martedì 16 agosto 2022

RECENSIONE: "IL CODICE DA VINCI" DI DAN BROWN - MONDADORI --- RECENSIONE: "IL SUGGERITORE" DI DONATO CARRISI - LONGANESI "LA RAGAZZA NELLA NEBBIA " "IL TRIBUNALE DELLE ANIME" -- RECENSIONE: "IL NOME DELLA ROSA" DI UMBERTO ECO - LA GRANDE BIBLIOTECA - FABBRI EDITORI

Perchè gli assassini (e gli scrittori), sono così affascinati dalle relazioni tra dipinti, sculture e omicidi? Tra i tanti libri che posso citare ne ho scelto due: Il codice da Vinci, di Dan Brown, pubblicato da Mondadori nel 2003, l'indizio di partenza per i due investigatori, l'esperto di simboli Robert Langdon e la protagonista femminile Sophie Neveu, si trova nella posa assunta volonariamente dalla vittima, il curatore del Louvre Jacques Saunière, appena prima di morire. L'uomo, accoltellato da un'ombra misteriosa, prima di esalare l'ultimo respiro tenta di lasciare un indizio a chi si occuperà del suo omicidio. Così, non solo scrive con il proprio sangue un messaggio cifrato, ma si sistema sul pavimento del Louvre nella posizione dell'Uomo vitruviano, il celebre disegno di Leonardo da Vinci che mostra le proporzioni del corpo umano, e che
 nel  thriller di Dan Brown assume significati misteriosi ed esoterici.

Brown non è stato il primo e nemmeno l'ultimo autore di thriller a usare l'iconografia dell'arte come scenografia per un delitto, nè a intrecciare in un giallo l'orrore dell'omicidio alla bellezza di un'opera. Anzi è molto frequente che il detective letterario incaricato di un caso giunga sulla scena di un crimine e si accorga che le vittime sono state <<sistemate>> (dagli assassini ma anche da altri personaggi o testimoni coinvolti) come in un dipinto famoso: uomini vitruviani, martiri caravaggeschi, dannati), e così via fino al Surrealismo. Perchè il delitto e l'arte si intrecciano cos' di frequente? E qual'è la storia del delitto <<artistico>> nei thriller?


Donato Carrisi, di formazione criminologo, autore di numerosi bessteller a partire dal Il Suggeritore (Longanesi, 2009) e regista premiato nel 2018 con il David di Donatello per il film La ragazza nella nebbia tratta dal suo romanzo del 2015, lo ha spiegato in un'intervista. Illustrando, per cominciare, il motivo per cui nel suo Il Tribunale delle Anime, uscito per Longanesi nel 2011, ha scelto di trasformare il Martirio di San Matteo di Caravaggio in uno dei principali indizi guida della storia, più volte descritto, evocato, spiegato e studiato nel corso del romanzo, come una <<perfetta scena del crinmine>>. Tanto che per osservare più da vicino la tela, che rappresenta un truculento omicidio, la poliziotta Sandra si reca nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi, dove ha il primo incontro con il personaggio di Marcus, ambiguo protagonista del libro. <<Il male è rimasto sempre identico nella Storia - inizia Carrisi -, così è chiaro che si attinge all'iconografia del male rappresentato: i dipinti, le opere dell'arte.

La scena di un crimine è sempre importantissima da raccontare in un giallo, perchè diventa il primo impatto del lettore con la storia. Per esempio Umberto Eco (1932-2016) che ha pubblicato Il Tribunale delle Anime, pieno di riferimenti all'iconografia dell'arte. Utilizzando le opere d'arte come scena del crimine o scenografia di un delitto è un modo per raccontare, anche, le tecniche dell'omicidio, che è "un'arte": il criterio è stato applicato da tutti gli scrittori.Nel thriller contemporaneo il concetto di <<delitto come arte>> esplode in decine di romanzi, trasferendosi spesso al cinema. 

La scena di un crimine è sempre importantissima da raccontare in un giallo, perchè diventa il primo impatto del lettore con la storia. Per esempio Umberto Eco (1932-2016) che ha pubblicato Il nome della rosa. Nel thriller contemporaneo il concetto di <<delitto come arte>> esplode in decine di romanzi, trasferendosi spesso al cinema.

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