lunedì 16 settembre 2019

POST #308/19 GIVEAWAY LONGANESI! IL NUOVO ROMANZO DI IDEFONSO FALCONES


Come preannunciato stamattina: GIVEAWAY!
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Il vincitore sarà scelto a insindacabile giudizio di Longanesi.

 
Avrei voluto vivere attorno al 1800 in mare, insieme ad un capitano di vascello.
Tutto nasce dall'acquisto di un'anfora quest'estate in un mercatino. l'anfora conterà, duemila anni almeno. Il venditore mi raccontò che fu pescata l'anno scorso a luglio sotto l'isola di Montecristo da certi pescatori che avevano buttata la rete in profondità, non cercando certo anfore antiche. Ho pensato che ai pescatori dei pescherecci può capitare, con le reti che toccano il fondo del mare, anche peggio di questa roba; pezzi di catrame o di plastica, e tutto quello che le navi possono perdere sulla loro rotta, fra tempeste e naufragi, può capitare d'impigliare le reti, e di ritirarle lacere. Ma nessuno immaginava di poter pescare un'anfora perduta duemila anni fa da qualche imbarcazione, in un'antica tempesta sul mare immutabile.

Doveva aver contenuto olio, o acqua dolce, oppure vino, i tre elementi che parlano in tutto il Mediterraneo il linguaggio della semplice gioia. E ora era vuota, intatta, ma inutile. Ma proprio perchè non serviva più a nulla, che non avrei potuto mettervi nè olio nè l'acqua nè il vino, era più difficile conservarla. Vi sono cose che hanno una vita lunga fino a quando servono ogni giorno, cose fragili e pure indistruttibili, come certe fiale arrivate fino a noi da più secoli che non contasse la mia anfora. Il problema della conservazione comincia quando tali oggetti non si adoperano più.

Mi pareva di scorgere chiara la legge in cui tutto muore quando non serve più, e che la vita è soltanto uso, consumo, compimento di una vicenda e di una storia. Così muoiono le civiltà; e d'un tratto, come cessa un gioco di ragazzi, nazioni intere e mondi cadono nell'oblio, quello che ieri pareva un mondo fitto e denso delle armi, delle conquiste, non è più un ricordo, come il mare che si chiuse un giorno sul vascello naufragato sotto Montecristo.

Avevo veduto nel medesimo porticciolo, dove avevo comperato quest'anfora ospite ingombrante, che centinaia di altre anfore simili a questa, rimaste sulla superfice della terra, in un lontano giorno in cui la forma non ebbe più senso nè utilità, erano state rotte in mille pezzi e adoperate a costruire una gittata sul mare. C'era una violenza anche in questo. Non mi sapevo spiegare come tutto un muro fosse costruito impastando i rottami di queste anfore se non pensando alla fine d'un mondo e d'una civiltà con le sue abitudini e i suoi utensili.

Taggo: Giovanni Buttitta, Gioacchino Buttitta, Manzella Nicolò'.

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