sabato 13 agosto 2022

RECENSIONI DI: METAMORFOSI DI OVIDIO - RECENSIONE DI: VITE CHE NON SONO LA MIA DI EMMANUEL CARRERE - ADELPHI - RECENSIONE DI: LA FORESTA CHE BRUCIA SOTTO I NOSTRI PASSI DI JESS LILJESTRAND - MONDADORI

Buongiorno. Recensione di: Le Metamorfosi di Ovidio - Einaudi;

Recensione di: Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère - Adelphi;

Recensione di: La foresta brucia sotto i nostri passi di Jens Liljestrand - Mondadori.

Al ritirarsi delle acque del diluvio universale, Deucalione e Pirra, gli unici due essseri umani superstiti, ripopolano il mondo gettando pietre dietro le loro spalle. Inizialmente titubanti per l'interpretazione letterale dell'oracolo che aveva annunciato loro di gettare le ossa della grande madre e inorriditi dalla prospettiva di un sacrilegio tanto grande, i due finalmente capiscono che con madre l'oracolo intende la madre terra, e che le ossa altro non sono due comuni pietre. Tutto quel che devono fare, dunque, è raccogliere pietre e scagliarle con piena fiducia, come prescritto dalla divinità. Così fanno, e da ogni anno masso prende forma una figura umana, la vita ricomincia.

Questo il racconto  di Ovidio nelle Metamorfosi che, naturalmente in chiave metaforica, si presta a rivivere in molte altre storie. Per esempio in Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère (ora Adelphi) dove una coppia viene sfiorata dalla morte per acqua. Non si tratta di un diluvio universale decretato dagli dèi, bensì di uno tsunami provocato dalla rottura della faglia terrestre al largo delle coste dello Sri Lanka. La forza che però sperimentano i personaggi


Emmanuel e Hèlène è la stessa, quella del destino, del Fato. Soprattutto perchè l'onda risparmia la loro famiglia, ma non la figlia di una coppia di mici che sono con loro in vacanza. Non è il diluvio universale, Emmanuel ed hèlène non sono Deucalione e Pirra, ma ricostruiscono le vite, quelle di loro stessi: già decisi a lasciarsi, decidono infatti di restare insieme.

 

 

 

 

 

Nel romanzo di Jens Liljestrand La foresta brucia sotto i nostri passi, tradotto da Monica Corbetta per Mondadori, la morte non arriva per acqua ma, come già indica il titolo della versione italiana, per fuoco. Siamo ai nostri giorni, nell'apocalisse verisimile del cambiamento climatico, e tutto ha inizio da uno degli incendi più grandi e devastanti mai scoppiati nelle foreste svedesi. Didrik e famiglia cercano rifugio dalle fiamme nel corso di un'evacuazione gestita in modo disastroso dalle autorità.

L'esito della prova però è ben diverso dalle conclusioni di Emmanuel ed Hèlène. l'aver visto la morte in faccia non avvicina Didrik alla moglie. Al contrario, il rischio corso fa di lui un personaggio simile al protagonista di Forza maggiore, il film del 2014 di Ruben Ostund, il marito e padre di famiglia che di fronte al ericolo di una valanga mette istintivamente in salvo prima sè stesso. Appena scampato, ritroviamo infatti Didrik in casa di melissa, una sua ex amante, a fare sfoggio di un disgustoso vittimismo infantile.

Anche Melissa deve affrontare a modo suo gli incendi le cui conseguenze sono arrivate fino a Stoccolma: i cortei di protesta degli ambientalisti, i tumulti, gli scontri. Lei è <<una persona che vuole stare da sola a pensare, scrivere, spostare una virgola avanti e indietro>>. Per cui di fronte alla realtà si gira dall'altra parte, sentenziando che <<il clima per alcuni cui è diventato una religione>>. I disordini arrivano persino tra gli isolotti remoti dell'arcipelago di Stoccolma dove Andrè è in barca con il padre, un famoso ex tennista talmente concentrato sulla propria esistenza da aver battezzato il figlio con il nome del rivale dell'ultima partita giocata, Agassi. Anche per Andrè lo scompiglio sarà lo sprone per dare il peggio di sè in una nemesi terribile. Unica anima a cui il Fato forse concederebbe di salvarsi sulla zattera di Deucalione e Pirra è la figlia di Didrik, Vilja, che nell'inferno della foresta in fiamme resta abbastanza umana da ricordarsi come Hansel e Gretel si erano salvati nella favola.

Le quattro storie principali, di Didrik, Melissa, Andrè e Vilja, in una coralità di reciproci rimandi ben costruiti, ricompongono un mosaico dove si delinea una sola figura dominante, la crisi climatica stessa. Crisi climatica che non è vagliata soltanto come conseguenza delle azioni scriteriate degli esseri umani. Il cataclisma è piuttosto messo in relazione con la loro incapacità di comportarsi degnamente, di aiutarsi: basti leggere la scena in cui due famiglie di civilizzati svedesi, tra i fiumi degli incendi, si contendono un biberon per i rispettivi bambini. E sullo stesso piano c'è l'incapacità di rispettare il pianeta. La crisi climatica è dettata dunque non dalle azioni degli esseri umani, ma dalla loro natura.

Tornando alle Metamorfosi da cui eravamo partiti, è interessante considerare quale sia stato il motivo per cui gli dèi decidono di annientare il genere umano. Si tratta infatti di una punizione per la loro vera indole, la loro natura appunto. Se questo è il genrere umano, dicono sull'Olimpo, meglio annientarlo.

Siamo <<al limite di qualcosa che l'umanità non ha mai sperimentato>> scrive Liljestrand. Uno spazio e un tempo dove la mancanza di rispetto verso la madre terra sta avendo gli stessi esiti della furia di un Zeus vendicatore. E dove gli esseri umani raccolgono e lanciano pietre non per far rinascere alcunchè, ma per lapidarsi a vicenda.

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