E nella Russia in marcia verso l'indecifrabile transizione guidata dallo zar Boris Eltsin, assiste all'omicidio del ssuo popolo. Una Anna Polikovskaya troppo curiosa e fastidiosa per la momenclatura che sta scalando il potere, fatta di funzionari corrotti e nuovi oligarchi mafiosi e no, con le mani in pasta nei traffici del gas, del petrolio, dei rifiuti tossici e radioattivi. Alle radici di Putin, si potrebbe dire. Infatti.
La morte di Pavel è la ferita segreta di Anna, il fantasma del personaggio che muove la sceneggiatura, la ragione inconsapevole che la porterà a fare i conti con la Russia corrotta, con personaggi riciclatori di denaro lurido che ha messo a frutto in una rete planetaria di società e fondi d'investimento.
Il Bene contro il Male, niente di nuovo, Tranne per il fatto che il Male stavolta ha una faccia piuttosto titpica per la nomenclatura faccendiera che si aggira anche nel nostro Paese. Con minori fortune a disposizione, ma non meno spregiudicata e feroce quando si tratta di difendere una posizione di potere.
Uomini senz'anima, uomini dell'inganno.
I luoghi di questa storia di Anna Polikovskay, La Russia di Putin, Adelphi, sono i classici simboli (i rimpianti) di una mappatura che ha fatto la storia nebbioso degli scambi.
Caterina Giuseppa Buttitta
La Russia di Putin
gli Adelphi, 639
2022, 6ª ediz., pp. 375
Temi: Reportage, Storia contemporanea
«Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino».
Anna Politkovskaja
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