Su questo testo, che più di tanti altri caratterizza la simpatia umana e poetica di Saba per la realtà semplice del mondo più umile, presento la testimonianza dello stesso poeta:<<Parleremo a lungo e volentieri di "Città vecchia" come una delle poesie più intense e rivelatrici di Saba.
"Città vecchia" rende tutto un lato della sua anima e della sua poesia: quel bisogno innato, in lui, di fondere la sua vita a quella delle creature più umili e oscure: "al popolo - dirà più tardi - in cui muoio onde son nato".
Perduto nei vicoli della città vecchia (che erano la parte più antica e più incontestabilmente italiana della città, e furono poi, senza necessità, abbattuti) il poeta trova "l'infinito - nell'umiltà".
La folla in essi rigurgitante gli ispira pensieri di (non sapremmo come altrimenti chiamarla) religiosa adesione:
(....) sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.
E' il Saba delle "piccole cose", delle cose di ogni giorno, sulle quali hanno tanto insistito i suoi critici. Si dimenticarono però di dire che quelle "piccole cose" erano elevate ai vertici di una spiritualòità che le trasfigurava in poesia>>.
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