giovedì 10 marzo 2022

RECENSIONE: CAMILA SOSA VILLADA "LE CATTIVE" - SUR

 “Onestamente, Le cattive è quel tipo di libro che, quando l’hai finito, vorresti far leggere al mondo intero.”
Juan Forn
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Camila Sosa Villada  

Le cattive

  Traduzione di Giulia Zavagna
Data di uscita: ottobre 2021

 Prezzo: 16.50 €
223 pagine

Paese: Argentina
Parole chiave:

Traduzione di Giulia Zavagna
Data di uscita: ottobre 2021

Paese: Argentina
Parole chiave:

   
Il libro

Camila non ha ancora vent’anni quando si affaccia per la prima volta sulla zona più buia del Parco Sarmiento. Camila è una donna che ama, soffre, lotta. Camila è Cristian, un bambino che si prova di nascosto i vestiti della madre, i rossetti, gli orecchini, e trema alle sfuriate del padre. Camila è destinata a fare la puttana, a morire buttata in un fosso, così le hanno detto, così le hanno augurato.

Questa è la storia di Camila e del gruppo di donne trans che diventerà la sua famiglia: c’è La Zia Encarna, madre protettrice con i seni gonfi di olio motore, c’è María la Muta, che sogna di volare, c’è La Machi, capace di curare ogni male. Ci sono le notti senza fine, le botte dei clienti, gli insulti, le fughe dalla polizia. C’è la scoperta di sentirsi diversi, il rifiuto dei genitori, la solitudine, la povertà. C’è un’ironia caustica, c’è tutta la gioia di un’identità finalmente propria e la voglia di vivere di un corpo che rinasce, che fiorisce.

Le cattive è un inno alla vita, un rito di iniziazione, un manifesto esplosivo, una preghiera, una vendetta. Con una prosa originalissima, un immaginario rigoglioso e poetico, questo romanzo racconta una storia che forse non abbiamo mai visto così da vicino ma di cui abbiamo senz’altro bisogno.

RECENSIONE

Camila è una donna piena di graffi, cupa ma resistente.  Un rottame macina più rogne che asfalto ormai, si ingolfa e si spegne in continuazione. Somiglia a lei. Questa è la sua storia e quella di Cristian e del gruppo di donne trans che diventerà la sua famiglia: c'è la zia Encarna, madre protettrice con i seni gonfi di olio motore, c’è María la Muta, che sogna di volare, c’è La Machi, capace di curare ogni male. Ci sono le notti senza fine, le botte dei clienti, gli insulti, le fughe dalla polizia. C’è la scoperta di sentirsi diversi, il rifiuto dei genitori, la solitudine, la povertà. C’è un’ironia caustica, c’è tutta la gioia di un’identità finalmente propria e la voglia di vivere di un corpo che rinasce, che fiorisce. 

Ricordo il suo sorriso assente, preoccupato, le ombre erano tornate sul suo viso, e la cicatrice in mezzo alla fronte, quella che mi suggeriva sempre il suo stato d’animo, sembrava più profonda. Non che fossero sempre rose e fiori in famiglia. Litigavamo spesso, anzi. Per loro ero una ragazzina indomabile e temeva che ricalcassi gli errori di chi è fuori dalla società.

 A volte facevo impazzire, andavano su tutte le furie. Eppure non  mi capivano, non capivano lo strazio di vivere in una casa dove tutto ti sta stretto, la voglia di scappare non importa dove, ma lontano dai tuoi genitori, dal conformismo, dalle regole. Le stesse da cui scappava lei da quando era venuta al mondo. 

Davanti alla sua nuova famiglia potevo essere me stessa fino in fondo. Non potevo fingere, e se provavo a farlo mi fermava subito, ( zia Encarna), mi prendeva il viso fra le mani e mi diceva di smetterla. «Con me i copioni non funzionano, Camila. Non sono tua madre, sono tua zia Encarna. Con me niente bugie».

Io non avevo ancora vent’anni due genitori maledetti e lei, mia zia, la persona che più amavo al mondo. Ero gelosa, o forse solo preoccupata per lei. La mia bellissima zia Encarna, che in fondo era stata la mia vera madre, adesso diventava madre per davvero. 

Ma poi quando l’amore arriva succede che molti mai diventano forse. E allora tutto cambia. Come cambiò la sua vita quando nacque Cristian, un bambino che si prova di nascosto i vestiti della madre, i rossetti, gli orecchini, e trema alle sfuriate del padre.

Camila invece era una bambina che portava un broncio perenne e una nostalgia insopportabile.  Rincorreva le attenzioni delle persone da cui diventava dipendente. Dipendenze contro le quali lottava ogni giorno, senza vincere mai. Provava delle emozioni forti, poi però imparò a nascondere quella luce, soprattutto se il sentimento era troppo intenso o troppo doloroso.  

Camila era una ribelle di natura. Una di quelle a cui non stava bene niente. Detestava sua madre, donna superficiale e fragilissima. Aveva cercato un riscatto per tutta la vita, fino a quando aveva sposato quello che sarebbe diventato il padre di sua figlia. Un uomo perbene che Camila amò infinitamente. Visse recitando la parte della moglie impeccabile, ma era sempre pronta a sedurre tutti i maschi che le passavano accanto.

Camila scappò di casa tante volte e si rifugiò nel gruppo di donne trans, insieme a una valigia rotta. Camila era una figlia complicata e precoce nella ribellione alle regole, agli stereotipi, a tutte le recite di cui era stata spettatrice per anni e che le avevano dato il voltastomaco. Ne aveva abbastanza di rapporti tenuti insieme con la colla, fatti di spifferi e crepe dentro le quali filtravano mostri e fantasmi. Il matrimonio era una farsa per accontentare gli altri, il primo atto di una tragedia destinata a finire male, e se finiva bene era perché di certi compromessi non si poteva fare a meno.

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