ISBN: 978-88-8237-349-8
Pagine: 160
Brossura con bandelle
Formato: 15x20 cm
Data di pubblicazione: Ottobre 2015
Editore: Meridiano Zero
Tutti i libri dell' autore: Pierluigi Spagnolo
Collana: MZ Lab
L'estate più piovosa di Milano
Autore: Pierluigi Spagnolo
È l’estate del 2014, quella in cui piove quasi tutti i giorni, la più anomala del secolo. Nella Milano che si trasforma, dove fervono i lavori per far brillare la vetrina dell’Expo, si intrecciano quattro storie. Massimo De Palo viene licenziato dall’azienda dove lavora dopo aver rimediato una diffida allo stadio. Roberto Galimberti è un poliziotto alle prese con un’indagine sugli ultras e sui centri sociali, ossessionato dal sesso a pagamento. Domenico Ciccolella è un ex guardiano notturno che si ritrova a vivere per strada dopo che il gioco d’azzardo gli ha rovinato la vita. E infine c’è Marina, un’affascinante prostituta arrivata dall’Europa dell’Est per soddisfare i vizi dei suoi facoltosi clienti.
Le loro vite scorrono all’ombra della città, con i suoi moderni grattacieli, o all’interno delle fatiscenti case popolari occupate nella periferia di Milano, tra disagio e degrado, sesso e droga, estremismo politico e violenza urbana.
È l’estate del 2014, quella in cui piove quasi tutti i giorni, la più anomala del secolo. Nella Milano che si trasforma, dove fervono i lavori per far brillare la vetrina dell’Expo, si intrecciano quattro storie. Massimo De Palo viene licenziato dall’azienda dove lavora dopo aver rimediato una diffida allo stadio. Roberto Galimberti è un poliziotto alle prese con un’indagine sugli ultras e sui centri sociali, ossessionato dal sesso a pagamento. Domenico Ciccolella è un ex guardiano notturno che si ritrova a vivere per strada dopo che il gioco d’azzardo gli ha rovinato la vita. E infine c’è Marina, un’affascinante prostituta arrivata dall’Europa dell’Est per soddisfare i vizi dei suoi facoltosi clienti.
Le loro vite scorrono all’ombra della città, con i suoi moderni grattacieli, o all’interno delle fatiscenti case popolari occupate nella periferia di Milano, tra disagio e degrado, sesso e droga, estremismo politico e violenza urbana.
L’affascinante affresco di una Milano torbida e morbosa,
che attende l’Expo tra cantieri infiniti, appalti e corruzione,
sesso, precarietà, droga e violenza
che attende l’Expo tra cantieri infiniti, appalti e corruzione,
sesso, precarietà, droga e violenza
Autore
Pierluigi Spagnolo è nato a Bari nel 1977. Giornalista professionista, dal 2012 vive a Milano ed è redattore della Gazzetta dello Sport, dopo aver lavorato al Corriere del Mezzogiorno, a City e al Corriere della Sera. L’interesse per le vicende storiche e politiche dell’Irlanda lo ha portato a scrivere Bobby Sands. Il combattente per la libertà, una storia irlandese (2002), mentre la passione per la squadra di calcio del Bari lo ha spinto a partecipare all’instant book collettivo Che storia la Bari. 25 racconti popolari (2014).
Pierluigi Spagnolo è nato a Bari nel 1977. Giornalista professionista, dal 2012 vive a Milano ed è redattore della Gazzetta dello Sport, dopo aver lavorato al Corriere del Mezzogiorno, a City e al Corriere della Sera. L’interesse per le vicende storiche e politiche dell’Irlanda lo ha portato a scrivere Bobby Sands. Il combattente per la libertà, una storia irlandese (2002), mentre la passione per la squadra di calcio del Bari lo ha spinto a partecipare all’instant book collettivo Che storia la Bari. 25 racconti popolari (2014).
Recensione
Milano aveva qualche buon motivo per
compiacersi di se stessa. Negli anni stava mettendo a punto un sistema che le
avrebbe consentito di affrontare problemi di natura sia economica che
nazionali, con lo scopo di distribuire benefici a tutti. Con il suo carisma
riesce a strappare l’Expo dal tavolo delle trattative. Milano colta da vanità,
si compiaceva di avere sfidato un tabù e superato un proprio limite. L’Expo ha
una forte valenza internazionale e multiculturale, ed è stato per molto tempo
il carattere distintivo della bella Italia, della categoria dei coraggiosi,
conquistando il diritto a sedere al tavolo dei vincitori. La grande città era
proprio così: un posto duro, cattivo, teso, assillato: tanta gente che corre,
che si dibatte, che ti ignora, che vuole arrivare.
Un romanzo ben scritto con un malinconico
tocco, in cui nulla è come appare, neppure il cinismo dei protagonisti.
L’autore Pierluigi Spagnolo ha costruito una storia convincente, il ritratto
autentico e coinvolgente di una Milano in bilico fra sogno e tragedia. La
scrittura è pacata, lucida e oggettiva, mentre registra una quotidianità
terribile. In queste pagine ci sono storie nelle quali si incarica di
registrare: piccole realtà per un dialogo affettuoso e accusatore “straziante”,
come una Milano in continua trasformazione.
La progressiva lettura di questo romanzo si
rivelerà ben più complessa di come era apparsa all’inizio e la cui soluzione si
trasformerà in un altro difficile viaggio nel cuore del male assoluto di una
Milano rapace, spietata e indifferente, piagata dal gioco. Una Milano poco da
cartolina che mostra disordine, sporcizia e degrado salvo pochi tratti di
immacolata grandezza. Un’apertura su un’altra turpe faccia di questa città che
forse chiederà presto altro spazio? Pagina dopo pagina, il romanzo racconta
l’umanità quella vera, orribile, di ferocia e soprusi. E’ l’unico rimedio, che
però rifiutiamo, sarebbe ignorare tutto per non avere il desiderio di sapere di
più del contaminarsi e mescolare, quattro storie, quattro vite al limite.
Quattro racconti, quattro storie nella
storia, quattro personaggi, apparentemente scollegati tra loro, messi a nudo
davanti a se stessi, colti nei diversi momenti di svolta e di onestà suprema
che cambiano le loro vite. Una città protagonista Milano, piovosa in piena
estate e bollente, come luogo di possibilità e delusioni.
Un agente di commercio “ Massimo De Palo” che
all’improvviso si ritroverà disoccupato a causa di un Daspo, diffida ad entrare
negli stadi, a causa di una dimostrazione contro dei giocatori della sua
squadra del cuore. Una dimostrazione, seppur senza nessun atto di violenza, che
gli costerà cara. Perde il posto di lavoro, poiché la società per la quale
lavora non vuole all’interno del suo organico collaboratori che hanno ricevuto
una diffida. De Palo si trova così coinvolto in un gioco a incastro dalle tante
sfaccettature, che rischia di frantumare il suo io, la sua reputazione e la sua
vita. Farà di tutto per scoprire chi tra le forze dell’ordine si sia occupato
di individuare chi era davanti allo stadio a manifestare.
Un poliziotto “Roberto Galimberti”, con
vizi privati e un matrimonio in crisi. Da anni conduce una doppia vita
costellata da menzogne e tradimenti. Scandito da capitoli che si accumulano
come istantanee capaci di illuminare il suo passato prossimo grazie a un
particolare, un dettaglio, un’emozione, il romanzo attraversa la memoria intima
e pubblica di un uomo che si mette a nudo in una confessione senza sconti.
Quando ci si può ritenere completamente liberi dalle ombre e dai dubbi che
l’altro sesso proietta su di noi?
Una prostituta russa “Marina”. E’ una donna misteriosa, così come misteriose
sono le sue frequentazioni per un elitè facoltosa. Tra i suoi frequentatori c’è
il poliziotto Roberto Galimberti. Marina, esercita su di lui un fascino a cui
il poliziotto non riesce a sottrarsi.
Un clochard “Domenico Ciccolella”. Un giorno senza forse neanche rendersene
conto, perde tutto, si ritrova da solo e in strada, perché rovinato dal vizio
del gioco. La dimora di chi non ha nulla e vive ricoperto di stracci lisi,
senza un tetto, allontanato e deriso, con l'unico insano palliativo alcolico su
cui convergono inesorabilmente i pochi spiccioli raccattati. Miseria, degrado e
umiliazione. Come un appuntamento mancato. La sua vita. La felicità che
improvvisamente si trasforma in dramma.
Ma non tutti gli emarginati sono "Ciccolella",
incapace di mendicare, di rubare, di fare del male (se non a se stesso), a
volte, c'è chi è ancora più miserabile della miseria, chi è più marcio dei
luridi rifiuti in cui fruga per mangiare.
Esiste forse un confine tra morenti e
morti, nel mondo di chi non ha domani e boccheggia nei rimpianti?
Quattro vite che all’apparenza non hanno
nulla in comune, ma che in realtà si intrecciano, e si raccontano sullo sfondo
di una Milano protagonista del romanzo, ma che non possono goderne senza
pagarne ampiamente le conseguenze. Le quattro vite incastonate in questo romanzo, inciampano
nella imprevedibilità di una Milano che prosegue indisturbata il suo corso e di
cui hanno poche occasioni di riflettere sulla causa o sul fine della loro
esistenza. Fin quando, saranno costretti a fare i conti con la realtà, con la
vita.
E’ un romanzo sul presente che stiamo
vivendo. Una storia che ci sfiora ogni giorno ai semafori di semiperiferia che
fingiamo di ignorare, chiudendo il vetro delle nostre macchine e gli occhi ma
che drammaticamente esiste e passa accanto a noi. Una storia da paura che parla
di clochard invisibili, ormai senza
identità, precarizzazione del lavoro, di alimentare quello squallido mercato, a
contribuire a tenere in vita il turpe mercimonio del piacere. Le aspettative e
poi le delusioni, le false promesse e poi le sconfitte. I proclami e poi le
umiliazioni. In una Milano, capitale dello stile del lusso, del divertimento e
del buon cibo.
Le storie nella storia sono veri e propri
capolavori che Spagnolo ha saputo
inserire abilmente e che consentono di calarsi nella vita di ogni personaggio.
All’ombra della città, fulcro di piccole e grandi illegalità, il crocevia di
intrighi e misteri, spesso il teatro di risse e accoltellamenti, di delitti e
fattacci di ogni genere. Milano, colta da vanità, si compiaceva di avere
sfidato un tabù e superato un proprio limite.
Pierluigi Spagnolo, ci regala un romanzo
privo di pregiudizi moralistici, struggente e malinconico, a tratti crudo e
cinico, che porta in superficie un mondo sommerso, di cui, a volte, neanche
percepiamo l'esistenza...intriso di troppa solitudine, di sentimenti che si
sono cristallizzati al freddo delle notti sui cartoni, di una dignità che ha
perso la sua battaglia con il dolore.
Citazioni del Libro
"Milano anche agli occhi di Massimo De Palo non era il
prototipo della città bella, nell'accezione più classica. Non era Roma, non era
Parigi, non era Praga. Era piuttosto una città capace di affascinare e di
sedurre giorno dopo giorno, vivendoci e vivendola. Come una donna che non ti
colpisce immediatamente, con cui scatta il classico colpo di fulmine, ma di cui
ci si può innamorare lentamente, silenziosamente." Pag. 90
1.
Nell’estate più piovosa di Milano, gli unici a non
guardare con disappunto verso i nuvoloni carichi d’acqua che si davano appuntamento tutti i giorni sui
tetti della città erano le instancabili pattuglie di cingalesi e filippini,
pronti a sbucare in strada con
ombrellini colorati e impermeabili di plastica, all’arrivo delle prime gocce.
2.
Domenico Ciccolella, quando la minaccia della
pioggia era stata insistente, per precauzione si rintanava dentro l’antica
Porta Venezia, oppure sotto la Porta Nuova o la Porta Garibaldi, a due passi
dal frastuono della movida, lo faceva sentire importante, quasi fosse diventato
il custode di un glorioso passato che la città aveva deciso di affidare proprio
a lui.
3.
Marina rispondeva con il suo italiano incerto
alle domande delle commesse o delle cassiere. E calamitava lo sguardo malizioso
degli uomini, degli addetti alla sicurezza delle boutique, dei mariti
stancamente al seguito di donne a caccia di saldi.
4.
Massimo, ricordati che questa condizione è stata
creata ad arte da chi manovra il sistema. La precarizzazione del lavoro è
precarizzazione della vita. Quella frase di tanto in tanto gli rimbombava in
testa.
5.
Il rischio di essere tagliato fuori
dall’organico con pochi giorni di preavviso, senza alcuna giustificazione. Il
timore costante di ritrovarsi di nuovo senza il lavoro e senza quella modesta
retribuzione, semplicemente perché non si rientrava più nei piani dell’azienda,
perché l’obiettivo non era stato centrato o perché non si stava più bene al
capo. Proprio quello che era accaduto a lui, a pochi mesi di distanza da quella
maledetta domenica di metà marzo, quando era stato individuato e punito per
quel dannato pomeriggio di quasi primavera, spesso a contestare quei “mercenari pieni di soldi ma senza onore”, a
scaricare la rabbia e la passione, con i suoi amici della curva, fuori dallo
stadio.
6.
Fu proprio quando Roberto Galimberti si ritrovò di nuovo da solo e nel buio, in
quell’auto che all’improvviso puzzava di imprudenza e colpevolezza, che il
quadro complessivo della serata prese la giusta forma. “E se mi avesse beccato
la polizia? E se sulla strada trovavo un posto di blocco di qualche collega?
Cosa avrei detto di questa bionda straniera, che forse non aveva con sé neppure
i documenti, in macchina con me vestita da troia? …….. Era proprio in quelle
situazioni, quando rimuginava sulle proprie malefatte, con la piena
consapevolezza che presto sarebbe tornata a compierne di nuove e di peggiori.
7.
Roberto Galimberti ormai aveva quarant’anni, e
forse gli ultimi due li aveva gettati al vento nel tentativo di salvare il suo
matrimonio da un naufragio che sembrava ormai inevitabile.
8.
Galimberti – Adesso era lui ad alimentare quello
squallido mercato, a contribuire a tenere in vita il turpe mercimonio del
piacere.
Marina
pensava spesso a quanto la disgustasse , a volte quanto le facesse davvero
ribrezzo, ritrovarsi a fare sesso con uomini di ogni tipo, quasi sempre
sconosciuti. A mamma e papà la bella ragazza di Kanzan aveva sempre nascosto
tutto, raccontando una valanga di bugie.
Lei aveva scelto Milano, la capitale dello stile del lusso, del
divertimento e del buon cibo.
Domenico Ciccolella – Sono gli uomini a spaventarmi davvero, per le cose che fanno
e per l’odio che si portano dentro.
Milano – La città, colta da vanità, si
compiaceva di avere sfidato un tabù e superato un proprio limite.
Massimo De Palo, adesso, all’ombra dei
grattacieli, nella Milano che cambiava pelle, si ritrovava con la necessità di
trovare un lavoro.
Il fumo delle torce rendeva il cielo di Milano
ancora più grigio, in quella domenica di Marzo. Le aspettative e poi le
delusioni, le false promesse e poi le sconfitte. I proclami e poi le
umiliazioni. E così, la passione cieca dei tifosi si era subito trasformata in
rabbia, e centinaia di persone avevano raccolto l’appello dei gruppi della
Curva, ritrovandosi a contestare la Squadra all’ombra di San Siro, in occasione
della partita di campionato.
Roberto Galimberti - Era il senso di colpa a macerarlo
dall’interno, il rimorso per i continui tradimenti, per quel senso mercenario
che piano piano era diventato un’abitudine, un vizio rituale. Per questo, aveva
pensato che fosse necessario trascorrere assieme alcune ore insieme, provare a
ricomporre i cocci di quel feeling, raccogliere le briciole dei loro
sentimenti.
Massimo De Palo – Pensava a tutte quelle persone
“invisibili”. Scorie eliminate dalla sovietà del benessere, costrette a
dormicchiare lì dove la gente transitava frettolosa ed elegante, altera e
incurante. Passeri solitari di uno stormo immenso. Proprio quello che accade all’esercito di
uomini e donne senza casa e senza soldi, senza cibo e senza affetti.
Domenico Ciccolella sentiva di essere arrivato
al limite, di non farcela più a sopportare quella situazione. L’angosciante
vizio del gioco gli aveva rovinato la vita, ma ormai quel periodo terribile sembrava
alle spalle.
Milano era una miniera infinta di piccole e
grandi illegalità, il crocevia di intrighi e misteri, spesso il teatro di risse
e accoltellamenti, di delitti e fattacci di ogni genere.
Trascorrerò il resto della mia vita ad inseguire
colui che mi ha rovinato la vita. Fino a quando non riuscirò a trovarlo.
Massimo De Palo se lo ripromise.
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