A 101 anni, compiuti l'8 luglio, il filosofo francese Edgar Morin invita i lettori a risvegliare le coscienze. Si tratta di un degrado che investe diversi ambiti e che il flusso di una vita frenetica, in cui la riflessione è ormai un lusso, non ci aiuta più a percepire. Dalla politica, aggiunge il filosofo, (classi dirigenti spesso impreparate, sempre meno colte, impegnate in una campagna elettorale permanente) all'ecologia (una Terra depredata da un capitalismo rapace che si ostina a non riconoscere i fenomeni estremi e le anomalie climatiche), dall'educazione (scuole e università concepite come aziende al servizio di mercato e produzione) al mondo del lavoro (la precarizzazione si accompagna alla perdita del <<diritto di avere diritti>>), sembra che non ci siano più <<alternative>>, come recitava il celebre slogan di Margaret Thatcher.
E invece no. Per Morin, teorico della complessità, le alternative ci sono: bisogna pensarle e costruirle. Vorrei dirlo con chiarezza: non stiamo vivendo soltanto la crisi di una sinistra in rovina, la crisi della democrazia nel mondo intero, la crisi di uno Stato sempre più burocratizzato, la crisi di una società dominata dal denaro, la crisi di un umanesimo sopraffatto da odio e violenza, la crisi di un pianeta devastato dall'onnipotenza del profitto, la crisi sanitaria scatenata dalle epidemie.
(Foto "La Lettura") - Stiamo vivendo soprattutto, una crisi più insidiosa, invisibile e radicale:
la crisi del pensiero.Edgar Morin è uno degli intellettuali più importanti di questi ultimi due secoli. Il suo nuovo pamphlet, in uscita per Mimesis, è un gridi d'allarme come annuncia già dal titolo: Svegliamoci!
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