martedì 4 gennaio 2022

RECENSIONE: L'ALTRA CASA by SIMONA VINCI - EINAUDI STILE LIBERO

 Un libro abitabile  e difficilmente abbandonabile.

Caterina Buttitta


SIMONA VINCI

L'ALTRA CASA

EINAUDI STILE LIBERO

Pagine 373, Euro 20

Simona Vinci, Premio Campiello 2016, si inserisce nella grande tradizione delle storie gotiche. Raccogliendo l'eredità di Henry James e di Shirley Jackson, scrive un romanzo vertiginoso e intemperante, che rivela innanzitutto una fiducia inesauribile nella letteratura.

 

 

Il libro

Una villa del Settecento in mezzo alla pianura. E un quartetto di personaggi in crisi, ossessionati dal fallimento e dal bisogno di soldi. La casa li avvolge e li sconvolge, per metterli definitivamente di fronte al proprio destino.

«Immaginò che da qualche parte potesse esserci l’ingresso di un tunnel segreto che conduceva alle viscere della Terra, in una caverna oscura che conteneva il cuore grasso e pulsante della casa. Un cuore enorme, un cuore tripartito come quello dei rettili e collegato alle vene e ai capillari vegetali che percorrevano muri e tetto».

A cosa siamo disposti a rinunciare per seguire le nostre passioni? E quanto delle nostre passioni siamo pronti a trasformare in merce, per il denaro e la posizione sociale? Maura ha rinunciato a quasi tutto per la musica, ma adesso non sa se riuscirà piú a cantare come prima: è un soprano piuttosto famoso che ha appena subito un intervento alla tiroide, e ha pure smesso di credere nel legame sentimentale con Fred, il suo agente. Tuttavia ha accettato lo stesso di partecipare all’evento culturale che lui e Marco stanno organizzando in una villa alle porte di Bologna, evento in cui lei dovrà interpretare i cavalli di battaglia di Giuseppina Pasqua, la cantante lirica amatissima da Verdi alla quale era appartenuta la casa assieme al suo misterioso giardino. Ad aiutarla a prepararsi sarà Ursula, la moglie di Marco: è nata in Russia e sarebbe diventata una pianista classica se la sua infanzia non fosse stata segnata dall’abbandono. Presto nella villa cominciano ad accadere fatti inquietanti e senza spiegazione, che trascinano prima le due donne poi anche gli uomini in una spirale di allucinato sospetto. Indagando in modo originale il rapporto tra passione e sacrificio, ma anche le ombre della maternità, la ferocia e l’urgenza delle relazioni umane, e l’affascinante mistero del tempo, Simona Vinci racconta il momento in cui, davanti a tutte le nostre mancanze, siamo costretti a decidere della nostra vita. E lo fa con una costruzione narrativa che ci incanta e imprigiona come la villa in cui è ambientata.

 

Biografia 

Simona Vinci

Simona Vinci(Milano, 1970) vive a Budrio. Per Einaudi ha pubblicato Dei bambini non si sa niente (1997, 2009 e 2018), la raccolta di racconti In tutti i sensi come l'amore (1999) e i romanzi Come prima delle madri (2003, 2004 e 2019), Brother and Sister (2004), Stanza 411 (2006 e 2018), Strada Provinciale Tre (2007), La prima verità, (2016) Parla, mia paura (2017), In tutti i sensi come l'amore (2018), Rovina (2019) e L'altra casa (2021). Ha scritto il racconto La più piccola cosa pubblicato nell'antologia Le ragazze che dovresti conoscere (2004) e ha collaborato alla raccolta Sei fuori posto (2010).

 

RECENSIONE 

L'altra casa di Simona Vinci è un libro abitato dai fantasmi. Questo per descrivere la direzione di una trama che già a pagina due dichiara le sue intenzioni di smarrimento:<<La realtà è sulla scena e in nessun altro posto>>. Ma cosa significa realtà? E cos'è davvero un posto?

Se lo chiedono due donne molto diverse tra di loro, costrette a convivere in una villa di Brudio (Bologna) in attesa di un grande evento musicale: Maura, cantante lirica che ha subito un intervento alla tiroide e teme di aver perso il controllo della propria voce, e Ursula, pianista di origine russa che deve prepararla al concerto.

Insieme alle due donne ci sono i loro rispettivi compagni, Fred e Marco, i quali vedono nello stanziamento della casa, nota come villa Giacomelli, la maniera più adeguata per preparare al pubblico al momento in cui Maura interpreterà i cavalli di battaglia di Giuseppina Pasqua, mezzosoprano vissuta tra il 1851 e il 1930 e, al tempo, proprietaria della villa.

Ma la casa, sembra avere vita propria. Reagisce all'arrivo di Maura e Ursula, terrorizzandole, per chiamarle a testimoniare. Fin dai primi capitoli si legge di piccoli e originali orrori (un'insalatiera piena di teste di piccione, cambi repentini e assurdi nell'alternanza tra giorno-notte), nei successivi capitoli ci si assiste a un'immersione quasi letterale nelle tante verità su Villa Giacomelli, la maniera più appropriata per preparare il pubblico al momento in cui Maura interpreterà i cavalli di battaglia di Giuseppina Pasqua, mezzosoprano vissuta tra il 1851 e il 1930, al tempo, proprietaria della villa. La Casa registra anche il passaggio di Ursula. Ed è proprio lei, lanciata in scena come personaggio ostile, con sguardi e commenti glaciali che incrinano i rapporti con Maura.

Dopo il romanzo già pubblicato Parla, mia paura (2017), Simona Vinci, torna con un romanzo sull'orrore e il fantastico, mischiandole. E' un romanzo molto curato sulla descrizione delle casa più che dei personaggi. Ne L'altra casa, come accadeva in La prima verità (Premio Campiello nel 2016, in gran parte ambientato sull'isola greca di Leros nel 1992), è la fiction ad arredare il reale, e non viceversa.

Qui il protagonista è la Casa con i muri, pavimenti infissi, spettano più battute dei protagonisti, rumori, scricchiolii, pagine intere di narrazione più che a Maura e Ursula. Chi leggerà L'altra casa si prepari dunque ad essere disorientato dalla narrazione tanto quanto lo sarà da ciò che è narrato. Il romanzo, oltre a raccontare di, sembra esso stesso una casa, poichè viene presentato con: piani, stanze, scale. Vinci ci dice: Il mondo intorno a noi, tiene traccia delle cose che non esistono anche se avrebbero dovuto o potuto, e da questa traccia si liberano i più spaventosi tra i fantasmi: le intenzioni trascurate.

L'altra casa è un libro complesso, ambizioso. E' un libro abitabile e diffcilmente abbandonabile, come la villa in cui è ambientato. Simona Vinci vi ha nascosto dentro un nuovo tipo di orrore, molto contemporaneo: quello di non riuscire a raccapezzarsi. Di non saper riemergere dai grovigli più comuni della vita. Spesso nel romanzo, a Maura viene chiesto se abbia paura, e lei risponde, ma solo tra sè: >>Paura? E di che?>>. La risposta cambia da lettore a lettore: più grande e oscura si immagina la casa in cui si è prigionieri, e cioè il proprio tormento, meglio bisogna cercare

 

 

 




Nessun commento:

Posta un commento