SINOSSI
Leo non studia molto, ma è bravo a scuola. Non fuma tanto, ma un po’ d’erba sì. Ha una madre, Margherita, che lavora come assistente sociale e un padre che è stato matematico, è stato intelligente, è stato vivo l’ultima volta nel mare e poi è scomparso tra le onde con il pigiama e le ciabatte. Leo odia i pigiami, le ciabatte e non si fida più del mare, forse di nessuno. Odia tutte le cose fino a quando nella sua vita non arriva Florin, un ragazzino rumeno che non studia, non ha una casa, non ha madre né padre – o magari sì ma non ci sono – e si prostituisce. Florin si prostituisce e la madre di Leo decide di ospitarlo, sistemandolo nella camera del figlio, perché l’appartamento è piccolo e perché «forse potete farvi bene l’un l’altro». Leo che non ha mai fatto l’amore con nessuno e Florin che fa l’amore con tutti condividono la stessa stanza. Leo pensa di odiare Florin, che comunque è meglio di una cosa, è vivo. Leo è tutto cervello e Florin è tutto corpo: questo pensa Leo, che racconta la storia. La “scimmia” lo chiama, come una delle tre scimmiette: Iwazaru, quella che non parla. In realtà entrambi i ragazzi sono ancora forti di una fragile interezza, perché sono adolescenti e hanno ferite profonde ma corpi e sentimenti giovani. Comincia così, tutta storta, l’avventura del loro viaggio a occidente, fra estraneità e appartenenza: mistico per Leo – in continuo contatto con un tribunale immaginario che cerca di convincerlo di avere ucciso il padre – e fisico per Florin – in balia di uomini violenti in un mondo più violento ancora. Scritto in una lingua immaginifica e ironica, intelligente e musicale, L’età straniera racconta un mondo vocale: è nelle voci che questa storia e tutte le storie si sviluppano – le parole di Florin che mancano, quelle in cui Leo si rifugia.
Autore
Marina Mander
, 1° ed.
scrittrice triestina, vive a Milano. Tra le sue opere di narrativa:
Ipocondria fantastica (Editori associati – Transeuropa 2000, et al.
2012), Catalogo degli addii (et al. 2010), La prima vera bugia (et al.
2011, di prossima ripubblicazione presso Marsilio), tradotto in diversi
paesi europei e negli Stati Uniti, Nessundorma (Mondadori 2013,
finalista al Premio Rapallo-Carige), Il potere del miao. I gatti che mi
hanno cambiato la vita (Mondadori 2015). Ha scritto per Il Piccolo,
Vanity Fair e The New York Times.
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SINOSSI
Sono sempre stati in due, Alissa e Anton. In due nel minuscolo
appartamento di Mosca in cui vivevano con i genitori. In due sul treno
che, dopo trentasei ore, li condusse in Germania, in fuga
dall’antisemitismo di un’Unione Sovietica ormai in pezzi. In due a
scuola, tra gli insulti razzisti dei compagni e il desiderio di trovare
il proprio posto nel mondo. Quando Anton sparisce, l’unico indizio per
seguirne le tracce è una cartolina che arriva da Istanbul, e anche se
sopra non c’è scritto nulla, Ali sa che è lì che suo fratello si
nasconde. Si lascia allora alle spalle la vita a Berlino, lo studio
della matematica e gli allenamenti di boxe, e parte, impaziente di
riunirsi al gemello – la persona che condivide i suoi ricordi, il suo
specchio. Nella città sul Bosforo, le indagini di Alissa cominciano nel
mondo sotterraneo di una metropoli scintillante e tentacolare,
profondamente lacerata da una violenza politica senza precedenti. La
ricerca di Anton diventa per Ali l’occasione per scavare nella storia
della sua famiglia, segnata dalle vicende che hanno scosso l’Europa del
Novecento, ma anche dalla violenza domestica, da incontri fortuiti,
matrimoni combinati e grandi storie d’amore. E mentre intorno a lei
parole come “casa”, “paese”, “lingua madre” e “genere” non hanno più
alcun significato, Ali riesce a scavare anche dentro di sé e a
interrogarsi su un corpo in cui non si riconosce, sull’eredità culturale
che porta in dote e sui contorni di un avvenire senza certezze e senza
confini.
AUTORE
è nata a Volgograd nel 1985, è cresciuta a Mosca e vive tra Berlino e
Istanbul. Emigrata con la famiglia in Germania nel 1995, ha studiato
letteratura, teatro e comunicazione all’università di Hildesheim e oggi
insegna scrittura creativa. I suoi racconti e le sue poesie hanno
ricevuto numerosi riconoscimenti, le sue pièce teatrali sono state
tradotte e messe in scena in più di venti paesi. Fuori di sé, il suo
primo romanzo, è stato finalista al Deutscher Buchpreis, il più alto
riconoscimento letterario tedesco, ed è in corso di traduzione in
quattordici lingue.
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SINOSSI
Roma, estate 2017. Durante un servizio di routine sulle misure di
sicurezza a Fiumicino, la giornalista Amalia Pinter manda a monte
un’operazione del suo ex amico Alfredo Pani, poliziotto che ha fatto
carriera nel nucleo d’élite contro la criminalità organizzata. Per colpa
della ragazza, si perdono le tracce di un corriere dell’Ascia Nera, la
più pericolosa e spietata fazione della mafia nigeriana lanciata alla
conquista dell’Europa continentale attraverso un patto con i clan
siciliani. Nel frattempo, al Vero Investigatore, il piccolo quotidiano
in cui lavora Amalia, le cose non vanno bene. Il Capo la spedisce a
un’asta di pietre preziose dove un rarissimo diamante rosso viene
acquistato da un tycoon brasiliano, Ezequiel Alves, che protegge in modo
morboso la propria privacy. Lo chiamano “l’uomo dal tocco magico”,
perché in pochi anni ha scalato il settore acquistando giacimenti
esauriti e rendendoli di nuovo produttivi. Quando le due piste,
inaspettatamente, si incrociano, Amalia si ritrova “arruolata” come
agente sotto copertura. Da un cruento Palio di Siena agli antichi
palazzi nobiliari di Palermo, però, un dubbio la tormenta: di chi può
davvero fidarsi? Chi dice la verità? La giovane giornalista dovrà
inerpicarsi fino a una clinica sperduta in mezzo alle Madonie per
scoprire cosa ha trasformato un bambino in un sopravvissuto. E per
riavvolgere il filo che lega, da molto lontano, i protagonisti di un
sogno trasformatosi in sodalizio criminale.
AUTORE
Federica Fantozzi
è nata a Roma. Giornalista professionista, è stata cronista
politica e parlamentare per l’Unità e si occupa di comunicazione
economica. Scrive o ha scritto per il venerdì, L’Espresso, Sette, Il
Mattino, La Nazione, la Repubblica, Italia Oggi. È autrice di tre
romanzi thriller, tutti editi da Marsilio: Caccia a Emy (2000), Notte
sul Negev (2001) e Il logista (2017). Con Roberto Brunelli ha scritto la
biografia di Enrico Letta (pubblicata da Editori Internazionali Riuniti
nel 2013).
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A via della Mercede c'era un razzista
Lo strano caso di Telesio Interlandi
1° ed.
2019
978-88-317-0023-3
SINOSSI
Nell’epoca desiderosa di oblio che fu il secondo dopoguerra italiano, la
storia di Telesio Interlandi, l’intellettuale che più spudoratamente
approvò le leggi razziali in Italia, fu dimenticata con un certo
sollievo. Eppure la sua figura rimane centrale per capire il contesto
culturale di quegli anni. Se infatti, grazie al rapporto personale con
Mussolini, da direttore dal 1938 al 1943 della «Difesa della razza»
Interlandi fu portavoce del fascismo più intransigente e fanatico, allo
stesso tempo sulle colonne del «Tevere» e «Quadrivio» diede spazio alle
migliori firme dell’epoca, da Vincenzo Cardarelli a Mario Soldati, da
Luigi Pirandello a Corrado Alvaro, mostrando un fiuto giornalistico e
una raffinatezza editoriale eccezionali. Nella sua vicenda Mughini si
imbatté quasi per caso. «Perché non lo scrive lei il libro su mio padre
che Sciascia non potrà mai scrivere?», fu la richiesta che, all’indomani
della morte dello scrittore siciliano, Mughini si sentì rivolgere dal
figlio di Interlandi, la cui figura avrebbe dovuto essere al centro di
un volume concepito come un secondo Affaire Moro. Nacque così A via
della Mercede c’era un razzista, che, sfuggendo alla distinzione tra
saggio e romanzo, ricostruisce gli ambienti di una Roma degli anni
trenta come una piccola Atlantide sommersa, ricca di fermenti, di
battaglie di idee e di esperimenti che appartengono a pieno diritto alla
cultura europea dell’epoca, e riesce allo stesso tempo a rivelare
l’origine profonda di alcuni moti che scuotono ancora oggi l’Italia.
AUTORE
Giampiero Mughini
(Catania, 1941), narratore delle vicende politiche e sociali del nostro paese (Addio compagni, 1987; Gli anni della peggio gioventù, 2009; Addio gran secolo dei nostri vent’anni,
2012), è stato tra i fondatori del «Manifesto», ha collaborato con
«L’Europeo», «Panorama», «il Giornale» di Montanelli, «Libero», «il
Foglio». Dalla fine degli anni ottanta si è distinto come opinionista
sul piccolo schermo. Collezionista e bibliofilo, ha pubblicato da ultimi
La stanza dei libri (2016), Sempre una gran signora. Lettere d’amore alla Juventus (2017) e Che profumo quei libri (2018). Per Marsilio è uscito Era di maggio. Cronache di uno psicodramma (2018).
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SINOSSI
La strana storia dell’Isola Panorama è un romanzo mystery che ben
esemplifica le caratteristiche che hanno reso Edogawa Ranpo un luminare
di questo genere letterario. Il protagonista, Hitomi Hirosuke, è un
eccentrico trentenne squattrinato con velleità artistiche che vive di
espedienti e coltiva la bizzarra utopia di creare un paradiso terrestre.
Un giorno gli si presenta inaspettatamente l’occasione di mettere in
atto il proprio piano poiché viene a sapere che un suo compagno dei
tempi dell’università, un ricco possidente a cui per uno strano scherzo
del destino assomiglia in maniera impressionante, è venuto recentemente a
mancare in seguito a una crisi epilettica. Hirosuke gli si sostituirà
convincendo tutti di essere stato vittima di una sepoltura prematura -
errore frequente nel caso di persone affette da epilessia -, e
approfitterà del suo nuovo status sociale ed economico per realizzare la
sua inquietante fantasia al largo di un’isola disabitata. Un intreccio
ben congegnato che si dipana tra macabri dissotterramenti e occultamenti
di cadaveri, omicidi efferati e suicidi simulati, folli utopie e crisi
di onnipotenza conduce il lettore verso un finale pirotecnico in cui il
protagonista dovrà affrontare la figura di un detective che sembra
essere pronto a smascherarlo.
Autore
Ranpo Edogawa
, nom de plume di Hirai Tarō, è stato uno dei più rappresentativi e
prolifici scrittori di detective stories giapponesi. Vissuto tra il 1894
e il 1965, debutta nel 1923 sulle pagine della rivista «Shinseinen»
(Gioventù nuova) scegliendo uno pseudonimo che nella pronuncia
giapponese richiama il nome di Edgar Allan Poe, uno dei suoi punti di
riferimento letterari. Negli anni successivi scriverà più di cento opere
tra racconti brevi e romanzi, fra cui La moneta da due sen, Il delitto
della salita D. e La belva nell’ombra. Maestro del genere mystery e
poliziesco, i temi principali intorno a cui è imperniata la sua poetica
sono la problematizzazione del concetto di identità e il disagio
indotto dalla modernizzazione e dal nuovo stile di vita metropolitano,
intrisi di un’estetica decadentista macabra e grottesca.
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I Ciardi. Paesaggi e giardini
a cura di Giandomenico Romanelli, Franca Lugato
, 1° ed.
2019
SINOSSI
Catalogo della mostra,
Conegliano, Palazzo Sarcinelli,
febbraio – giugno 2019
Conegliano, Palazzo Sarcinelli,
febbraio – giugno 2019
Settanta opere di Guglielmo (Venezia, 1842-1917), Beppe (Venezia, 1875 –
Quinto di Treviso, 1932) ed Emma (Venezia, 1879-1933), raccolte in un
percorso tematico che attraversa circa ottant’anni della scena artistica
italiana ed europea, consentiranno di apprezzare con un taglio critico
originale e inedito, legato soprattutto alla pittura di paesaggio, gli
elementi qualificanti della produzione ciardiana. La ricchezza della
loro scelta a favore del paesaggio si misura nelle radicali novità che
essi (e soprattutto Guglielmo) sanno introdurre in questo genere
pittorico: la luce declinata in tutte le possibili atmosfere, la
presenza viva e palpitante della natura nelle piante, nei campi, nelle
messi, nelle distese di eriche; la maestosità spesso scabra delle masse
montuose, colte nella luce azzurra dell’alba o in quella struggente e
aranciata dei tramonti, i filari, i covoni, i corsi d’acqua.
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