SUSAN SONTAG
SULLE DONNE
Einaudi
Stile Libero Extra
pp. 201
a cura di David Rieff - traduzione di Paolo Dilonardo
«Se le donne cambieranno, gli uomini saranno costretti a cambiare. Ma
non lo faranno senza opporre una considerevole resistenza. Nessuna
classe dominante ha mai abdicato ai propri privilegi senza lottare».
Uguaglianza, bellezza, invecchiamento, sessualità, fascismo. Ancora
attualissimi, i saggi sulle donne di una delle pensatrici piú
formidabili, originali e influenti del Novecento sono una chiave
irrinunciabile per comprendere la modernità.
Il libro
«Le idee piú interessanti sono le eresie», scriveva Sontag e i testi qui raccolti ne sono la dimostrazione. Sulle donne riunisce per la prima volta i pezzi piú importanti sulla questione femminile pubblicati da Sontag tra il 1972 e il 1975. Pagine seminali con le quali Sontag, come dice Benedetta Tobagi nella splendida prefazione, «dimostra una capacità critica che combina le qualità di una mente affilata e l’attitudine caratteriale a essere sempre e comunque una “scrittrice antagonistica, una scrittrice polemica”».
Invecchiare: due pesi e due misure
Il terzo mondo delle donne
La bellezza di una donna: fonte di discredito o di potere?
La bellezza: come cambierà?
Fascino fascista
Femminismo e fascismo: uno scambio epistolare tra Adrienne Rich e Susan Sontag
L’intervista a «Salmagundi»
La scrittura lucida, direi cristallina, di Susan Sontag, ritrova tutta la sua straordinaria attualità in una serie di saggi e interviste 'Sulle donne' ora meritoriamente proposte in un unico volume da Einaudi Stile Libero, sempre a cura del figlio David Rieff che ne ha celebrato il talento, qui nella traduzione di Paolo Dilonardo.
Come sottolinea Benedetta Tobagi nella prefazione al volume, "cinquant'anni e non sentirli - purtroppo, vien da dire". Si tratta infatti di testi scritti e pubblicati tra il 1972 e il 1975 che "conservano sotto molti aspetti una spiazzante attualità". Ad esempio in ''Invecchiare: due pesi e due misure'' Sontag parla della differenza nella concezione sociale del passare del tempo rispetto alla percezione del maschile e del femminile, rilevando che "tutte le moderne società urbanizzate - a differenza di quelle tribali o rurali - disdegnano i valori della maturità e ricoprono di onori le gioie della giovinezza".
In un mito dell'eterna giovinezza appunto che via via assume quasi i caratteri della patologia. In un mondo non ancora segnato dall'ossessione dei social network - ma del quale l'autrice già percepisce il cammino verso la dimensione fluida - le donne che descrive la scrittrice sono ostaggio di una società che "offre alle donne che invecchiano meno gratificazioni di quelle concesse agli uomini" e per le quali "l'invecchiamento è un umiliante processo di graduale squalifica sessuale". Per Sontag dunque "le donne dovrebbero permettere al loro volto di mostrare la vita che hanno vissuto. Le donne dovrebbero dire la verità", liberandosi dalle schiavitù del ruolo che ha nella falsa bellezza e nella falsa fragilità un suo cardine fondamentale, che ancora resiste in parte, se non del tutto, a cinquant'anni di distanza.
Ad oggi gli obiettivi che pone Sontag sono solo in parte realizzati, come quello della parità salariale. La scrittrice chiede ad esempio che sia possibile l'accesso ad ogni tipo di professione e di lavoro, anche quando si tratta di ruoli basati sulla forza fisica, aspetto sul quale si sono senza dubbio fatti passi in avanti. Lei chiede però "un mutamento non meramente riformista ma radicale"', concettualmente radicale, che ad oggi ancora non c'è stato. A partire dall'idea stessa di famiglia ad esempio, a suo avviso "un disastro psicologico e morale. Una prigione di repressione sessuale, il terreno di gioco di un incoerente lassismo morale, un museo di possessività, una fabbrica di sensi di colpa, e una scuola di egoismo". Qualcosa insomma in cui non è difficile immaginare la violenza dei femminicidi che sono una piaga di drammatica attualità.
In tutto ciò un tema fondamentale che Sontag ripropone è quello del sostegno di genere, perché a suo avviso "la prima responsabilità di una donna 'liberata' è quella di vivere la vita più piena, più libera e più immaginativa possibile. La seconda è la solidarietà nei confronti delle altre donne". Un cammino che, come sottolinea Benedetta Tobagi nella bella prefazione, "è profondo e spesso doloroso", un "tassello indispensabile e irriducibilmente singolare dentro a una grande marcia in cui si avanza soltanto insieme".
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