Viaggio a Echo Spring
Traduzione di Francesca Mastruzzo e Alessio Pugliese
Storie di scrittori e alcolismo
pagine: 320
€ 24,00
SINOSSI
«Il nuotatore di Cheever comprime tra le sue tenaglie tutta la vita di un alcolista. Io volevo seguire la stessa traiettoria oscura. Volevo sapere perché gli scrittori bevono e come questa miscela di spiriti si è ripercossa sull’organismo della letteratura.»
Cresciuta in una famiglia di alcolisti, Olivia Laing legge a diciassette anni La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams e per la prima volta ritrova sulla pagina i comportamenti che conosce così bene, resi vivi dalle parole del drammaturgo. Da quel momento, scoprire ciò che gli scrittori hanno da dire sull’alcol diventa un’ossessione.Viaggio a Echo Spring – citazione proprio dalla Gatta, dove Echo Spring sta per l’armadietto dei liquori – è il frutto di questa ossessione divorante, di anni spesi a studiare sei grandi scrittori americani, segnati, nella vita e nella letteratura, dal rapporto con l’alcol: Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Tennessee Williams, John Cheever, John Berryman e Raymond Carver.
Il risultato è un’opera metamorfica, che resiste a ogni distinzione di genere; una fusione nucleare di critica letteraria e narrazione memoriale, reportage e racconto, il cui fil rouge è una fede incrollabile nella letteratura e nel suo potere di esplorare le regioni più oscure dell’esperienza umana.
«Come gli autori di cui scrive, Olivia Laing è una scrittrice straordinaria.» The Times
«Ho amato questo libro. È bellissimo, e mi ha influenzato in profondità.» Nick Cave
«Questo libro è un’opera d’arte, ha una voce e un’atmosfera uniche.» Nick Hornby
Olivia Laing è una scrittrice e critica letteraria inglese. Collabora con il Guardian, il New Statesman e Frieze ed è stata responsabile della sezione «Libri» dell’Observer. Ha pubblicato To the River: A Journey Beneath the Surface (2011). Il Saggiatore ha pubblicato Città sola e Viaggio a Echo Spring.
RECENSIONE
Viaggio a Echo Spring. Storie di scrittori e alcolismo di Olivia Laing è un libro vitale, una sorta di viaggio tra: saggio letterario, trattato antropologico, manuale medico, diario intimo, ma anche ricognizione autobiografica. Affronta l'etilismo di una certa buona letteratura del Novecento, scrittori come: Fitzgerald, Hemingway, Tennessee Williams, Cheever, Carver - con qualche cameo di Capote, Dylan Thomas, Fanlkner. Nel romanzo Laing ha citato Lewis Hyde il quale afferma che: <<Su sei americani che hanno vinto il premio Nobel per la letteratura, quattro erano alcoolisti>>. E circa la metà dei nostri scrittori alcolisti ha finito per suicidarsi>>.
Laing aggiunge <<ammetto di essere cresciuta io stessa in una famiglia di alcolisti. Tra gli otto e gli undici anni ho vissuto in una casa che era sotto il dominio dell'alcol e gli effetti di quel periodo mi hanno segnata>>. Così nel 2011, intraprende un viaggio attraverso gli Stati Uniti all'inseguimento degli outsider, se non altro perchè il loro mestiere è quello di osservatori e testimoni: Laing parla di Cheever: delle sue pose altolocate in contrasto con i natali umili (di cui si vergognava) e con una natura desolatamente eccentrica.
Analoga cosa può dirsi della laing, la quale degli outsider ha la libertà morale e la franchezza. Dopotutto le storie e le personalità di questi scrittori alcolisti di successo si somigliano un pò tutte. Sono biografie drammatiche, spaventosamente solitarie e errabonde, ma non per forza dagli epiloghi tragici. Nel romanzo la Laing rinnova il suo punto di vista, si vede che sa di cosa parla, che ci è cresciuta dentro. Laing afferma: <<Non sentire il male, non vedere il male, non parlare del male: la santissima trinità della famiglia alcolizzata>>.
Parlando di Blanche Dubois, l'autore di un: Un tram chiamato desiderio, Laing scrive nel suo romanzo: <<C'è in Blanche qualcosa che ricorda una falena, un che di farinoso e ostile alla luce. Le piacciono le illusioni, le belle ombre, e le piace bere per la stessa identica ragione: per proteggersi dalla luce impietosa, dall'orrore della realtà, perchè lei è troppo delicata per sottoporla>>.
Più leggevo, e più mi sembrava di cogliere l'<<acuto senso di vergogna>>, percepivo l'acuta sintonia emotiva che lega questi spiriti tormentati e alla deriva. E' come vedere due volti della stessa persona, uno pubblico e uno privato. Ha ragione Laing allora: dev'esserci una trama nascosta che unisce l'esigenza di bere a quella di scrivere, entrambe <<legate a quel sentimento che qualcosa di prezioso è andato in pezzi e al desiderio di ricomporlo, di dargli tonicità e forma>>.
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