Italo Calvino e i suoi libri – “Che barba fare lo scrittore”
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Lucio Gambetti, con questo libro straordinario per ricerca e “tassonomia” di tutti gli scritti di Calvino, traccia la storia e la vita di questo grande scrittore a partire da questa premessa, quasi in punta di piedi, limitando al minimo indispensabile l’intromissione nella sua vita privata.
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Scrive Gambetti nell’introduzione: «Una tra le sintesi più efficaci utilizzate per definire l’editoria letteraria nel secolo scorso è stata quella che ha interpretato il Novecento come il secolo dei “letterati editori”. Tra le numerose figure che hanno ricoperto questo ruolo, Italo Calvino è stato certamente, per la seconda metà del secolo, uno tra i pochi che sono riusciti a far convivere il ruolo di scrittore con quello di editore, senza che il secondo impoverisse il primo».
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Anche in considerazione di questo doppio ruolo l’obiettivo di questo libro è quello di ricostruire il percorso intellettuale di Calvino e la sua carriera di scrittore e di editore attraverso i libri che ha scritto ma anche attraverso quelli che, nel corso della sua attività editoriale, ha curato direttamente o ha pubblicato nelle collane da lui dirette.
La raccolta iconografica qui contenuta presenta al lettore per la prima volta in un corpo unitario tutti i libri scritti, curati e/o tradotti da Calvino, nonché, quasi interamente, quelli ai quali ha partecipato con scritti o racconti d’occasione.
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Lucio Gambetti vive a Genova e si occupa da anni di bibliografia e di storia dell’editoria.
L'obiettivo è "ricostruire il percorso
intellettuale di Calvino e la sua carriera di scrittore con
pochi e limitati dettagli biografici, ma soprattutto attraverso
i suoi libri, intendendo con 'suoi libri' sia quelli da lui
scritti sia quelli curati", spiega Gambetti nell'introduzione.
Pagina dopo pagina, si delinea il profilo, dalla giovinezza alla
maturità: dai sei che prendeva a scuola a quando, poco dopo il
diploma di maturità, si diletta a scrivere recensioni a film
come San Giovanni decollato, con protagonista Totò.
Calvino si laurea con una tesi su Conrad e il voto di 103 su
110, legge l'Orlando innamorato, il Don Chisciotte, il Barone di
Münchausen, tre classici fonte d'ispirazione per Il visconte
dimezzato: "Nel 1951 … mi sono messo a scrivere come mi veniva
più naturale cioè inseguendo i ricordi delle letture che
m'avevano più affascinato fin da ragazzo … Anziché sforzarmi di
costruire il libro che io dovevo scrivere … preferii immaginarmi
il libro che mi sarebbe piaciuto leggere… volevo soprattutto
scrivere una storia divertente per divertire me stesso e
possibilmente per divertire gli altri", rivelava Calvino.
Alternava a momenti di estrema simpatia, in cui era divertentissimo, quasi buffo e paradossale …pause in cui si faceva taciturno e lontano, in cui sembrava non avesse anima né sentimenti". Calvino, quando parlava di sé, si paragonava a Palomar:"E' una proiezione di me stesso. Questo è il libro più autobiografico che io abbia scritto, un'autobiografia in terza persona: ogni esperienza di Palomar è una mia esperienza."
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