giovedì 4 agosto 2022

RECENSIONE "PRIMA DI NASCERE" DI CLAUDIO DAMIANI - FAZI EDITORE


Claudio Damiani

Prima di nascere

Fazi Editore

Collana: Le strade
Numero collana: 496
Pagine: 152
Prezzo cartaceo: € 18
Prezzo eBook: € 9.99
Data pubblicazione: 03-02-2022

 

«Quando ero piccolo, quatto-cinque anni,/mi immaginavo prima di nascere/come sospeso nel cielo [ … ] mi sembrava incredibile non essere esistito prima/e mi sembrava incredibile pure di essere esistito,».  

Il poeta Damiani, in questo caso, vuole entrare più profondamente nell’uomo interiore. Il suo desiderio è lo stesso che muove ogni uomo da sempre, vuole cogliere le verità eterne, verità immutabili, verità necessarie, nel profondo del proprio essere. Nel mondo dell’interiorità la verità è quella che appartiene a un altro ordine, non a quello sensibile. La mente si accorge di tali verità solo quando abbandona i sensi sia esteriori che interiori e si abbandona al profondo del proprio essere che detta questa necessità. E questa necessità abita la parola di Damiani.

Il poeta vuole capire e afferrare l’insieme. Srotola l’invisibile trama dell’esistere intrecciata da grovigli e da pertugi libratori, dall’atto sacrificale dell’uomo verso la morte, del suo dolore che sono reali e si annunciano immediatamente da sé. La parola a tratti amara e inquieta, ma sempre luminosa, sollecita le domande in un gioco che lavora in profondità per riflettere su ciò che percepiamo abitualmente ma che ci è sfuggito. Tutto si gioca ai confini della nascita e della morte. Qui il poeta è pronto a fissare i punti cardinali dei contraddittori con l’equazione: vita/morte, bellezza/mistero. L’abbandono a ciò che ha generato l’impronta è il segno dell’atto del camminare sui passi di un intimo ritorno. Come quando si sente una cosa tutto il giorno soprappensiero. Il luogo è l’Amore per eccellenza che ha le sue eterne risonanze nella Natura e nella sua infinita bellezza, nell’ordine necessario di ogni sua cosa. Il rimbombo è il dolore, l’amara realtà della fine di cui il poeta ci riferisce le accurate scanalature e porta a compimento bellezza e verità senza protezione con la virtù delicata di un bambino che si rende uguale a ogni cosa e bisognoso di fronte alla vita.

Il libro

La nuova raccolta di versi di uno dei più grandi poeti italiani contemporanei.
Damiani continua il suo viaggio di esplorazione dei cieli sorvolando una guerra cosmica quotidiana di cui sono ignote le vere cause. Parte da un chiodo fisso che aveva da bambino, all’età di quattro-cinque anni: si chiedeva dove fosse potuto stare prima di nascere, sospeso nel cielo, dove avesse potuto poggiare i piedi: «mi sembrava incredibile non essere esistito prima / e mi sembrava incredibile pure di essere esistito».
Il viaggio lo porta alla sua infanzia e alla nascita, a prima di nascere e anche a dopo la vita, come se questa fosse il tratto visibile di una linea invisibile, o meglio di una catena, o di una rete di catene e anelli tutti collegati. E come un suono copre un altro suono, questa rete meravigliosa quasi copre la nostra angoscia, la nostra ignoranza come di bestie condotte al macello, o forse a un rito sacrificale.
Nel libro ritorna sempre l’abisso in cui il bambino si sentiva sospeso prima di nascere, simile a quello in cui è sospeso l’uomo contemporaneo, che, nell’immagine di Emanuele Severino, è come un trapezista che ha appena lasciato un trapezio e non ha ancora afferrato l’altro, e si ritrova sospeso senza appigli sul vuoto.
Se il primo trapezio a cui eravamo attaccati erano le verità religiose e metafisiche, comprese fedi e speranze ideologiche più o meno recenti, che cosa sarà l’altro trapezio che si sta muovendo nel buio verso di noi, di cui ci sembra di sentire il sibilo impercettibile? Magari una frase scritta dentro la natura, che ci aspetta tranquilla, nella nostra ricerca concitata, a cui siamo forse vicini, e che non è una formula scientifica, ma una parola che ci accoglie e ci acquieta, togliendoci dall’insostenibile ignoranza in cui siamo. Intanto ci confortano gli alberi, gli animali, le montagne e le ombre dei nostri cari, a cui stiamo vicini e da cui non vogliamo allontanarci, mentre la tecnica corre a perdifiato, evoluzione naturale anch’essa, e bisognosa di avere accanto, ancora e per sempre, l’arte.

Sull’autore hanno scritto:

«La poesia di Damiani è una poesia grandissima perché va al cuore del problema, là dove la vita e la morte si guardano negli occhi e si riconoscono come parti del tutto».
Marco Lodoli

«Damiani è uno di quei poeti che ti colma gli occhi delle cose che ama, che ti popola la fantasia di nostalgie».
Massimo Onofri

«La semplicità dei suoi versi è un punto di arrivo, è il risultato di un’autodepurazione dello sguardo, di un esercizio spirituale prolungato».
Filippo La Porta

«Ci voleva un poeta, visto che i preti non lo fanno più, per parlare di buoni e di cattivi, di bene e di male».
Camillo Langone

«Claudio Damiani, un classico mascherato da contemporaneo».
Vivian Lamarque

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