martedì 23 agosto 2022

FEMMINISMO SAGGI: IL LAVORO NON TI AMA DI SARAH JAFFE - MINIMUM FAX --- THE DIVIDE DI JASON HICKEL - IL SAGGIATORE --- SPECCHIO DELLE MIE BRAME DI MAURA GANCITANO - EINAUDI

La battaglia delle donne passa anche attraverso la tirannia del progresso scorsoio

Caterina Giuseppa Buttitta

Quella che un tempo era una possibilità lontana, uno spauracchio poco inquadrabile e dunque poco convincente, ora è un orizzonte vicino e definito: sappiamo che cosa ci aspetta lungo questa strada, e le avvisaglie sono già incontrovertibili di una società in fibrillazione, note come: <<riflessioni su sofferenza, lutto e resilenza>>. Una storia dell'utopia femminista. Volevo parlare di femminismo senza enunciarlo apertamente: è piuttosto una nota che risuona in alcuni ambienti piuttosto che in altri (come nello spettacolo), perchè è come una presenza nascosta in noi donne che viviamo ancora disequilibri e ingiustizie sociali. Perciò è importante riflettere sul cammino fatto, un processo che può curare le ferite ancora aperte, nell'uso che la società fa del mondo femminile. E' estremamente importante continuare a parlare di femminismo in gruppi misti, donne e uomini, affinchè il confronto resti vivo.

Nella sua scrittura fisica sensibile e urticante, i tre autori dei libri che ti  propongo, descrivono una sorta di poema, abitato sulla scena da donne mitiche ed eterne, madri furiose di un pianeta pronto a essere ingoiato da un'enorme e vorace bocca, sotto tonnellate di scorie nucleari e rifiuti. Favole contemporanee, non più buone per la ninnananna dei bambini. 

Questi saggi che raccontano una storia che ci fa viaggiare e prendere coscienza delle donne e della loro sofferenza. Questa esplorazione del tempo del femminismo, per me è un'eco, un cammino, un viaggio, ispirato dalla ricerca della libertà attraverso la voce, il grido, l'idea di trasformazione, di mostrificazione. In quel modo di svincolarsi dai condizionamenti del passato.

La critica che spesso sento muovere nei confronti delle donne e del femminismo è che la gente non capisce il linguaggio contemporaneo. Perciò ho colto la sfida di trovare immagini simboliche parlanti per punteggiare il tempo reale di oggi, di questo Secolo,  e creare una storia a cui qualsiasi lettore può accedere con il proprio bagaglio di esperienze e cultura. 

Per sottolineare la fatica fisica femminile e le grida trasformanti della donna-monumento.


Il lavoro non ti ama

O di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli

Sarah Jaffe

MINIMUM FAX


Sarah Jaffe

 

«Fa’ ciò che ami, e non lavorerai nemmeno un giorno in vita tua»: ecco lo slogan che ha mosso le nostre vite alla ricerca del lavoro dei sogni, quello che fai con il sorriso sulle labbra, che mette in gioco i tuoi talenti migliori e ti fa sentire parte di una squadra – di più: parte di una famiglia. Peccato che in quello slogan si nascondesse la ricetta per lo sfruttamento, il programma in codice per una nuova tirannia del lavoro che abbiamo accolto allegramente, convinti che il lavoro avrebbe ricambiato quell’amore. Ora però l'idillio si sta incrinando: al posto delle farfalle nello stomaco, la sensazione nettissima che in questa relazione qualcosa non vada. Perché facciamo sempre più fatica a cogliere il privilegio delle nostre vite precarie?

Con Il lavoro non ti ama Sarah Jaffe ci aiuta a dare un nome e una ragione a questo groviglio di inquietudine, frustrazione e senso di colpa che fa da basso continuo alle nostre giornate lavorative, intrecciando le singole storie di lavoratrici e lavoratori a un’acuta analisi della storia recente. Guidata da Marx e Silvia Federici, Mark Fisher e bell hooks, Guy Standing, Selma James e molti altri, Jaffe ci mostra che il neoliberismo è anche un progetto di manipolazione delle emozioni, ma è un progetto che sta crollando ed esiste una possibilità di lotta a partire dalle sue rovine. Questo non è soltanto un libro che «fa pensare»: è un’istigazione al cambiamento, lo strumento per accendere una rivoluzione. «La beffa più grande del capitale è stata convincerci che il lavoro sia il nostro più grande amore», scrive Jaffe.

«Liberare l’amore dal lavoro, allora, è la chiave per ricostruire il mondo».

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Jason Hickel

The Divide

Giuda per risolvere la disuguaglianza globale

Una frattura si allarga sempre di più. L’abbiamo ignorata, sottovalutata, creduta lontana, eppure da cinquant’anni si amplia e si ramifica, spalancando voragini tra i continenti, le nazioni e i cittadini stessi. È «the Divide», il divario economico tra ricchi e poveri del mondo: 4,3 miliardi di persone vivono con meno di 5 dollari al giorno mentre otto uomini posseggono la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta. Per decenni economisti, politici e agenzie per lo sviluppo ci hanno raccontato che l’origine del problema è di natura tecnica, legata a difficoltà interne dei paesi poveri, e che tutto potrebbe essere risolto se, con l’aiuto dell’Occidente, questi adottassero politiche e piani di intervento adeguati. Ci hanno detto che la povertà sarà sconfitta nel 2030. Non è così. Jason Hickel ripercorre la storia dello squilibrio economico globale, smontando una dopo l’altra le bugie che ne hanno accompagnato la narrazione e mettendo in luce le responsabilità dei paesi ricchi: da Cristoforo Colombo e dalla nascita del colonialismo al discorso di insediamento del presidente Truman nel 1949, quando nacque la retorica degli aiuti ai paesi «sottosviluppati»; dagli interventi militari per impedire la costituzione di modelli economici alternativi, come nel Cile di Allende, all’istigazione al debito portata avanti dalle banche occidentali. Ma The Divide non è solo un regolamento di conti col passato. È un libro che apre spiragli per il domani, presentando soluzioni rivoluzionarie ai problemi della disuguaglianza: democratizzazione dei principali organi internazionali di governance come l’Organizzazione mondiale del commercio e il Fondo monetario internazionale, istituzione di un salario minimo globale, ripensamento del valore attribuito al Pil, investimenti sostanziali nell’agricoltura rigenerativa. Come afferma lo stesso Hickel: «Una volta che la gente inizierà a rifiutare la storia unica dello sviluppo, il futuro sarà fertile e ricco di possibilità»

Jason Hickel

Jason Hickel, antropologo, ha insegnato presso la London School of Economics, la University of Virginia e la Goldsmiths, University of London ed è membro della Royal Society of Arts. Collabora con The Guardian, Al Jazeera e numerose testate online. Oltre a The Divide ha pubblicato Democracy as Death (2015).

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Maura Gancitano
Specchio delle mie brame

La prigione della bellezza                       .
2022
Super ET Opera viva
pp. 184
€ 14,00
 
La bellezza oggi è qualcosa di ben preciso a cui adeguarsi: un certo modo di vestire, di mangiare, di parlare, di camminare. Non si tratta di una questione puramente estetica, ma di una tecnica politica di esercizio del potere. In altre parole, di una gabbia dorata in cui non ci rendiamo conto di essere rinchiusi.
 

 

Il libro

L’idea che la bellezza sia qualcosa di oggettivo e naturale è una superstizione moderna. Infatti non è mai esistita un’epoca in cui non convivessero estetiche e sensibilità diverse. Il culto della bellezza è diventato una prigione solo di recente: quando le coercizioni materiali verso le donne hanno iniziato ad allentarsi, il canone estetico nei confronti del loro aspetto è diventato rigido e asfissiante, spingendole alla ricerca di una perfezione irraggiungibile. Qui sta il punto: l’idea di bellezza ha subito con la società borghese uno spostamento di significato, da enigma a modello standardizzato che colonizza il tempo e i pensieri delle donne, facendole spesso sentire inadeguate. Il risultato è che viviamo in un tempo in cui le persone potrebbero essere finalmente libere, ma in cui, al contrario, ha valore e dignità solo ciò che risponde a determinati parametri. Ripensare la bellezza al di là dell’indottrinamento e del consumo significa coglierla come percorso di fioritura personale, lontano da qualunque tipo di condizionamento esterno. In questo libro Maura Gancitano racconta la storia di un mito antico quanto il mondo e ci fa vedere come le scoperte della filosofia, dell’antropologia, della psicologia sociale e della scienza dei dati possano distruggere un’illusione che ci impedisce ancora di ascoltare e seguire i nostri autentici desideri e di vivere liberamente i nostri corpi.

 
 

 



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