Quando pensiamo alla storia come ad un susseguirsi di date e fatti concatenati da un rapporto di necessità, ci dimentichiamo che dietro ci sono persone con azioni non sempre coerenti. Un duro generale prussiano vede prossimo il naufragio nazista (c'erano stati Stalingrado, lo sbarco in Normandia, il fallito attentato a Hitler). Ma proprio quando tutto sembra deciso e l'orribile piano sta per scattare, appare l'imprevisto, l'incidente che cambia la storia, nelle vesti di un uomo elegante che conosce i segreti e incanta con l'immagine di un futuro più umano.
Un racconto epico dove si gioca una partita fatale tra libertà e responsabilità individuali, grandi temi che non perdono di attualità. Un nuovo affondo nella storia e ulteriori verifiche della capacità del fiume della Storia, che sta per esondare e che travolgerà tutto e tutti.
Ma soprattutto i ritratti di uomini che indossano l'anima e lo spirito del tempo, che hanno contribuito a plasmare la storia, ponendo le basi per la ricostruzione dell'Europa. Nel libro diVasilij Grossman "Stalingrado" Adelphi, si racconta una delle notti cupe e segrete della Seconda guerra mondiale. Ma è anche un esercizio di dialettica, uno scontro verbale nient'affatto virtuale perchè c'era in gioco con la sua storia: l'immagine di un futuro più umano. "Mai alba fu più attesa dopo l'afa della notte con l'aria fresca del riscatto e della libertà."
Caterina Giuseppa Buttitta
Stalingrado
A cura di Robert Chandler, Jurij Bit-Junan
Biblioteca Adelphi, 731
2022, pp. 884, 3 cartine in b/n
Temi: Letterature slave
Quando Pëtr Vavilov, un giorno del 1942, vede la giovane postina attraversare la strada con un foglio in mano, puntando dritto verso casa sua, sente una stretta al cuore. Sa che l’esercito sta richiamando i riservisti. Il 29 aprile, a Salisburgo, nel loro ennesimo incontro Hitler e Mussolini lo hanno stabilito: il colpo da infliggere alla Russia dev’essere "immane, tremendo e definitivo». Vavilov guarda già con rimpianto alla sua isba e alla sua vita, pur durissima, e con angoscia al distacco dalla moglie e dai figli: «...sentì, non con la mente né col pensiero, ma con gli occhi, la pelle e le ossa, tutta la forza malvagia di un gorgo crudele cui nulla importava di lui, di ciò che amava e voleva. Provò l’orrore che deve provare un pezzo di legno quando di colpo capisce che non sta scivolando lungo rive più o meno alte e frondose per sua volontà, ma perché spinto dalla forza impetuosa e inarginabile dell’acqua». È il fiume della Storia, che sta per esondare e che travolgerà tutto e tutti: lui, Vavilov, la sua famiglia, e la famiglia degli Šapošnikov – raccolta in un appartamento a Stalingrado per quella che potrebbe essere la loro «ultima riunione» –, e gli altri indimenticabili personaggi di questo romanzo sconfinato, dove si respira l’aria delle grandi epopee. Un fiume che investirà anche i lettori, attraverso pagine che si imprimeranno in loro per sempre. E se Grossman è stato definito «il Tolstoj dell’Unione Sovietica», ora possiamo finalmente aggiungere che Stalingrado, insieme a Vita e destino, è il suo Guerra e pace.
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