lunedì 21 marzo 2022

RECENSIONE: LA COGNIZIONE DEL DOLORE DI CARLO EMILIO GADDA - EINAUDI, 1970. RECENSIONE: BAROCCO E GROTTESCO DI GADDA.

 

CARLO EMILIO GADDA

LA COGNIZIONE DEL DOLORE

EINAUDI, 1970

 

 

 

 

 

 

 

 Il libro

La pubblicazione in volume di questo romanzo, un quarto di secolo dopo la sua composizione, ha costituito l'episodio forse più singolare delle ultime stagioni letterarie. Che tanto successo, confermato dalle numerose ristampe e dagli studi che intorno alla <<Cognizione del dolore>> si motiplicano in Italia e fuori d'Italia,sia toccato aun'opera già remota e così solitaria è un fatto che nessuna indagine di sociologia letteraria sarà in grado di spiegare. La <<Congiura>>, oltretutto, è il testo più privato, e si direbbe esclusivo, di uno degli autori meno corrivi di tutta la letterarura novecentesca. Ma qui, paradossalmente, sta la ragione della molteplicità e della varietà dei consensi che il libro ha raccolto.

Una Lombardia travestita da Sud America fa da teatro al <<male invisibile>> di un personaggio solitario, l'hidalgo - ingegnere Gonzalo Pirobutizzo d'Eltino. La sua ira, pronta ad accendersi polemicamente contro ogni bersaglio, on risparmierà neppure la vecchia madre; e il romanzo acquista le cadenze e la tensione di un <<giallo>> disperato e struggente.

 

 RECENSIONE

Carlo Emilio Gadda raggiunse tardi la fama, per cui la sua opera si inserisce nel dibattito culturale solo negli anni sessanta, nell'ambito cioè della sperimentazione di nuovi moduli di rappresentazione.

Laureato in ingegneria, quindi di formazione scientifica, eglivive personalmente il rapporto fra le due culture: nei suoi romanzi sono state individuate analogie con teorie e procedimenti scientifici, sia sul piano del metodo narrativo, sia su quello di stile. Egli stesso dice di perseguire un'ermeneutica a soluzioni multiple e di voler rappresentare la complessità delle interrelazioni fenomeniche attraverso l'uso della lingua.

La sua operazione letteraria quindi nasce da una disposizione etico-scientifica e viene svolta soprattutto sul linguaggio, del quale l'autore si serve per reagire sia al vaniloquio che ingenera non vita in chi si presta, sia alla scioccaggine.

La sua prosa è contrassegnata dalla mobilitazione di molteplici antiretorici: vi si riscontrano contaminazioni di stili e di livelli, passaggi continui da un sistema linguistico all'altro, dal linguaggio tecnico scientifico alla lingua di uso quotidiano, col  recupero di diversi dialetti, e a tratti, anche del linguaggio aulico.

La scelta linguistica dunque scaturisce da una necessità interiore ed è anche e soprattutto strumentale alla rappresentazione della visione di vita dell'autore: la denuncia dell'impossibilità di sicurezza per l'uomo, la messa a fuoco del caos, della relatività delle cose e delle persone nelle loro diverse relazioni, quindi del non senso della realtà e dei miti della nostra società. 

E' questa la tematica del romanzo La cognizione del dolore, ambientato in un paese immaginario dell'America del Sud, in una villa dove vivono una madre vedova e un figlio nevrotico, Gonzalo, che le porta rancore per il suo attaccamento al benessere borghese e il suo culto del passato.

Nel romanzo la madre è ritratta nel vuoto della sua vecchiaia, che il silenzio della casa e l'atmosfera misteriosa e terribile, creata dall'uragano, rendono straziante.

In queste pagine del romanzo non si registrano le invenzioni linguistiche che altrove toccano il parossismo nei bersagli polemici. Il linguaggio tutto personale è altamente lirico, allusivo e di ampia valenza semantica.

La cognizione del dolore è considerata l'opera più autentica e significativa di Gadda, quella in cui la rappresentazione del costume di vita della borghesia negli anni successivi alla prima guerra mondiale, esibizionista, godereccia e superficiale, raggiunse i toni più aperti.

L'azione si svolge in un immaginario paese del Sud America, che apertamente riproduce il paesaggio e la vita lombarda, in particolare della Brianza; al centro troviamo il personaggio di Don Gonzalo, in cui Gadda ha in pare riflesso la sua cognizione individuale distaccata e critica verso l'esistenza.

Don Gonzalo è amante del silenzio e della solitudine ed è venuto maturando un profondo disprezzo verso la struttura sociale che lo circonda e verso il conformismo che la anima. Nella villa in cui si è isolato egli vive un difficile rapporto con la madre, che è dolorosamente rassegnata al suo atteggiamento, ma che ancora sogna per il figlio un ritorno alla normalità, l'accettazione della vita senza spirito critico, come fanno tutti i figli delle famiglie per bene.

Sul fumo della zuppa preparatagli dalla madre, Don Gonzalo evoca con immaginazione ferocemente sarcastica la scena di un ristorante di lusso, in cui tutti gli avventori recitano la loro commedia mondana, compiendo con somma serietà un rituale grottesco, tutti intenti <<a rimirare se stessi nelle pupille altrui>>. 

Il linguaggio di Gadda con le sue invenzioni accompagna perfettamente lo svolgersi di questa fantasia grottesca, e va letto senza l'esigenza di individuare il significato esatto di ogni singolo termine, ma mirando soprattutto a cogliere il ritmo generale della frase ed il suo valore di aggressione satirica.

 

RECENSIONE. BAROCCO E GROTTESCO DI GADDA
 
Nella premessa che Gadda ha scritto a La cognizione del dolore è indicata la motivazione della sua invenzione linguistica fantasiosa, deformata, grottesca: <<Il barocco ed il grottesco albergano già nelle cose, nelle stesse espressioni del costume, nella nozione accettata comunemente: grottesco e barocco non ascrivibili ad una premeditata volontà o tendenza espressiva dell'autore, ma legati alla natura ed alla storia ... Non si tratta perciò di leggere negli strati o nei noccioli grotteschi della Cognizione una deliberata scelta di chi scrive, ma di leggervi un lettura consapevole (da parte sua) della scemenza del mondo>>.

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