... Ecco, finchè lei è qui, tutto va ancora bene: mi avvicino e la guardo ogni minuto; ma domani la porteranno via e come farò quando rimarrò solo?
LA MITE
Fëdor Michajlovic Dostoevskij
Editore: Feltrinelli; 4 edizione (5 giugno 2013)
Pagine 103
€ 10,00
IL LIBRO
"Immaginate un uomo, accanto al quale sta stesa su un tavolo, la moglie suicida che qualche ora prima si è gettata dalla finestra. L'uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri... Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce da se stesso". Così Dostoevskij presenta al lettore il proprio racconto: 'fantastico' perché registra come sotto dettatura i pensieri che si svolgono nell'interiorità dell'uomo, ma anche estremamente 'reale' nella sua verità psicologica. Passando attraverso vari sentimenti spesso contraddittori, prima discolpandosi, quindi accusando, dandosi spiegazioni che si riveleranno fasulle, il protagonista giunge a poco a poco alla verità. Introduzione di Paolo Di Stefano.
RECENSIONE
Fedor Dostoevskij, scrittore russo contemporaneo di Tolstòj (visse infatti dal 1821 al 1881 e le sue opere maggiori furono pubblicate negli anni Sessanta e Settanta) è tuttavia autore profondamente diverso da quello, che si poneva ancora all'interno della grande tradizione romantica del romanzo storico.
Dostoevskij è, in un certo senso, uno scrittore più moderno sia come tematiche sia come tecniche narrative: tema privilegiato dei suoi romanzi è quello di una sorta di "viaggio" all'interno della psicologia del personaggio, per scoprirne le zone più oscure dell'essere, in cui sono nascoste le motivazioni di atti che altrimenti risulterebbero assurdi, privi di senso.
Spesso Dostoevskij parte da fatti di cronaca nera (omicidi, suicidi) e indaga a ritroso, attraverso una ricostruzione dall'interno del personaggio, le motivazioni che lo hanno condotto al delitto, al "male". I destini dei personaggi si aggrovigliano e si intrecciano e, per rendere questo rapporto strettissimo, per cui la volontà dell'uno determina il destino dell'altro, i personaggi sono presentati attraverso le parole e soprattutto i pensieri degli altri personaggi.
La mite, pubblicata nel 1875: si tratta dei due capitoli iniziali, in cui il protagonista, una strana figura di gentiluomo decaduto per una sua presunta colpa e dedito ora al prestito di denaro ad usura, si interroga, davanti al cadavere della giovane moglie sui motivi che l'hanno condotta al suicidio. Su uno sfondo sociale di squallore e di totale negazione dei valori, perfino degli affetti familiari (la ragazza, sfruttata e picchiata, sta per essere "venduta" dalle zie ad un rozzo bottegaio), attraverso un lungo monologo interiore del protagonista, Dostoevskij ricrea magistralmente due personalità: quella di un uomo che vuole essere apprezzato, e amato, per ciò che egli non comunica alla sua sposa, ma che ella dovrebbe intuire (a differenza del mondo che lo ha respinto ed emarginato), sciogliendo "l'enigma" che egli silenziosamente le propone; e quella di lei, una fanciulla che vediamo solo attraverso i ricordi del marito, giovanissima, ingenua ma dignitosa, che trova nel suicidio una forma di definitiva protesta, o forse una risposta ad una situazione a cui ella si sente sempre e comunque inadeguata. Il tutto attraverso un flusso di pensieri e di ricordi in cui, come dice Dostoevskij stesso nella Prefazione, il marito <<parla con se stesso, racconta la cosa, se la chiarisce. Malgrado l'apparente coerenza delle sue parole, alcune volte si contraddice, nella logica e nei sentimenti.>>
Gradatamente egli davvero chiarisce l'accaduto, "mette ordine nei suoi pensieri". <<La successione dei ricordi evocati ineluttabilmente lo conduce alla verità. La verità ineluttabilmente eleva la sua mente e il suo cuore. La verità si rivela all'infelice con una certa chiarezza, almeno per lui.>>
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