Arriva in Italia un libro che ha conquistato il mondo
Miglior romanzo dell'anno per le librerie Waterstones
Finalista al prestigioso Booker Prize
AVNI DOSHI
Zucchero bruciato
EDITRICE NORD
Numero di pagine 384
Prezzo € 18.00
Il libro
Tara è sempre stata una ribelle, contro tutto e tutti. Costretta a un
matrimonio di convenienza, è scappata di casa, si è presa diversi
amanti, ha vissuto a lungo insieme con un guru e si è persino ridotta a
fare la mendicante. In tutto ciò, sua figlia Antara, per lei, è sempre
stata un peso, una valigia da portarsi appresso e poco più. Però il
tempo della ribellione di Tara adesso è finito; ha quasi sessant’anni e
l’Alzheimer la sta consumando, a poco a poco ma inesorabilmente: lascia
il fornello acceso per tutta la notte, dimentica le incombenze
quotidiane, si ostina a telefonare ad amici morti da tempo. E non
ricorda più i piccoli e grandi gesti crudeli nei confronti della figlia,
che sono invece marchiati a fuoco nella memoria di Antara. Eppure,
nonostante tutto, Antara si sente in dovere di occuparsi di quella madre
che non si è mai presa cura di lei. E così, mentre la convivenza
forzata la induce a ripercorrere le pagine più dolorose del suo passato,
cerca di sbrogliare la matassa di tradimenti, riconciliazioni e
rotture, e di sciogliere una volta per tutte il nodo di quel legame che
ha forgiato il suo cammino, ma che adesso rischia di soffocarla.
Con una prosa lucida e affilata come la lama di un rasoio, Avni Doshi scava tra le pieghe di quel rapporto unico che lega una madre e una figlia, mettendone in luce la complessità e le contraddizioni, ma anche tutta la forza e l’amore che lo contraddistingue.
Con una prosa lucida e affilata come la lama di un rasoio, Avni Doshi scava tra le pieghe di quel rapporto unico che lega una madre e una figlia, mettendone in luce la complessità e le contraddizioni, ma anche tutta la forza e l’amore che lo contraddistingue.
RECENSIONE
Il romanzo Zucchero bruciato, racconta la storia di Tara attraverso le parole della figlia Antara, per lei la madre è sempre stata un peso. Nel libro recita: <<A volte parlo di Ma al passato anche se è ancora viva. Questa cosa la ferirebbe, se solo riuscisse a ricordarsela>>.
Al momento, la sua persona preferita è il genero Dilip. Lui la accetta per com'è. Antara vuole comportarsi così, ma la madre che ricorda appare e scompare davanti ai suoi occhi, una bambola dal meccanismo inceppato. La bambola resta immobile. Il meccanismo è rotto.
Antara nel romanzo non si fa scrupolo di testimoniare che ha gioito dell'infelicità della madre. La cui colpa è da attribuirsi all'Alzaimer. E così sono arrivate ad un punto morto, ognuno fedele alla propria menzogna, ognuno convinto che i propri interessi personali avrebbero prevalso. Perciò non c'è modo di farle ricordare le azioni compiute nel passato, nessun modo di inchiodarla alle sue colpe. La maggior parte delle volte non sa nemmeno di cosa sto parlando, compassione che suscita negli altri, in Antara scatena una specie di acredine. Persino nella follia, la madre era riuscita ad umiliarla. Talvolta ha la percezione di vedere la fine, quando sarà ridotta ad un vegetale imputridito. Quando dimenticherà come si fa a parlare, a controllare la vescica e infine a respirare.
Il giorno in cui ha dimenticato il nome della via in cui ha vissuto per vent'anni. Per un istante ad Antara è dispiaciuto. Dev'essere la sofferenza peggiore: essere consapevoli del proprio tracollo, costretti a guardare mentre tutto scivola via. La figlia decide che il modo migliore per gestire la situazione fosse una specie di compromesso: trascrivere molte cose della madre. Tiene traccia di ogni dettaglio. Capisce quando fa la finta tonta e quando invece la memoria si è sfumata. Antara cerca solo di andare avanti, approdare su altri lidi, perchè sono trentasei anni che non trova pace, e una serata mite non può sanare una ferita che risale a ben prima di loro due e per cui non esiste rimedio.
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