TITOLO: NEL NOME DI BOBBY SANDS
Il combattente per la libertà
Una storia irlandese
AUTORE: PIERLUIGI SPAGNOLO
CASA EDITRICE: L'ARCO E LA CORTE
Anno edizione: 2016
Pagine: 160 p.
EAN: 9788890954979
Prezzo: euro 15.00
SINOSSI
Da dove nasce il desiderio di continuare a parlare di Bobby Sands e
della tragedia dell'Irlanda del Nord, a 35 anni dai drammatici giorni
dello sciopero della fame dei detenuti di Long Kesh? Perché rinfrescare,
aggiornare e ripubblicare questo libro? Perché la vicenda del militante
repubblicano di Belfast, che a soli 27 anni, a maggio del 1981, si
lasciò morire di fame in un carcere britannico, appare come una storia
senza tempo e senza latitudini, un messaggio universale di amore per la
propria terra, di lotta per la libertà e di ribellione alle ingiustizie.
Questa edizione si arricchisce inoltre con la traduzione integrale di
un antico manuale destinato ai volontari dell'Irish Republican Army,
datato 1956, che offre uno spaccato crudo ed efficace per comprendere
quale fosse il clima di violenza di quegli anni, nella martoriata
Irlanda del Nord.
CONOSCIAMO L'AUTORE PIERLUIGI SPAGNOLO
Pierluigi Spagnolo è nato a Bari nel 1977. È laureato in Scienze politiche. Giornalista professionista, dal 2012 vive a Milano ed è un redattore della Gazzetta dello Sport. Ha iniziato nel 2003 al Corriere del Mezzogiorno, poi ha lavorato per City e al Corriere della Sera. Ha scritto “Bobby Sands. Il combattente per la libertà, una storia irlandese” (L’Arco e la Corte, 2002), e ha partecipato agli instant book “Che storia la Bari. 25 racconti popolari” e “La Bari siete voi. 30 figurine dall’album dei ricordi” (entrambi Gelsorosso, 2014).
RECENSIONE
Il nome che gli avevamo dato con leggerezza e non senza
avversione sembrava essere diventato in una sua tremenda maniera appropriato:
Nobody. Quel ragazzo non esisteva. [...] Era diventato un nessuno. Non godeva
di alcuna protezione. Né era in grado di proteggere se stesso a causa del suo
ideale era diventato attivista politico
dell’Esercito Repubblicano Irlandese. Era abbandonato alla mercé di coloro
nelle cui mani capitava.
Non è mai stata, non è (né mai sarà) facile la vita di Bobby
Sands preoccupato della verità. Distrutto dallo sfacelo della famiglia, dalla
rovina economica o una perenne miseria senza scampo, o la prigione. Anche in
una situazione di destino tragico, come nel caso di Bobby Sands, allora era la
coscienza a lacerare il petto dal di dentro, e ancor più dolorosamente.
Ormai è
stato appurato che negli ultimi suoi anni Sands scrisse cose importanti e le
nascose e fatte uscire dalla prigione con prudenza e zelo tali che ancor oggi
non ci è dato rinvenirle e conoscerle del tutto. Seguirono tempi assai più
difficili. Proprio grazie alla lotta per la libertà nacquero tutti quei giovani
che presero in odio il potere, si dedicarono alla rivoluzione e lo fecero. Ma
una volta varcata la soglia della rivoluzione: da lei stessa generata, la
storia di Sands s’era ritrovata sotto un
soffitto opprimente, fra mura ravvicinate che diventavano sempre più strette.
Prima dell’arresto Sands, pensava a vivere la sua vita al
meglio delle sue possibilità, se solo non fosse stato messo dentro. Ma dopo l’arresto e un paio d’anni di vita di
prigione e lager il famoso H-Blocks, i blocchi H,
ormai oberato da valanghe di temi, accettò come si accetta il respiro, capii
come si capisce tutto l’irrefutabile che vedono gli occhi: non solo non
avrebbero lasciato che svegliasse le coscienze del popolo, ma anche un rigo
solo scritto gli sarebbe costata la testa.
Senza esitazione, senza sdoppiamenti, aveva sposato la sorte del
combattente unicamente perché tutto questo non venisse dimenticato, perché un
giorno lo sapessero i posteri. Quanto ad
essere pubblicato in vita, a ciò non doveva neppure pensare, neppure
accarezzare il progetto in sogno.
Soppresse dunque ogni oziosa fantasia. In cambio aveva
soltanto la certezza che la sua ricerca della verità non sarebbe stata sprecata
che avrebbe colpito le teste a cui mirava, sarebbe stata recepita col tempo da
coloro cui era diretta come una corrente invisibile. Si era rassegnato a tutta
una vita in carcere in silenzio come ci si rassegna a subire la forza di
attrazione terrestre che ci tiene incatenati per tutta la vita.
In quel lager
così fu definito il braccio nel quale fu rinchiuso a soli 27
anni , si curava unicamente di
una cosa: conservarle in segreto, e se stesso insieme ad esse.
Comincio dopo un numero considerevole di giorni di digiuno
la sua fine. Il primo emergere dall’abisso di Sands dalle
scure acque comincio molto tempo prima, mentre era ancora vivo. Gli fu dato di
vivere abbastanza da godere questa felicità: sporgere la testa e scagliare i
primi sassolini contro la fronte ottusa di Golia. La fronte resta intatta, i
sassolini rimbalzano via, ma una volta caduti per terra esplodevano in
subitanee fioriture, ed erano accolte con giubilo o odio. Poi le cose
rallentarono, fu come il protrarsi di una fredda primavera. Non gli rimase che
radunare le ultime forze per scagliare gli ultimi sassolini contro
l’infrangibile fronte.
Quante volte, in forme vergognose, l a sua estenuante
prigionia gli aveva privato della libertà di azione, di espressione, della libertà di raddrizzare
la schiena. Tutte le ossa, indolenzite, chiedevano di potersi raddrizzare.
Ci fu un momento in cui sperò di aver trovato in carcere un
amico. Ma Sands non s’illudeva. La sua
radice contadina e quella particolare dignità che egli manifestava di fronte ai
nemici, il suo passato e le lezioni che ne aveva tratte, non si sarebbero
potuti adattare l’uno all’altro, perchè non esiste amicizia tra uomini senza
una somiglianza di vedute, senza una perspicace attenzione reciproca.
Citazioni del Libro
Bobby Sands, militante repubblicano irlandese, a soli 27
anni si lasciò morire di fame in un carcere britannico, appare come una storia
senza tempo e senza latitudini, un messaggio universale di amore per la propria
terra, di lotta per la libertà e di ribellione per le ingiustizie.
Bobby Sands conserva il suo straordinario fascino ideale e
iconografico, e il suo sacrificio resta un patrimonio trasversale, un simbolo
immortale per tutti quelli che sognano un mondo giusto e libero.
“The whole world exploded and my own little world crumbled
around me”. Traduzione: Tutto il mondo esplose e il mio piccolo mondo si
sgretolò intorno a me.
La mia vita cominciò a cambiare. Poco a poco il contenuto
dei telegiornali mutò e io notai con maggiore frequenza gli agenti speciali che
caricavano la folla per le strade. Il mio piccolo mondo personale si frantumò.
Arrivarono gli “speciali”, invadevano le nostre strade, sparavano,
incendiavano, saccheggiavano, uccidevano. Non c’era nessuno a difenderci,
allora….
Un’Europa
colpevolmente distratta ha ignorato per anni la realtà dell’Irlanda del
Nord, dell’ultima colonia ancora presente sul territorio del “Vecchio
continente”, lasciando così che si perpetuasse un regime di vera apartheid.
L’esercito di Sua maestà, in Irlanda del Nord per fermare le
aggressioni, rivelò ben presto i motivi tutt’altro che pacifici. E, così la
violenza ha finito per rappresentare una componente costante nella storia
dell’Irlanda.
Il popolo ci comprendeva e non ci apriva solamente la sua
porta di casa per aiutarci, ci apriva anche il suo cuore.
Io non mi fermerò
fino a quando non realizzerò la liberazione del mio Paese, fino a che l’Irlanda
non diventerà una sovrana, indipendente, repubblica socialista.
Le nostre armi possono
ammazzare i nemici, ma se non sono guidate dalla politica di un popolo
rivoluzionario, finiranno con l’uccidere noi stessi. Le armi non vincono le
guerre; pistole e bombe possono uccidere un uomo, ma non indicargli la strada.
Il suo destino si concluse in carcere, qui cominciò la fase
più drammatica della sua vita. Dentro un cella britannica nella quale trascorse
gli ultimi anni della sua esistenza. E dove decise di lasciarsi morire, per
tentare di svegliare le coscienze di un’Europa colpevolmente indifferente e
sonnolenta.
Io sento di avere qualcosa in comune con l’allodola, con la
sua tortura, la sua prigione e la morte a cui alla fine andò incontro.
Possedeva uno spirito che non si trova facilmente neppure tra noi, i cosiddetti
esseri superiori, gli uomini. Prendete un comune prigioniero. Il suo obiettivo
principale è quello di rendere il suo periodo di detenzione più facile e
confortevole possibile. Alcuni arriveranno persino a umiliarsi, a umiliarsi, a
strisciare e a tradire altri detenuti, pur di salvaguardare se stessi.
Diversamente dall’allodola, canteranno ogni volta che gli verrà chiesto loro di
farlo e salteranno ogni volta che sarà ordinato loro di muoversi.
Sebbene abbia perduto la sua libertà, un
prigioniero comune non è disposto a giungere alle estreme conseguenze per
riacquistarla, e neppure per difendere la propria dignità di uomo.
Ora mi trovo nel Blocco H, dove mi rifiuto di cambiare per
adeguarmi a coloro che mi opprimono, mi
torturano, mi tengono prigioniero e vogliono disumanizzarmi. Hanno distrutto il
mio corpo e attentano alla mia dignità. Ma, possiedo lo spirito di libertà, che
non può essere soppresso neppure con il più orrendo dei maltrattamenti.
La raccolta dei pensieri
della prigionia, che costituiscono il suo Diario dal carcere, venne
scritto di nascosto con una refil di penna biro sulla carta igienica, un
mucchio di testimonianze e riflessioni
fatte uscire clandestinamente dalla prigione.
Che trovino un nome a questo tipo di tortura, pensai.
Che trovino un nome a questo terribile incubo.
Le drammatiche riflessioni intasavano spesso la testa di
Bobby Sands, non furono rari i momenti nei quali pensò che sarebbe stato meglio
morire, anziché morire in quel modo: Quando tutto si faceva così insopportabile
che non t’importava nulla di essere vivo o morto, pur di scappare via da
quell’incubo infernale. Non stiamo morendo lo stesso, pensai?
Eravamo destinati alla sconfitta, ma gli ideali della nostra
lotta sono stati in gran parte traditi dal modo in cui è arrivata questa
sconfitta, e ricorda la fine dei maiali nella Fattoria degli animali di Orwell.
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