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IL
LIBRO - Una scatola di biscotti con dentro centoquarantatré
franchi, l’abito buono indossato per festeggiare il diploma di terza media,
un paio di oggetti di scarso valore gettati alla rinfusa in una borsa: ecco
tutto il patrimonio che Maurice, detto Momo, e Marie Moscowitz,
rispettivamente quattordici e undici anni, riescono a portarsi via il
giorno d’agosto del 1941 in cui scappano come ladri dalla loro casa di rue
des Érables a Parigi, accompagnati dal direttore di papà Moscowitz,
Monsieur Surreau, il presidente degli stabilimenti Surreau, piombato in
piena notte nell’appartamento per condurli in salvo.
Nel 1941, in Francia, basta avere in tasca una carta d’identità barrata con
la parola EBREO, sputata come un insulto, per essere deportati. Dopo un
controllo ai documenti, papà Moscowitz è stato arrestato mentre passeggiava
per le strade della capitale. Della madre dei ragazzi, invece, come di
tante «israelite» che, come dice Monsieur Surreau, «lasciano i figli
davanti alla porta dell’orfanotrofio e se ne vanno come ladre», non si sa
nulla. Dopo aver preso le carte d’identità dei ragazzi per bruciarle e aver
raccomandato loro di scegliersi «un cognome che suoni francese», Monsieur
Surreau li deposita nella polverosa, minuscola soffitta di un palazzo nei
pressi di Les Halles, il celebre mercato di vendita all’ingrosso del primo
arrondissement.
In quel luogo angusto, tuttavia, Momo e Marie non sono destinati a una
triste esistenza clandestina. Un mondo nuovo e affascinante si schiude
davanti ai loro occhi. La stanza accanto alla loro è, infatti, il regno di
Bulle e delle sue amiche. Un regno fatto di notti di bisbigli e sussurri
maschili e voci di donne con l’accento delle periferie, alla maniera delle
cantanti di Montparnasse. Un regno la cui regina incontrastata è
l’affascinante, generosa Bulle, più bella di Marlene Dietrich per Momo, con
le sopracciglia che tracciano due grandi archi rossi sopra gli occhi verdi
e il naso dritto e sottile.
A pochi passi dal palazzo, nel luogo in cui Momo sovente si avventura per
procurarsi il cibo per sé e Marie, vi sono poi Les Halles, montagne di
ferro e ghisa, di luce e di rumore, dove si alternano macellerie, tripperie
e pescherie gigantesche, piene di ogni ben di dio anche in quell’anno di
guerra, e dove spicca la zazzera grigia di La Ridelle, il pescivendolo con
le braccia che sembrano due tronchi di legno da ardere. Con la città occupata
da un anno dalle truppe naziste, il pericolo per Momo e la piccola Marie è,
tuttavia, ancora in agguato. Ispirato a una storia vera, Momo a Les
Halles è un romanzo sulla scoperta della vita, dell’amore e del potere
della solidarietà, con un giovane protagonista destinato a entrare nel
cuore dei lettori.
Philippe Hayat Laureato presso l’École Polytechnique e specializzato
all’ESSEC di Parigi, Philippe Hayat ha fondato, nel 2007, 100.000
Entrepreneurs, un’associazione volta a incoraggiare e promuovere
l’imprenditoria giovanile. Momo a Les Halles, accolto in
Francia da un grande successo di pubblico e di critica, è il suo primo
romanzo.
«Un
ragazzino sopravvissuto, che riesce a imporsi in un’epoca ostile. Un
destino epico e toccante».
Livres
«Un grande romanzo popolare».
Au Femenin
«Come non smettere mai di sperare… le peripezie di un ragazzino ebreo e
della sorella durante l’occupazione nazista».
Le Parisien
«Momo a les Halles merita di essere inserito fra i romanzi di
punta dell'anno, pur essendo l'opera prima di un imprenditore ».
Daniela Pizzagalli, Avvenire
Traduzione dal francese di Roberto Boi
Euro 18,00
416 pagine
EAN 9788854508569
I NARRATORI DELLE TAVOLE
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