IL CAMPO
ROBERT SEETHALER
NERI POZZA
Traduzione di Riccardo Cravero
Pagine 192
€16,00
SINOSSI
C’è stato un tempo in cui il campo era un semplice fazzoletto di terra
disseminato di pietre e ranuncoli velenosi, tanto che l’agricoltore a
cui apparteneva era stato felice di sbarazzarsene donandolo alla
comunità. Ora, al riparo di un muro sgretolato e infestato di cespugli
di sambuco, tra cui cantano i merli, il campo ospita le tombe degli
abitanti di Paulstadt.
L’erba è alta, l’aria pervasa dal ronzio degli insetti e nel vecchio cimitero non si reca piú nessuno, eccetto un uomo che, quasi ogni giorno, siede su una panca sotto una betulla e lascia vagare i pensieri. Le mani intrecciate sullo stomaco e il mento affondato nel petto, l’uomo pensa ai morti, a quelli che ha conosciuto di persona o incontrato almeno una volta. La maggior parte erano semplicemente abitanti di Paulstadt: artigiani, commercianti o impiegati in uno dei negozi in Marktstrasse o nelle stradine intorno.
Se qualcuno lo vedesse in quei momenti, magari uno dei giardinieri, potrebbe credere che l’uomo stia pregando. La verità è che lui è convinto di sentirli parlare, i morti. Non capisce cosa dicano, eppure ne percepisce le
voci, nitide come il cinguettio degli uccelli. A volte riesce a cogliere anche delle singole parole o dei frammenti di frase, e si domanda che cosa racconterebbero quelle voci se avessero la possibilità di essere ascoltate ancora una volta. Parlerebbero della vita, ora che se la sono lasciata alle spalle? Discuterebbero della morte, di cosa voglia dire trapassare, o forse continuerebbero a lamentarsi come facevano da vivi, a parlare di sciocchezze, di inezie, dei loro malanni?
Intimo e commovente affresco delle emozioni umane, Il campo è uno struggente romanzo corale attraversato da ventinove voci – liriche e suggestive – che mettono in scena, ora e per sempre, il grande teatro della vita e della morte, formando un diorama insuperabile di sentimenti, vizi e passioni.
Cantore delle vite comuni, Robert Seethaler, che ha dominato le classifiche dei libri piú venduti in Germania con questo romanzo, «dimostra come raffinata qualità letteraria e grande successo non si escludano affatto»
(Die Zeit).
L’erba è alta, l’aria pervasa dal ronzio degli insetti e nel vecchio cimitero non si reca piú nessuno, eccetto un uomo che, quasi ogni giorno, siede su una panca sotto una betulla e lascia vagare i pensieri. Le mani intrecciate sullo stomaco e il mento affondato nel petto, l’uomo pensa ai morti, a quelli che ha conosciuto di persona o incontrato almeno una volta. La maggior parte erano semplicemente abitanti di Paulstadt: artigiani, commercianti o impiegati in uno dei negozi in Marktstrasse o nelle stradine intorno.
Se qualcuno lo vedesse in quei momenti, magari uno dei giardinieri, potrebbe credere che l’uomo stia pregando. La verità è che lui è convinto di sentirli parlare, i morti. Non capisce cosa dicano, eppure ne percepisce le
voci, nitide come il cinguettio degli uccelli. A volte riesce a cogliere anche delle singole parole o dei frammenti di frase, e si domanda che cosa racconterebbero quelle voci se avessero la possibilità di essere ascoltate ancora una volta. Parlerebbero della vita, ora che se la sono lasciata alle spalle? Discuterebbero della morte, di cosa voglia dire trapassare, o forse continuerebbero a lamentarsi come facevano da vivi, a parlare di sciocchezze, di inezie, dei loro malanni?
Intimo e commovente affresco delle emozioni umane, Il campo è uno struggente romanzo corale attraversato da ventinove voci – liriche e suggestive – che mettono in scena, ora e per sempre, il grande teatro della vita e della morte, formando un diorama insuperabile di sentimenti, vizi e passioni.
Cantore delle vite comuni, Robert Seethaler, che ha dominato le classifiche dei libri piú venduti in Germania con questo romanzo, «dimostra come raffinata qualità letteraria e grande successo non si escludano affatto»
(Die Zeit).
RECENSIONE
Il protagonista del romanzo "Il campo" by Robert Seethaler, Neri Pozza è un uomo, un anonimo frequentatore di quel fazzoletto di terra, dove sono accadute cose terribili intorno al campo, e sono morti tutti. Eppure, intorno a quel campo regna una tranquillità impertubabile, una calma poco rassicurante velata da una totale indifferenza. L'uomo che, a sera, siede sulla panchina sotto la betulla storta nella parte più vecchia del cimitero di Paulstadt e che per un attimo immagina di poter misurare lo spazio allargando le braccia, sente, o crede di sentire, delle voci.
L'austriaco Robert Seethaler lo fa uscire presto di scena, lui che resta aggrappato all'atmosfera aleggiante in tutto il romanzo. Lo osserviamo rincasare, sedersi al tavolo della cucina con la schiena rivolta alla finestra e, così, davanti a un bicchiere di vino, <<con le spalle al mondo>>, pensare fino in fondo i suoi pensieri. E' allora che uno dopo l'altro prendono la parola quelli che il mondo se lo sono lasciato definitivamente alle spalle. Nessuno di loro parla della sciagura che li avevano colpiti nel tempo delle vite mortali, sicchè il lettore resta con il cuore sospeso, catturato da un'angoscia indolore mista a una curiosità che non avrà risposta.
Citaz.: <<Che fine ha fatto Gregorina, la fioraia, rimasta distesa per oltre due settimane sul pavimento del suo negozio prima che qualcuno la trovasse addormentata per sempre tra i fiori? E che cos'ha combinato il macellaio Buxter con il veleno impastato nella carne trita? Perchè mai il parroco ha dato fuoco alla chiesa? Com'è che il terreno è franato sotto i piedi della venditrice di scarpe alla moda? E il figlioletto del postino, che malattia terribile lo affliggeva? Non ci pensare. Non pensare a casa>>, si ripete il suo papà pigiando sui pedali tra le brume del primo mattino.
Chi legge il romanzo è troppo attaccato alla vita per poterne cogliere la profonda alterità del sentire, il senso di estraneità, di originalità dei racconti di Robert Seethaler. Le storie di questi eroi sono storie brevi e semplici che, sfiorano il contatto generando una scossa un pò irritante simile a una beffa.
Citaz.: <<La morte arriva come il vento. Ti prende con sè. Ti porta via>>, va dicendo il vecchio Lindow. <<Come lo so? Non lo so, gli fa eco la stessa voce, o quella dell'autore Seethaler, o quella dell'anonimo sopravvissuto sul campo.>> <<Adesso lo so com'è. Ma non dirò niente. La morte contiene la verità, però non la si può dire>>, sentenza misteriosa e reticente Annelie. I mostri custodiscono gelosamente il loro segreto. E colui che pretende di ascoltarli ammette di non capirci niente.
Citaz.: <<C'è qualche presentimento. Ci sono i rficordi. Tutta roba ingannevole>>, fa dire a uno dei trapassati l'autore del romanzo. Eppure, anche nel gioco della narrazione si ostina ad alzare la porta e ad azzardare una scommessa sulla verità.
Il cinismo che trapela dai loro racconti, dalle frasi che fa pronunciare a coloro che sono fuori dalla partita e che non hanno più niente da perdere. Frasi sul tempo, di nessuna importanza in una casa di cura dove da nessuna parte ci sono orologi o <<troppo prezioso per contenersi in banali minuti, ore, giorni>>.
Sugli oggetti che custodiamo, <<il ciarpame delle nostre vite>>. Sui giovani: <<Li odio per la loro stupidità e bellezza. Li odio per la meraviglia che portano dentro di sè e perchè da dietro quelle lisce fronti calde non le dedicano nemmeno un pensiero>>, grida un vecchio digrignando i denti e pensare: <<Qualcuno potrebbe per favore andare da loro a dirgli di rimanere per sempre?>>.
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