo e mortalità e aspetti inquietanti della nostra storia condivisa. Lo stile è una metafora per il soggetto, resistendo in modo sottile ai cliché di razza, schiavitù e genere». «La traduzione è precisa e lirica - aggiunge - intrecciando le cadenze della poesia e del linguaggio quotidiano. I corpi celesti evocano le forze che ci vincolano e quelle che ci rendono liberi».

Luke Ellis, amministratore delegato di Man Group, ha aggiunto: «Come uno dei primi premi letterari a celebrare il lavoro di autori internazionali e, negli ultimi anni, a celebrare le fiction tradotte, il Man Booker International Prize gioca un ruolo inestimabile nell'incoraggiare un diversità della voce nella narrativa in tutto il mondo»

È andato a una scrittrice dell’Oman il Man Booker Prize britannico per la migliore traduzione. Jokha Alharthi, scrive il Guardian, è la prima autrice donna di questo Paese a essere tradotta in inglese: da Marilyn Booth, anche lei premiata con il riconoscimento. Il romanzo Celestial bodies («corpi celesti», ancora inedito in italiano) fa quello che la letteratura riesce a fare quando è al suo meglio: apre mondi fino ad allora sconosciuti ai suoi lettori, li porta in un luogo in cui sono mai stati.

Corpi celesti

di Jokha Alharthi (Autore)

Bompiani, 2022 
Pagine 264 
Euro 18,00

 

 

 

 

 

Il libro

Nel piccolo paese di ‘Awafi, in Oman, vivono tre sorelle. Mayya, la maggiore, sposa ‘Abdallah, figlio di un ricco mercante di schiavi, dopo aver sofferto patimenti d’amore. Insieme saranno felici, e la loro unica figlia femmina, London, diventerà medico e sarà una donna forte ed emancipata. Asma’, appassionata di letteratura e romantica sognatrice, si sposa per puro senso del dovere. Khawla, la più bella, rifiuta tutti i pretendenti e resta in attesa del suo grande amore, emigrato in Canada. Intrecciando le vicende di ‘Abdallah, il cuore del romanzo, che riflette sulla sua vita mentre si trova in volo verso Francoforte, a quelle delle tre sorelle e dei loro figli, Jokha Alharthi tratteggia un vivido affresco dell’Oman di oggi, con le luci e le ombre che lo contraddistinguono. Grazie alla sapiente alternanza tra passato e presente, la narrazione scorre come un fiume in piena, animata dal desiderio di confrontarsi con antiche regole e infine sovvertirle. 

Jokha Alharthi

Jokha Alharthi è nata nel 1978 e ha studiato nell’Oman e a Edimburgo. Autrice di romanzi, storie per ragazzi e saggi, insegna letteratura araba alla Sultan Qaboos University, non lontano dalla capitale omanita, Mascate. Nel 2019 Corpi celesti ha vinto il Man Booker International Prize.
 
RECENSIONE

È andato a una scrittrice dell’Oman il Man Booker Prize britannico per la migliore traduzione. Jokha Alharthi, scrive il Guardian, è la prima autrice donna di questo Paese a essere tradotta in inglese: da Marilyn Booth, anche lei premiata con il riconoscimento. Il romanzo Celestial bodies («corpi celesti», ancora inedito in italiano) fa quello che la letteratura riesce a fare quando è al suo meglio: apre mondi fino ad allora sconosciuti ai suoi lettori, li porta in un luogo in cui sono mai stati.

«Attraverso i diversi tentacoli della vita, degli amori e delle perdite delle persone, ci fa conoscere questa società» ha spiegato la presidente del premio Bettany Hughes. «Inizia in una stanza e finisce in un mondo. Ci ha fatto sentire di avere accesso a idee e pensieri ed esperienze che normalmente non sono dati in inglese. 

Nella sua analisi di genere, razza, distinzione sociale e schiavitù evita tutti gli stereotipi che ci si aspetterebbe. Ci sono sorprese dappertutto. Ce ne siamo innamorati», ha aggiunto. Allo stesso tempo — e giustamente — la traduttrice del romanzo Marilyn Booth rivendica che l’opera di Alharthi debba essere valutata per il suo valore letterario, come arte che «allarga i confini di ciò che si può pensare e dire» e non solo come «una mappa stradale per il mondo arabo»: «Quello che si impara veramente qui “sul mondo arabo” è che ci sono fantastici romanzieri» ha detto, «non solo nei centri più noti della creazione letteraria come l’Egitto, la Palestina, il Libano, il Marocco e molti altri luoghi, ma anche in un Paese meno esplorato dal punto di vista letterario come l'Oman.

Col suo romanzo Celestial Bodies (Corpi celesti) porta per la prima volta un autore arabo su questo podio prestigioso ed è la prima donna omanita a veder tradotto un proprio testo in inglese. Celestial Bodies racconta la storia di tre sorelle in un villaggio dell’Oman prese da vicende e stati d’animo diversi, che tra il poetico e l’immaginifico si rapportano coi sentimenti narrando al contempo i cambiamenti sociali che hanno attraversato il paese. E si addentra in tematiche sensibili quali la schiavitù, abolita in Oman nel 1970 - che, come ha ricordato l’autrice, non è esclusiva di qualche paese ma è parte della storia dell’umanità - che trovano nella letteratura l’ambito ideale per essere affrontate.

La storica Bettany Hughes, presidente della giuria del premio, come riporta il Guardian, ha sottolineato che “attraverso i vari ambiti di vita della vita delle persone, gli amori e le sconfitte, veniamo a conoscenza di tutte le componenti di questa società, dalle famiglie più povere degli schiavi che lavorano a quelli che fanno soldi attraverso l'avvento di una nuova ricchezza in Oman e a Mascate. Una storia che inizia in una stanza e finisce in un mondo”. Eppure schiva qualunque stereotipo di genere e di razza, qualsiasi distinzione sociale. Per questo, conclude Bettany Hughes, “ce ne siano innamorati”.

Dimostra anche che la creatività e la ricchezza letteraria sono ben presenti nel mondo arabo e non solo nei paesi più celebrati quali l’Egitto, la Palestina, il Libano e il Marocco. “forse quello che si impara di più è quanto siano simili nella loro ordinarietà, negli scambi umani e nelle emozioni e in che modo le società che potrebbero apparire così diverse siano in realtà così simili”, ha aggiunto la studiosa Marilyn Booth, traduttrice del libro premiato.

La presidente di giuria, Bettany Hughes, è soddisfatta dalla votazione all’unanimità e ha sottolineato l’importanza di questo romanzo che «unisce una certa delicatezza al racconto spietato di una storia che ci accomuna». Hughes si riferisce al tema centrale del romanzo: le conseguenze, in Oman, della dominazione coloniale inglese, descritta utilizzando il prisma del racconto di famiglia.

E quasi a farle eco, l’autrice Jokha Alharthi ha spiegato che “gli scrittori affrontano sacrifici e trovano gioia nello scrivere o nell'arte, come da qualsiasi altra parte. Questo è qualcosa che il mondo intero ha in comune. Gli omaniti, coi loro scritti, invitano gli altri a guardare l'Oman con mente e cuore aperti. Non importa dove ti trovi, amore, sconfitta, amicizia, dolore e speranza sono gli stessi sentimenti e l'umanità ha ancora molto da lavorare per credere a questa verità."

In Celestial bodies le protagoniste sono sorelle (molto diverse tra loro): Mayya che sposa Abdallah dopo una delusione d’amore; Asma che si sposa per senso del dovere; e Khawla, il cui amato emigra in Canada. Le vicende delle tre sono l’espediente narrativo per raccontare un Paese in bilico tra tradizione e innovazione, nel momento in cui l’Oman si evolveva da Paese caratterizzato da una società tradizionale in cui si praticava ancora la schiavitù, a volano di sviluppo in un presente del tutto diverso.

 La Alharthi, che non è nuova al grande pubblico arabo, anche in virtù dei numerosi servizi televisivi realizzati su di lei, ha detto: «Con questo premio, spero che i lettori internazionali scoprano l’Oman e sappiano che lì c’è una comunità di scrittori e di artisti di talento che vivono e lavorano per l’arte».

Così, per una volta, la vincita di una donna non è diventata motivo di invidia o di incitamento all’odio: Jokha Alharthi è stata sommersa di complimenti e congratulazioni proprio dalle sue omologhe arabe perché la sua vittoria ha sdoganato decenni di talenti e di fatiche non riconosciuti sulla scena internazionale. Era ora che la vittoria di una le facesse vincere, idealmente, tutte.

Celestial Bodies è stato selezionato in una rosa di candidati quasi interamente femminili, tra cui l'ex vincitrice Olga Tokarczuk e l'acclamata autrice francese Annie Ernaux. Come ha fatto notare anche il New York Times, con 5 autrici candidate su 6, le donne quest'anno si sono prese, evviva aggiungiamo, la scena del Man Booker. E questa maggioranza di donne è tanto più inaspettata, se si pensa che quello del Man Prize è storicamente un contesto editoriale maschile: "Nel 2017 - ha dichiarato Meytal Radzinski, fondatrice del sito dedicato alla letteratura fatta da donne e ragazze Women in Traslation - solo il 31 per cento dei nuovi lavori tradotti in inglese e pubblicati negli USA nel 2017 era scritto da donne".  

Ma, tornando alla vincitrice di questo 2019, la sua traduttrice Marilyn Booth, con la quale Alharti ha deciso di dividere il premio di 50 mila sterline, ha detto di "essere felice che il premio abbia portato la letteratura dell'Oman all'attenzione di un pubblico più ampio, ma vorrei anche che narrativa araba smettesse di essere una sorta di "road map" per un mondo che noi occidentali conosciamo poco, ma soprattutto come arte, come scrittura immaginativa, che spinge più in là confini di ciò che può essere pensato e detto". 

La storica e conduttrice Bettany Hughes ha consegnato il premio durante una cerimonia alla Roundhouse di Londra. «La sua delicata arte ci porta in una comunità riccamente immaginata - dice del libro vincitore - aprendosi per affrontare questioni profonde di tempo e mortalità e aspetti inquietanti della nostra storia condivisa. Lo stile è una metafora per il soggetto, resistendo in modo sottile ai cliché di razza, schiavitù e genere». «La traduzione è precisa e lirica - aggiunge - intrecciando le cadenze della poesia e del linguaggio quotidiano. I corpi celesti evocano le forze che ci vincolano e quelle che ci rendono liberi».

Luke Ellis, amministratore delegato di Man Group, ha aggiunto: «Come uno dei primi premi letterari a celebrare il lavoro di autori internazionali e, negli ultimi anni, a celebrare le fiction tradotte, il Man Booker International Prize gioca un ruolo inestimabile nell'incoraggiare un diversità della voce nella narrativa in tutto il mondo».

Alharth lo scrisse certo come provocazione al contesto in cui e immersa, ma alcuni libri e personaggi di  Jokha Alharth hanno la potenza di essere fuori dal tempo, e proprio per questo sempre, obliquamente, calzanti.  è una delle tante incarnazioni di personaggi unici e simili a lei che costellano la storia della filosofia e della letteratura, oltre che la Storia stessa, mescolandone i piani

La figura femminile è uno di quei personaggi che per anni e decenni percorrono le vie e le vite di una città, finendo per imprimersi nella memoria di tutti, una sorta di jolly o figura principale che con il suo modo di stare al mondo e le sue parole incarna un germe di sovversione nel pacificato pensiero comune. 

Sogna “il rovesciamento dell'assetto capitalistico mediante la conversione di milioni di lavoratrici all'accattonaggio, la costituzione di una società nuova, anarchicamente religiosa, in cui la proprietà, non vietata da nessuna legge, divenisse un'estraneazione, una malattia riprovevole, oggetto di repulsione e di compassione allo stesso tempo”.

Le donne – quando non si adattano al “sistema di convenzioni e stereotipie” rivendicato dagli uomini.  

Si scaglia contro l'Impero della Stupidità, un impero basato su efficienza, comodità e funzionalità, in cui ogni inquietudine e ogni incursione di spiritualità vanno “definite, spiegate, diagnosticate” e la “praticità” soverchia “l'aspirazione alla totalità”.

Cosa teme?

Jokha Alharth dissoda tanto il mondo in cui è ambientato, e quello in cui è scritto e pensato, quanto quello in cui viviamo ora, e forse la realtà tutta. Di questo Impero della Stupidità assume su di sé la colpa, si ritiene “l'individuo simultaneo con la storia intera: il colpevole per lo scoppio di tutte le guerre, il responsabile di tutte le ingiustizie”

  E la colpa da espiare è la mediocrità, la banalità del male della femminilità  universale, che esegue e non domanda, incarnazione dello “spirito pratico, qualità fondamentale della stupidità”. A salvarcene, sono la follia e il demone dell'ironia: “il riso purifica come un fuoco sacro ma questa cosa la sanno solo i folli, i profeti e i santi”. Jokha Alharth  si trova il sublime nel ridicolo, cerca in questo mondo la salvezza, e il dio di cui sente la fiamma sta fra i mendicanti e i folli, i vecchi amici, i pazzi, le notti putride, i santi e i profeti erranti di cui parlano le sue pagine. Un immaginario e delle parole che a sentirle oggi sembrano sgonfiate, svuotate del loro simbolico e prive di magia, ma dalla bocca di Jokha Alharth come nelle canzoni di De André o nel Ladro e nel Joker di Bob Dylan (All Along the Watchtower), sono ancora vive, ancora un germe potente che incanta e dissesta.Come Socrate, Jokha Alharth pensa che la verità non possa essere comunicata che a viva voce, per questo si aggira per le strade della città, unico luogo che gli appartiene, e parla con la gente. Si lamenta della scrittura che uccide la memoria e di chi non riesce nemmeno a pensare senza un foglio bianco davanti (e ora, a cinquant'anni di distanza, ci si accorge che in effetti c'è chi non riesce più a pensare senza uno schermo davanti). Fino a sostenere che la scrittura (e poi a maggior ragione la stampa, e chissà cosa avrebbe detto del digitale), colpevole di una grande vittoria dell'avere sull'essere, sia strumento di potere e abbia “accentuato enormemente le possibilità dell'oppressione e dello sfruttamento” e “reso possibile la costituzione di alcuni grandi imperi” e ad affermare che la libertà, a questo punto, è possibile solo “come uscita dalla storia e come oblio”. Niente di più attuale.Così ricorda proprio quegli stessi personaggi, Socrate, Diogene, Cristo, San Francesco, Baal Shem Tov, Zarathustra, Dioniso, il Giullare e il Ladro e forse Bob Dylan stesso che sono sempre fuori dalla Storia, sempre sfuggenti, estemporanei, come estemporanea è questa splendida opera che dal 29 luglio è apparsa in libreria e più che dire “sembra scritta ieri”, si può dire che sembri scritta “sempre”.

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