UNA DOMANDA DOPO L'ALTRA, CON CANDORE
Caterina Giuseppa Buttitta
LEONARDO G. LUCCONE
IL FIGLIO DELLE SORELLE
PONTE ALLE GRAZIE
Generi Romanzi e Letterature » Romanzi italiani
Collana Scrittori
Pubblicato 24/03/2022
Pagine 208 - Euro 16,00
Il libro
Un viaggio negli abissi di una mente, fra i dolori e le passioni dei legami familiari. Voci. Voci immaginarie che risuonano nella testa del narratore protagonista. Voci di persone reali, che dialogano e si accavallano: la figlia Sabrina, che lo ha ritrovato dopo quindici anni e vuole ricostruire un rapporto, l'ex moglie Rachele, la nuova compagna Gilda e sua figlia Carlotta. Voci dal passato: che cosa è successo quando lui e Rachele inutilmente e disperatamente cercavano di avere un figlio? Com'è stata concepita Sabrina? Ricordi, situazioni e persone paiono sdoppiarsi, ripetersi, in un gioco di specchi deformanti; il vero e il falso sembrano confondersi... Ponendo al centro della scena un uomo con gravi problemi mentali, circondato da donne, e affidandosi con maestria al dialogo come forma privilegiata della narrazione, Luccone costruisce un seducente apologo sulle ossessioni e la liquefazione della famiglia tradizionale. La fragilità degli umani vi è messa a nudo con un montaggio originalissimo, che segue i dettami della memoria: una memoria inaffidabile, ferita, mutilata.
RECENSIONE
C'è una funzione nella scrittura che potremmo definire della domanda ingenua, originaria e, collegata con essa, un'altra ancora: quella del dialogo con gli esseri, tutti gli esseri, tutte le cose. Se volessimo risalire alle sorgenti, vedremmo che questi modi di essere della scrittura risalgono alla nostra tradizione. Infatti, a ragionare e a domandare, non è l'<<io>> dello scrittore, ma un <<io>> disilluso e stanco, quello di un anonimo uomo che intraprende un viaggio negli abissi di una mente, fra i dolori e le passioni dei legami familiari. Voci. Voci immaginarie che risuonano nella testa del narratore protagonista. Voci di persone reali, che dialogano e si accavallano. Egli può ancora parlare con l'osservazione quotidiana delle persone, con le cose, immaginarle protese ad ascoltare le sue antichissime semplici domande. A tanti, questa virtualità della parola è stata maestra e amica. Credo che da lì derivi, sotto traccia la domanda di Leonardo Luccone, scrittore dalla parola gentile, insistente, decisa a rivelare la profondità del senso o del nonsenso dietro il quotidiano e oscuro via vai delle vite.
Proprio scrittore dell'andare avanti, del procedere nonostante tutto è Luccone, che nei suoi dialoghi morali (tra l'<<io>> e qualcun altro, figure femminili o presenze), immagina sempre creature o uomini umilmente abbarbicati al loro compito, a fare la propria parte, a compiere la propria traettoria. Ma c'è uno scandalo in questo mestiere di esseri umani, che ci rende tutti - suggerisce Luccone fragili.
Emerge così il tema del nulla, del non-essere. Possibile che veniamo dal nulla e lì ritorneremo? E dov'eravamo, noi e i nostri amati, prima che il <<buio della mente>>, ci assale? Muovendo da queste domande, che sono le prime e ingenue (inestirpabili) domande del protagonista, della creatura che si scopre sola e piccola nel cosmo, Luccone organizza la sua storia cellula su cellula, fatta di riprese, echeggiamenti, di aggregazione elementare e parattatica:
<<C'è qualcosa di grande che ci sovrasta, incredibilmente grande e misterioso, ma noi siamo come le foglie che cadono in autunno, e si mischiano con la terra, diventando terra, e è un mistero cosa sarà di noi, solo possiamo sapere che qualcosa di molto grande, ci sovrasta e ci circonda, qualcosa di incredibilmente grande, di cui non sappiamo niente.>>
L'esito è un ritorno alle radici: quelle di uno scrittore-filosofare che riposa sul non-sapere. Scrittura candida è autentica, a tratti parificata con l'andare dimesso della <<malattia>> dell'uomo/protagonista, quella di Luccone riscopre la funzione interrogante oltre ogni scienza e conoscenza acquisita:
<<C'è una vita infinita e un infinito spirito, e tu ne fai parte, sei protetto da lui.>>
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