TITOLO: UN BACIO IN SOSPESO
AUTORE: LUIGI MANCINI
CASA EDITRICE: LES FLAUNERS EDIZIONI
SINOSSI
«Un cantastorie, una leggenda, un giovane eroe e i suoi aiutanti, una
principessa imprigionata in una sontuosa dimora, un orco malvagio e la
suprema lotta tra il bene e il male. Nonostante la presenza suggestiva
di tutti questi classici elementi, non si tratta di una fiaba e sarà il
lettore a scoprire perché… La vicenda narrata si svolge in un tempo
sospeso, tuttavia è intenzionalmente ancorata a un territorio specifico,
l’entroterra napoletano. La scrittura dell’autore è un filo teso tra
poli opposti: poesia e trivialità, denuncia sociale e tangibile
erotismo. Queste pagine sono intrise di quell’amore viscerale che ognuno
di noi ha provato almeno una volta nella vita e per cui forse ha
lasciato Un bacio in sospeso».
CONOSCIAMO L'AUTORE: LUIGI MANCINI
Luigi Mancini (1980) nasce a Napoli ma vive a Reggio Emilia. Fin da giovanissimo scrive poesie e canzoni; dal 2013 si cimenta con la scrittura di romanzi. Con Les Flâneurs ha già pubblicato La ragazza silenziosa (2016).
RECENSIONE
A
raccontare tutto questo è l’autore Luigi Mancini, non troppo tempo fa: un uomo
che tenta di ricucire lo strappo del passato e illuminare il buio nella mente
dei suoi protagonisti, immaginando cosa sia accaduto davvero quella notte, e
cosa significhi perdere se stessi. Ma soprattutto tenta di rispondere a una
domanda: com'è possibile, dopo una ferita cosí profonda, sperare di essere
felici? Tra La ragazza silenziosa e Un bacio in sospeso, Luigi Mancini ha
scritto una storia di formazione diversa da tutte le altre, che cattura il
lettore con una lingua cesellata, dura e trasparente.
Facendone
la storia di due amanti maledetti che sfidano il disprezzo del mondo in nome di
una passione.
Un romanzo
che affronta temi come l’amore, il sesso, la morte, il distacco, la paura, il
morboso legame tra queste parole e soprattutto il confine sottile che da un
momento all’altro può portare il nostro cervello in zone che non sospettavamo
neanche esistessero in noi.
Una
caratteristica nel modo di parlare di Elisa era la fretta con cui cercava di
concludere certe frasi prima di lasciarsi sopraffare dall’ilarità, anche se
qualche volta, come adesso, un breve scoppio di risa faceva esplodere
all’improvviso le sue parole e lei doveva afferrarle al volo e finire la frase
ancora più precipitosamente, tenendo a bada la sua allegria e facendo seguire
l’ultima parola da un triplo rimbalzo di risa sonore, di gola, erotiche e
soffici”.
Ciò detto,
“Un Bacio in Sospeso” è un grande romanzo, e lo è perché Luigi Mancini riesce a
descrivere le avventure di Stefano ed Elisa con un linguaggio avvolgente,
seducente, poetico ma sempre attraversato da un’ironia talvolta feroce.
Mancini ci mostra la nascita graduale di
una passione che è destinata a incontrare la condanna del mondo, a restare
nascosta di fronte a tutti. Stefano ed Elisa sono costretti, infatti, a
scambiarsi i loro primi baci, e poi in un crescendo le loro effusioni sempre
più ardenti, nei luoghi più impensabili, anche perché tra i piedi hanno spesso non
solo il marito di lei ma anche tutto questa provincia ammalata. Il tempo della
separazione che li attendono non faranno che rinsaldare questa loro passione, e
nel frattempo anche la loro storia di due amanti maledetti che sfidano il disprezzo del
mondo in nome di una passione sarà divenuta più grande, e la sfida crescerà sempre più all’interno del romanzo.
Mancini
rivela tutta la vulnerabilità dei nostri primi affanni d'amore. Quei ragazzini (Stefano
ed Elisa), siamo stati anche noi, noi che siamo stati feriti e ci siamo
rintanati in noi stessi, pensandoci al sicuro da ogni emozione. Noi, che
abbiamo giurato di non amare niente e nessuno per il resto della vita.
Ma la gente
di Casandrino, specialmente quelli con la mente più chiusa, prendono a parlar
male di questo bel rapporto tra Stefano ed Elisa; parlano talmente tanto che le
voci arrivano sino alle orecchie del marito di lei, che con prepotenza chiede ai
rispettivi amanti di non vedersi più.
Lì in quel
paese trascorsero ore, giorni di comune respiro, di comune pulsare del cuore,
in cui entrambi i due giovani avevano costantemente la sensazione di smarrirsi
o di essersi tanto inoltrati in un luogo estraneo quanto ancora non si era
inoltrato nessuno prima di loro, un luogo estraneo, nel quale persino l’aria
non aveva alcun elemento in comune con l’aria di casa, nella quale si era
condannati a soffocare per l’estraneità ma tra le cui assurde seduzioni non si
poteva far altro che proseguire ancora, smarrirsi ancora.
“Quando
invece era solo con Elisa, Stefano sentiva costantemente una languida pressione
alla sommità della spina dorsale, gli si stringeva il petto, gli si
indebolivano le gambe e le sue dita conservavano a lungo la fresca forza della
stretta di mano della donna.
Riusciva a
calcolare con approssimazione di un centimetro la misura esatta in cui lei
mostrava le gambe passeggiando per la stanza o sedendosi con le gambe
accavallate e percepiva, quasi senza guardare, la tesa lucentezza delle sue
calze, il rigonfiamento del suo polpaccio sinistro sopra il ginocchio destro; e
la piega della gonna, declive, morbida, leggera, nella quale sarebbe stato
bello affondare il viso. A volte, quando si alzava e gli passava davanti per
avvicinarsi alla sua persona, la luce la colpiva con un’angolazione tale da
lasciar intravedere la linea delle sue cosce attraverso il leggero tessuto
della gonna; e una volta si era leccata un dito per accarezzare rapidamente la
seta.
Ogni tanto,
quella languida sensazione di peso diventava troppo opprimente e allora,
approfittando magari di un momento in cui i suoi occhi erano rivolti altrove,
perlustrava la sua bellezza cercandovi qualche piccolo difetto sui cui potesse
far leva per calmare la sua fantasia, e per lenire quindi l’implacabile tumulto
dei sensi.
Ho
riscoperto la semplicità del sentimento attraverso le parole di Mancini,
ricordando che siamo noi, coi nostri veti mentali, le nostre risoluzioni
adulte, a complicare quello che complicato non è.
Straordinario
romanzo della piena maturità di Luigi Mancini, Un bacio in sospeso è la cronaca esemplare della vita di due
grandi anime solitarie, troppo forti per andare davvero incontro a se stesse e
alla vita.
CITAZIONI DEL LIBRO
Ci sono anime, amori,
indissolubili passioni che strappando mappe e frantumando lancette, accadono in
luoghi inaspettati e in tempi del tutto inattesi. Fu così per gli amanti di cui
vi racconto.
Ci sono sguardi che
paiono avere mani che sfiorano, sguardi che sembrano quasi avere voce,
costringono a sentire, a guardare... fu così che lui la vide. Guardarsi,
estirparsi l’anima, entrarsi dentro, dipingersi addosso
Ma poteva mai essere
così facile, si chiedeva Stefano, innamorarsi di qualcuno? Parlarsi appena,
sfiorarsi soltanto, per lasciarsi penetrare l’anima da una persona del tutto
estranea?
I due giovani amanti
erano un segreto, qualcosa accaduto davanti agli occhi di tutti, di quella
gente che non aspettava altro che poter parlare e sparlare di qualcosa o di
qualcuno.
Non è finita, Elisa,
ci sarà sempre un bacio in sospeso tra noi
Stefano pensava alla
sua Elisa, il profumo di quella musa gli stava ancora nella testa, non se ne
andava. Sentiva ancora sul viso la carezza soffice dei suoi scuri capelli
lisci.
Quanta frustrazione,
quanto desiderio, quanta voglia di sentire il peso del suo seno nelle mani, di
stringerla e tormentarla, di leccarle ogni segreto, ogni respiro. La pelle
invocava la pelle di lei. Il cuore bramava il battito del suo cuore. La bocca
mordeva l’aria in cerca delle sue labbra, della sua saliva che sola lo avrebbe dissetato.
“Un bacio in
sospeso”, sì, ma solo questo? Il loro amore sarebbe dovuto essere solo e per
sempre un bacio in sospeso? Ahi, di quanto mai sono chiamati a soffrire gli
amanti.
«Abbiamo fatto
l’amore, non farmi dire come, ma è stato l’eccesso più sublime che abbia mai
vissuto! Lei è il completamento della mia esistenza… è la mia parte mancante,
la metà unica della mia metà…
Lo stesso si chiedeva
Stefano mentre rivelava a Pietro i trascorsi con Elisa: dal primo sguardo alla
festa del paese, alle prime parole sull’autobus, al primo bacio rubato in quel
carnevale assurdo e poi sguardi, sguardi e ancora sguardi e desideri scritti in
aria, in quella stessa aria cattiva che i due amanti respiravano.
Quel fare
l’amore per Elisa aveva significato una ribellione alla prigionia. Aveva dato a
un altro quello che il marito le aveva sempre chiesto: la passione!
Ti amo da sere
lontanissime, da prima ancora che la mia stessa esistenza avesse luogo. Ti amo
di un amore che strazia la logica e fracassa tutte le buone ragioni che mi
sussurrano di non amarti. Io vorrei ascoltarle, ma la tua voce è più forte,
perché la tua voce è la mia!
Elisa era sempre più
prigioniera dell’uomo che aveva sposato, che le impediva addirittura di vedere
la madre. La ragazza ripensò alla sua
infanzia difficile: suo padre, nonostante avesse sempre lavorato duramente, non
era riuscito garantirle un futuro migliore. Ma lei aveva molto amato quell’uomo
onesto che ora sentiva ripeterle quelle parole che sognava ogni notte:
“Ricorda, bimba mia, ognuno è responsabile di se stesso. Studia, Elisa, e
scappa via da questo posto!
Starle lontano, non
potersi avvicinare a quell’incantevole presenza creava in Stefano un martirio
silenzioso e invisibile. Annusava l’aria umida e percepiva l’odore salmastro
della sua intimità, della sua anima inerme, da salvare, da portare via a ogni
costo.
il mio petto è regno
suo.
Quanta intensità, Caterina, nella sua recensione. Le sono grato per l'attenzione e per le bellissime parole che ha speso per me e per il mio romanzo. Complimenti per il blog e per la professionalità.
RispondiEliminaLuigi Mancini