martedì 21 gennaio 2020

RECENSIONE #14/2020 OSSIGENO by SACHA NASPINI - EDIZIONI E/O




OSSIGENO
SACHA NASPINI
EDIZIONI E/O
Pagine 220
Euro 16



Il libro


Il punto non è che mio padre è mio padre.
Il punto è che sono suo figlio.
 
Sacha Naspini porta aria nuova nel romanzo italiano: un soffio di mistero e poesia.
Dopo il successo delle Case del malcontento l’autore offre ai lettori nuove emozioni, nuovi brividi, nuove sorprese e nuovi turbamenti.
Laura scompare nel nulla il 12 agosto del ’99, a otto anni. Viene ritrovata in un container il 6 ottobre del 2013. Adesso di anni ne ha ventidue. Luca sta cenando con suo padre, i carabinieri irrompono, portano via l’uomo. Le accuse mosse nei confronti dello stimato professor Carlo Maria Balestri sono gravissime: dietro la facciata di un antropologo di fama si nasconde il Male. Suo figlio non può che assistere alla scena, impotente. Cosa succede se un giorno scopri che la persona che ti ha generato è un mostro? Ossigeno è la storia di ciò che resta. La cattura del maniaco non è la fine di un incubo: segna l’inizio di nuove vite. L’esperimento perverso del professor Balestri continua: non imprigiona più delle bambine in una scatola di ferro, ci sono altre gabbie con le quali in molti devono confrontarsi. Per esempio quella genetica, del sangue, da cui Luca non ha via d’uscita. E com’è parlare a una figlia sopravvissuta a quattordici anni di reclusione? Laura sorride, si comporta come una ragazza normale. Ma a volte è colta da una sorta di raptus: dopo essersi persa nella città entra in un bar qualsiasi e si chiude in bagno. Se può, resta lì anche per un’ora. È il suo modo per riprendere fiato e poi tornare all’aperto, in apnea. Qualcuno è lì, la sta seguendo e lei lo sa. La domanda che continua a risuonare è questa: chi ha rinchiuso chi?

L'autore

Sacha Naspini
Sacha Naspini è nato a Grosseto nel 1976. Collabora come editor e art director con diverse realtà editoriali. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo L’ingrato (2006), I sassi (2007), I Cariolanti (2009), Le nostre assenze (2012), Il gran diavolo (2014), Le Case del malcontento (2018) e Ossigeno (2019). È tradotto in vari Paesi. Scrive per il cinema.

 RECENSIONE

L'intrecciarsi di coincidenze e situazioni è un tono costante, mai gridato ma tratteggiato con ingenuo stupore, ti ritrovi così a dieci anni di distanza, in una narrativa claustrofobica che ripercorre le storie di personaggi, racchiusi in una buca sotto terra: nel romanzo Ossigeno si mostra un immagine di container per poi lasciare spazio ad altre forme di <<gabbie>>.
La narrativa di Naspini ha conosciuto anche lo <<scenario>> il metro di giudizio più scomodo per misurare gli affetti, esplorano le assenze, la reclusione che, si fa ora condizione stessa del vivere dei personaggi. Nel farlo, la distanza che dà la memoria conta quanto la presenza della letteratura con la sua forza, di cristallizazione emotiva, compresa colei che è stata liberata.

Riferimento a Laura, la vittima del rapimento: 

"Il giorno in cui hanno liberato lei hanno rinchiuso me" (così Luca, il figlio del rapitore).
          "Laura è stata salvata da una gabbia e ha <<rinchiuso noi>> (la madre della rapita).

Ossigeno, rievoca eventi che avevamo dati per persi, e agli eventi accosta, sentimenti, li riconsegna intatti nel tempo. Al centro del racconto c'è la liberazione di un sequestrato. Che avviene il 6 ottobre 2013, 14 anni dopo il 12 agosto 1999 del rapimento, quando del tutto casualmente la polizia si imbatte nel container nel quale la bambina è stata rinchiusa a 8 anni.

Ossigeno è un romanzo di <<assenze>>. Assente è infatti, il personaggio <<motore>> del romanzo, Carlo Maria Balestri, luminare di antropologia, un padre modello nel quale il figlio Luca si identifica, ma che ora, riscoprendosi figlio <<del mostro>>, vive il dramma di portare in sè il germe di quel Male.

Quanto all'altra assenza, è appunto l'<<Ossigeno>>: quel sentirsi in gabbia, a partire da Laura, che ha necessità di aver bisogno di una <<cella>>, perchè <<senza la gabbia non sei niente>>, la verità è che lei non è mai uscita da lì. Tanto che viene da domandarsi: <<Chi ha rapito chi?>>  E' la domanda che attraversa il romanzo.

Se l'alternanza di <<voci>> invade talvolta troppo il disorientamento, il senso di colpa, gli permette anche di toccare con talento altri temi che circondano quel <<cerchio imperfetto>> che è il riflesso: la vita vissuta all'ombra di una realtà interiore a tutti comune: la condizione di reclusi.

Il ritmo narrativo pone lo stesso personaggio, come per esempio con Laura e, le sue differenti <<voci>> di adolescente impegnata nel container a sopravvivere e, di fredda vendicatrice col ritorno in libertà. Sono due le azioni che può compiere Laura e che, galleggiano sulle acque desiderio: scavare nel proprio animo o seppellirsi nelle cose del <<mondo>>. Un connubio votato potenzialmente alla completa comprensione e accettazione, che viene evocato con la celerità di una cronistoria.

L'opportunità del lungo ricordo? Il romanzo di Naspini tocca anche altri temi quali la doppia personalità o di come si vivono i cambi di identità. Qui si pone l'ultimo capitolo, i protagonisti del romanzo si trovano a percorrere due vie, opposte eppure sempre contigue. La scintilla divisoria scatterà in <<Un'ipotesi di futuro>>, nel quale si legge di un trasferimento negli Stati Uniti di Laura sotto nuove sembianze, situazioni, l'altro attraverso il cammino impazzito e sregolato della vera letteratura, già affrontato da Naspini in <<Le nostre attese>>. Ma di tale realtà pagherà proprio lo scotto il sentimento da cui è nato tutto: La mia libertà è una prigione.


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