domenica 17 luglio 2022

Diario delle vacanze 2022. Racconto 8. Titolo "La forza del destino".

Buongiorno. Se mi chiedete come tutto è iniziato, la verità è: per caso. Almeno la prima volta. Avevo sedici anni e Jennifer era venuta a stare definitivamente a casa nostra perchè suo padre era finito in prigione dopo la terza condanna per guida in stato di ebbrezza. Lo andavamo a trivare sempre in autobus, perchè guidare alla nostra età ci sembrava troppo pericoloso (avremmo preso la patente qualche anno dopo). Il padre di Jennifer non mi era mai stato simpatico. E non piaceva neanche a lei. Con il senno di poi, mi chiedo perchè andassimo a fargli visita; eppure ci andavamo il primo sabato di ogni mese, puntuali come un orologio. Per la maggior parte del tempo lui non faceva altro che piangere guardando Jennifer. A volte provava a dirle qualcosa, ma non riusciva mai a terminare la frase. Jennifer non batteva ciglio e lo fissava con un'espressione che non le ho più visto in volto, nemmeno durante il nostro college. Padre e figlia stavano a lungo in silenzio, mentre io con un certo disagio, rimanevo in disparte. Jennifer mi parlava di tutto, tranne che di suo padre. Su di lui, mai nemmeno un cenno, e così, sull'autobus verso casa, mi limitavo a tenerle la mano mentre lei guardava fuori del finestrino senza dire una parola. L'estate prima di partire per il Sohio University, le nostre fobie raggiunsero il culmine. Avremmo dovuto lasciare la camera nella mansarda di casa mia per avventurarci nell'ignoto: il campus. Per prepararci al college, scrivemmo la Lista dei Mai e la appendemmo alla porta. Jennifer, che soffriva di insonnia, spesso nel cuore della notte si alzava per andare ad aggiungere una voce: mai andare nella biblioteca del campus la sera, mai lasciare la macchina a più di sei posteggi dalla propria destinazione, mai fidarsi di uno sconosciuto con una gomma a terra. Mai, mai, mai. Erano le sei di pomeriggio, l'ora in cui la città ricomincia a girare sul proprio asse, e anche se in superficie le strade erano spazzate dal vento pungente dell'ennesimo maggio segnato dal maltempo, la stazione era umida e soffocante, una squallida discarica di giornali vecchi e cartoni del fast-food in cui bivaccava una schiera di turisti nervosi vestiti di colori sgargianti e infilati come sardine in mezzo ai musi lunghi dei rassegnati pendolari. Ero in attesa sulla banchina della stazione di Gerardus, reduce da un altro brillante inizio di settimana del mio fantastico "momento magico". Eravdue studentesse universitarie, in superficie ci comportavamo come tutti gli altri. Ma la certezza di avere seguito il nostro protocollo fino alla fine mi fu di conforto. Avevamo continuato ad applicare le nostre strategie difensive in modo quasi automatico, con la precisione e la disciplina dei militari che hanno ormai assimilato le quotidiane procedure di sicurezza. Qualsiasi attività andava controllata su più fronti, pianificata in ogni dettaglio e supportata da un piano di emergenza. Eravamo sempre all'erta. Non abbassavamo mai la guardia. Il professore Hendrik aveva appena finito di fare l'appello quando tu hai aperto la porta. Mi hai rivolto un sorriso, lasciando intravedere la fossetta, mentre ti sfilavi il berretto degli Arizona Club e te lo infilavi nella tasca dietro dei jeans. Il tuo sguardo è atterrato sul posto libero vicino al mio, e subito dopo ci sei atterrato tu. E lei è? ha chiesto Hendrik, mentre frugavi nello zaino in cerca di carta e penna. Gabriel. Gabriel Montanari. Hendrik ha scorso il registro posato sulla cattedra. Mi aspetto che per il resto del semestre cercherà di arrivare in orario. Mr Montanari. La lezione inizia alle nove. Potrebbe arrivare anche in anticipo. Poi ha cominciato a spiegare il Giulio Cesare: <<...ci troviamo sul punto del declino. C'è una marea nelle cose degli uomini/ che, colta al flusso, mena alla fortuna;/ negletta, tutto il viaggio della vita s'incaglia su fondali di miserie./ Noi ci troviamo appunto a bordeggiare in questo mare aperto; sta a noi saper seguire la corrente in un momento che ci è favorevole,/ o rassegnarci a perder la partita.>> Spero che abbiate letto tutti l'opera in questione. Chi vuole provare a spiegarmi questo monologo di Bruto sul destino e sul libero arbitrio?

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