giovedì 23 giugno 2022

RECENSIONE "NEDDA" DI GIOVANNI VERGA - MONDADORI

 

GIOVANNI VERGA

NEDDA

MONDADORI

 

 

 

 

 

 

RECENSIONE

Nel 1874 Giovani Verga compose la novella <<Nedda>>. Essa non segnava solo l'inizio d'un nuovo orientamento della sua arte, che proprio con quest'opera si differenziava nettamente da tutta la letteratura dell'epoca influenzata dal romanticismo e si volgeva a rappresentare la cruda realtà della vita degli umili, ma pure un nuovo, anche se per allora isolato, interesse della cultura italiana per il concreto problema del lavoro.

La nostra letteratura - te ne sarai accorto - ha raramente, prima del secondo Settecento, affrintato tale questione. Le cause di ciò sono molteplici ma possono fondamentalmente ridursi a una sola: s'è creduto per secoli che l'arte dovesse essere contemplazione di bellezze ideali, narrazione  di fantastiche e irreali avventure, esercizio di persone coltissime che disprezzavano istintivamente il popolo e le sue occupazioni. L'arte era, insomma, il segno di un'aristocrazia. E' l'illuminismo ad abbattere questa concezione.

Il lavoro della classe borghese è rappresentato nelle commedie di Goldoni, quello della campagna nel <<Giorno>>di Parini (ma sempre su stampo classico, cioè colto, non realistico). Manzoni stesso ci mostra, nel secolo seguente, i protagonisti del suo romanzo, e diversi personaggi minori, intenti alle più umili occupazioni. Ed è su questa strada che si pone Verga. Ma egli è il primo a dare al problema del lavoro un pòosto di assoluto risalto nello svolgimento della vicenda, a rivelare come esso influisca, in maniera determinante sul carattere, il comportamento, la cultura degli uomini; il primo a notarne il peso, la logorante fatica, l'illuminazione, ma anche la nobile funzione educativa.

Questa è una delle ragioni per cui egli è considerato uno scrittore verista, appartenente cioè a quella corrente letteraria del nostro Ottocento che si svolge alla contemplazione della raltà umana e la studia nella complessità dei suoi aspetti e delle sue manifestazioni (ambiente, occupazione, linguaggio, fede e superstizione, folkore, rapporti sociali, etc.).

La letteratura risorgimentale aveva cantato gli ideali della patria, della libertà e dell'eroismo. Compiuta l'unità d'Italia essa, con Verga, considerava con rispetto e pietà la vita di quegli umili lavoratori, specie meridionali, che l'analfabetismo, la secolare povertà, lo sfruttamento di cui erano state vittime da generazioni e generazioni, sembravano aver ridotto al silenzio e quasi cancellato dalla faccia della terra. Non avevano, privi del diritto di voto, nessun peso politico; immersi in un'economia medioevale di tipo feudale dipendevano in tutto e per tutto dal signore del luogo, il gran  proprietario terriero, dinanzi al quale erano come schiavi; la loro cultura era formata dagli insegnamenti ricevuti dai genitori e spesso trasmessi nella forma semplice e popolare del proverbio, dall'istruzione religiosa che sorgeva, senza distruggerla, su una base di credenze suoerstiziose, dall'esperienza d'un lavoro saltuario e mal retribuito. Con Verga i loro drammi, ignorati da sempre dall'opinione pubblica, vengono rivelati.

La sua arte è tanto più rigorosa quanto più egli si impedisce la commozione, lo sdegno, il sarcasmo. Lo scrittore si limita a mostrare i suoi personaggi, nella loro quotidiana realtà di miseria: perciò la sua descrizione ha il tono inconfondibile della vita vera.

Dalle prime pagine di <<Nedda>>, una giovane che è costretta a un duro lavoro per provvedere alla madre ammalata, è tratto il testo del libro.

Nella cucina della fattoria del Pino, alle falde dell'Etna, a sera, mentre fuori sibila il vento, si riuniscono venti o trenta raccoglitrici di olive. Alcune danzano, altre cantano. Lontana dalle altre, triste, tutt'immersa nel pensiero della madre malata, è Nedda, una fanciulla che le privazioni e le rinunce hanno inselvatichito. A casa sua il pane scarseggia, non c'è <<olio nella lucerna>>. Nedda potrebbe affrontare un momento tanto critico con qualche speranza di superarlo se fosse certa del lavoro; invece non ha neppure il conforto di questa sicurezza.

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