Titolo: L'uroboro di corallo
Autrice:Rosalba Perrotta
Anno di Pubblicazione: 23 febbraio 2017
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 300
Prezzo Ebook: 9,99 €
Prezzo Cartaceo: 13,52 €
TRAMA
Sicilia, giorni nostri. Anastasia è una
signora catanese della media borghesia, ormai avviata verso la terza età; madre
di due figlie femmine e nonna di Matteo, è stata abbandonata qualche anno prima
dal marito, ma si considera ancora sposata. La sua vita è stata fino a questo
momento un susseguirsi di doveri e di convenzioni. Le cose cambiano a partire
da un giorno ben preciso: la seconda moglie del nonno paterno, lituana e ben
più giovane di lui, è morta e ha lasciato in eredità a lei e alle tre cugine un
intero palazzetto di inizio Novecento a San Berillo, malfamato quartiere di
Catania. Dopo tanti anni si rende conto che fino a quel momento ha fatto solo
ciò che hanno deciso gli altri per lei, e coraggiosamente riprende la guida
della sua auto, abbandonata nel garage dopo un incidente. Nel frattempo le
ritorna in mente Igor, il bambino che a dieci anni l'aveva chiesta in sposa
sotto l'albero di Natale, e si mette in testa di rintracciarlo: lo vede un
giorno in televisione, intervistato in merito alla chiusura di una storica
libreria indipendente. Anastasia spera di ritrovarlo e di proporgli di aprire
insieme una libreria nella palazzina ereditata...
DICANO DEL LIBRO:
Un godibilissimo romanzo postmoderno
Caratterizzato da una levitas
calviniana e da una scrittura che, pur utilizzando l’ironia, esplora con
empatia i drammi e le difficoltà dei personaggi, L’uroboro di corallo
affronta il problema delle trasformazioni nelle relazioni familiari e nei ruoli
di genere, e mette in discussione gli stereotipi e i pregiudizi legati all’età.
Il cambiamento: l’uroboro
simbolo di rinascita
Leitmotiv del romanzo è il cambiamento.
Anastasia, ritiene che la sua vita sia mutata grazie al potere magico della
spilla con l’uroboro, di cui è venuta casualmente in possesso. Sua figlia
Nuvola, invece, guarda alla trasformazione della madre attraverso l’ottica
sociologica dell’Interazionismo simbolico, e la spiega con il Teorema di
Thomas: “Se credi che una cosa sia vera, sarà vera nelle conseguenze”.
L’uroboro di corallo è per certi versi un romanzo postmoderno in quanto
presenta le caratteristiche delpastiche e del bricolage.
Compone insieme stili e generi diversi (romanzo psicologico, rosa, umorismo,
fantasy, mistery, saggio sociologico), propone brani impostati come un copione
teatrale, dialoghi di cui, a volte, si sente soltanto una voce, incolla nelle
pagine bizzarri messaggi estrapolati da internet, testi di mail e di lettere,
targhe di ottone, insegne e foto con dedica, giocando anche con caratteri
tipografici diversi.
L’alto e il basso, il
siciliano
Elementi appartenenti alla cultura
alta (letteratura, sociologia, musica) vengono mescolati con elementi
popolari quali canzonette, galatei, ricette di cucina, filastrocche.
Dialoghi e testi (mail, lettere) sono
curati in modo da conferire a ogni personaggio una voce che lo caratterizzi.
Anche per questo nei dialoghi si fa ricorso a termini siciliani, o a
espressioni in quel siciliano italianizzato diffuso dopo l’avvento della
televisione, il cui significato verrà poi chiarito in un dizionarietto finale.
Una Sicilia non
stereotipata
Ambientato in Sicilia
(Catania, Acireale, Taormina, Messina, Noto, Palermo), il romanzo cerca di
offrire un’immagine più autentica e genuina della realtà dell’isola. Prende
quindi le distanze dagli stereotipi che caratterizzano pesantemente molti
romanzi e film “siciliani”. Non ripropone la Sicilia di cumpari Turiddu e Donna
Lola, basata su sentimenti estremi, passioni violente, ancestrali e viscerali.
Non ci sono lupare, drammi della gelosia, delitti d’onore, sceccarelli e
fichidindia, ma si respira una quotidianità più complessa, variegata e
ironica, in cui si evidenziano relazioni e confronti con il “continente”, e
ci sono fruttuose escursioni, sia intellettuali che fisiche, in territori
stranieri (che poi tanto stranieri non sono).
Le donne in cerca di ruolo
Il romanzo mette in luce le difficoltà
legate all’essere donna nella nostra società e i mutamenti del ruolo
femminile nel secolo scorso facendo anche riferimento a galatei
molto popolari (Anna Vertua Gentile, Donna Letizia, Brunella Gasperini, Lina
Sotis) e ai consigli forniti alle lettrici dalle riviste femminili.
La protagonista, Anastasia, che ha ricevuto un’educazione tradizionale, “all’antica”,
subisce smarrita lo sconvolgimento del Sessantotto, e si trova poi, alla
soglia della terza età, a dover affrontare un evento per lei
inconcepibile: il marito ha chiesto il divorzio e si è risposato.
Il romanzo mostra il processo di
trasformazione di Anastasia. Circondata da nuove figure significative
che fungono sia da modello (“Vedi come siamo libere e indipendenti
noi?”) che da specchio (“Tu vali. Hai anche tu la possibilità di
cambiare”) e rassicurata dai presunti poteri dell’uroboro “magico”, lei
comincia aguardare alla realtà con un’ottica diversa, si comporta in
modo differente, ha il coraggio di fare delle scelte, e dà così inizio al
cambiamento.
La figlia di Anastasia, Nuvola, e la
sua amica Fernanda, invece, vivono problemi oggi molto comuni per legiovani
donne: difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, ticchettio
dell’orologio biologico che le incita a sbrigarsi ad avere un figlio, rapporti
con uomini che non sono adatti a loro. Anche in questo caso, però, la
fiducia nelle proprie capacità di gestire sia la vita che le scelte dà il via
al cambiamento e promuove un cammino di trasformazione.
La terza età e la novità
«Ma chi sono gli anziani?» rispose Nuvola. «Non esistono,
non sono una realtà ontologica. Siamo noi a creare le categorie, a catalogare
le persone e ficcarcele dentro.
Nell’Ottocento, tu, che hai
quarant’anni, saresti stata già anziana. Te lo avrebbero detto e ci avresti
creduto. Tutto è costruzione sociale».
Si può cambiare a 71 anni?
Riuscendo a cogliere le opportunità che una serie di circostanze le pone
dinanzi, la protagonista del romanzo, Anastasia, impara a guardarsi con occhi
diversi, a vedersi come “persona” e non più come “anziana” o “vecchia”.
Valorizza così antichi interessi e nuove relazioni, trasforma le sue amicizie e
la sua vita, va alla ricerca del suo primo amore, e trova il coraggio di dare
inizio a una nuova affascinante attività. “Non è mai troppo tardi”, come
diceva in tv il maestro Manzi.
La musica: imparare a cantare
L’uroboro di corallo è attraversato da continui riferimenti
musicali.
Uno dei massimi desideri della
protagonista, che è stonata, è imparare a cantare, e l’altra
protagonista, Nuvola, suona il jambé in un ristorante marocchino.
I brani che aleggiano nel romanzo sono
i più svariati. C’è Adeste fideles che fa da Leitmotiv
all’innamoramento di Anastasia e Igor bambini durante il Presepe vivente, ci
sono gli inni patriottici di cui è appassionato il Colonnello De
Francesco, e ci sono i valzer che scandiscono le emozioni di Nuvola (Waltz2di
Shostakovic, Tace il labbro…).
La spagnola sa amar così e Straziami ma di baci saziami sono i
cavalli di battaglia della signora Buonincontro, che ha voce da soprano ed è
richiestissima alle feste dei vicini; Banana boat e Tipitipitipso
risvegliano in Anastasia il ricordo di quando era ragazza. E
poi, con Quarantaquattro gatti, Verranno a te sull’aure
e Riderò, nella Lezione di canto per stonati, lei finalmente
imparerà a cantare.
La gastronomia (siciliana,
“straniera”, e di fantasia): i segreti nei piatti
Nell’Uroboro di corallo, la cucina è una presenza costante.
Diversi personaggi sono appassionati di
cucina:
Anastasia, cuoca all’antica con qualche incursione nella modernità,
prepara i cappelletti fatti in casa (si descrive il procedimento), le lasagne
con radicchio e provola ragusana, e varie altre delizie.
Rossella, che studia da panettiera, sogna di aprire una
Boulangerie-pâtisserie e si dedica, nel frattempo, alla confezione di torte
salate e fantasiose tartellette;
Matteo, notaio con l’hobby della cucina, si esibisce in
sofisticate e bizzarre ricette
Myrna sforna crêpes con ricotta e spinaci e offre
sostegno e consigli ai cucinieri inesperti nel Blog La cuoca-psicologa.
Al ristorante La Catanesella
, aperto da Giovanni in Guadalupa, si mangiano, tra l’altro, Pasta alla
Norma e Parmigiana (c’è la descrizione delle ricette).
A Bruxelles Nuvola, in un bar
affacciato sul Sablon, riflette sulla vita dinanzi a una Salade au
Chevre chaud (di cui si descrive la ricetta).
E i riferimenti potrebbero continuare a
lungo.
Antiquariato e arredamento
Diverse scene dell’Uroboro
di corallo sono calate nell’atmosfera di negozi di antiquariato.
Ecco alcuni brani.
Nell’aria, profumo di cera per
mobili. All’ingresso, una portantina color burro decorata con scene campestri;
poi, un presepe napoletano poggiato sopra un comò zoppo (tre vecchi libri al
posto del piede), più in là un biliardo stipato di carabattole, tra cui un
grammofono con tromba a campana.
Alle pareti quadri di antenati, di
vescovi e di donne discinte. Dal soffitto pendono lampadari con gli sbrendoli
incrostati di polvere. In fondo c’è una voliera liberty. E, in un angolo, un
piccolo tavolo con tovaglietta di fiandra, tazze di porcellana, teiera
d’argento Queen Anne, più un vassoio risalente all’epoca della regina Vittoria,
colmo di meringhe alla crema e tartellette.
Parlare di fantasmi in un’atmosfera
così non fa paura, anzi è quello che ci vuole. (pp. 138-139)
Nuvola, al Sablon, passeggia per il mercatino
dell’antiquariato che il sabato mattina si materializza accanto alla chiesa.
Era già venuta con Cristiano, ma lui si annoiava e latirava via: «Daaai,
Nuvolina… Cianfrusaglie, o cose troppo care». Adesso lei si incanta a guardare
i piccoli stampi in metallo
per fare i cioccolatini, le immaginette
di santi col bordo traforato, le strisce di merletto di Bruges. Ma che cos’è
quel fagotto simile a un istrice? È un cuscino di velluto irto di spilloni da
cappello, uno diverso dall’altro: capocchia di ghiaietto nero, capocchia con
gli strass, grande perla a forma di lacrima… (pp. 206-207)
Poi nei negozi d’antiquariato
mori che reggono cornucopie di fiori e frutta, e trumeaux coi cassetti
semiaperti da cui sporgono bambole d’epoca, cappellini e ventagli. (p.
217)
Il grande spazio assume pian
piano l’aspetto di un bizzarro riassunto di casa: il salotto con i mobili Luigi
Filippo e le consolle con sopra le campane di vetro, una credenza che ospita
una Mamie di Via col vento in ceramica con la scritta cookies e una
collezione di gallinelle in opaline, quelle dette
hen on the nest. Poi un letto, in ottone e rame, completodi culla.E c’è
anche un affascinante angolo eclettico: tavoli e tavolinetti di vario stile e
tipo, piacevolmente assortiti con sedie spaiate, anch’esse di vario stile e
tipo. (p. 175)
Tarocchi
Lungo tutto il romanzo si fa
riferimento alla lettura dei tarocchi, in particolare al mazzo Rider-Waite, le
cui immagini dense di simboli aiutano a trovare nuove soluzioni.
pescò un volumetto del 1979, con
annesso mazzo di carte, dal titolo Il tarocco intuitivo. La quarta di
copertina diceva che uno degli autori aveva studiato Sociologia con Ferrarotti.
Incuriosita dalla colleganza, acquistò
il libro, lo lesse, e restò affascinata: i simboli dei tarocchi incitano a
guardare alla realtà in modo diverso, strappano la mente al solco dei pensieri
abituali mostrando nuove possibili vie. (p. 85)
BIOGRAFIA
Rosalba Perrotta
vive a San Gregorio, un piccolo centro alle pendici dell’Etna. È sposata e ha
un figlio, Stefano. Non possiede bestiole domestiche, ma dà i croccantini ai
gatti che visitano il suo giardino. Ha insegnato con grande passione Sociologia
all’Università di Catania. È autrice, tra l’altro, di All’ombra dei fiori di
jacaranda, edito da Salani.
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