Il paradosso della sopravvivenzaEinaudi2023 Supercoralli
pp. 256 - € 20,00
Come
prima cosa, Federico ha un corpo. Esagerato, ingestibile, deriso a
scuola e compatito in famiglia. Un corpo di vent'anni e centocinquanta
chili, nato con una fame ancestrale. Di cibo e di altro. Finché
quell'appetito incontra lo sguardo di Giulia: ecco che Fede sarà
costretto, letteralmente, a sottomettersi a una nuova forma di piacere.
Il paradosso della sopravvivenza
è un romanzo sullo spazio che occupiamo ogni giorno, quasi senza
badarci. E insieme una riflessione sotterranea sul potere che lo sguardo
altrui esercita sulle nostre scelte. Soprattutto, è la storia di un
corpo ingombrante in un mondo ingombrante, a cui corrispondono desideri
ingombranti.
Il libro
Lui
si chiama Federico Furlan, detto Fede, ma per tutti a Pratonovo è
soltanto «il ciccione». In famiglia, a scuola, e poi da adulto, sul
lavoro, Fede non può mai dimenticare il peso che si porta addosso, la
tenera e inseparabile corazza di carne che lui foraggia costantemente a
suon di cibo. Eppure, anche se infelice, Fede si sente invincibile. Il
suo medico gli ha illustrato «il paradosso della sopravvivenza»,
bizzarra teoria clinica secondo cui le persone obese avrebbero un tasso
di mortalità inferiore rispetto a quelle normopeso, come se il grasso
facesse da scudo alle minacce del mondo. Le cose cambiano quando Fede
conosce Giulia, consapevole di essere bellissima e forse ignara di
trovarsi pericolosamente vicina all’anoressia. È lei a proporgli un
gioco dalle regole spietate. Provate a immaginarli nudi, l’uno di fronte
all’altra, lei quasi invisibile e lui che riempie tutto lo spazio:
durante i loro incontri Fede ha il divieto assoluto di toccarla, e
l’obbligo di mangiare senza sosta tonnellate di cibo. Giulia lo domina,
fredda e dispotica, e per difendersi non c’è corazza che tenga. Cosí,
pieno di vergogna, Fede prende l’unica strada che gli resta: quella
della fuga. Giorgio Falco ha scritto un romanzo che contiene
moltitudini: la desolazione di un paesaggio alpino non troppo dissimile
dalle periferie industriali, la reificazione delle emozioni e dei
pensieri, il controllo che la pornografia esercita sulle nostre
pulsioni, la lotta quotidiana per la sopravvivenza che regala improvvisi
lampi di comicità. Grazie a un protagonista che arriva a fagocitare se
stesso, Falco ragiona su tutti i corpi – sessualizzati, perfetti,
respinti, inadeguati, storpi, desiderati, mortificati, accolti – con cui
ogni giorno ciascuno di noi entra in rotta di collisione. «Il mondo è
il mio peggior nemico. Io sono il mio nemico».
RECENSIONE
Come prima cosa, Federico ha un corpo. Esagerato, ingestibile, deriso a scuola e compatito in famiglia. Un corpo di vent'anni e centocinquanta chili, nato con una fame ancestrale. Di cibo e di altro. Finché quell'appetito incontra lo sguardo di Giulia: ecco che Fede sarà costretto, letteralmente, a sottomettersi a una nuova forma di piacere.
Il paradosso della sopravvivenza è un romanzo sullo spazio che occupiamo ogni giorno, quasi senza badarci. E insieme una riflessione sotterranea sul potere che lo sguardo altrui esercita sulle nostre scelte. Soprattutto, è la storia di un corpo ingombrante in un mondo ingombrante, a cui corrispondono desideri ingombranti.
Lui si chiama Federico Furlan, detto Fede, ma per tutti a Pratonovo è soltanto «il ciccione». In famiglia, a scuola, e poi da adulto, sul lavoro, Fede non può mai dimenticare il peso che si porta addosso, la tenera e inseparabile corazza di carne che lui foraggia costantemente a suon di cibo. Eppure, anche se infelice, Fede si sente invincibile. Il suo medico gli ha illustrato «il paradosso della sopravvivenza», bizzarra teoria clinica secondo cui le persone obese avrebbero un tasso di mortalità inferiore rispetto a quelle normopeso, come se il grasso facesse da scudo alle minacce del mondo. Le cose cambiano quando Fede conosce Giulia, consapevole di essere bellissima e forse ignara di trovarsi pericolosamente vicina all’anoressia. È lei a proporgli un gioco dalle regole spietate. Provate a immaginarli nudi, l’uno di fronte all’altra, lei quasi invisibile e lui che riempie tutto lo spazio: durante i loro incontri Fede ha il divieto assoluto di toccarla, e l’obbligo di mangiare senza sosta tonnellate di cibo. Giulia lo domina, fredda e dispotica, e per difendersi non c’è corazza che tenga. Cosí, pieno di vergogna, Fede prende l’unica strada che gli resta: quella della fuga. Giorgio Falco ha scritto un romanzo che contiene moltitudini: la desolazione di un paesaggio alpino non troppo dissimile dalle periferie industriali, la reificazione delle emozioni e dei pensieri, il controllo che la pornografia esercita sulle nostre pulsioni, la lotta quotidiana per la sopravvivenza che regala improvvisi lampi di comicità. Grazie a un protagonista che arriva a fagocitare se stesso, Falco ragiona su tutti i corpi – sessualizzati, perfetti, respinti, inadeguati, storpi, desiderati, mortificati, accolti – con cui ogni giorno ciascuno di noi entra in rotta di collisione. «Il mondo è il mio peggior nemico. Io sono il mio nemico».
Nessun commento:
Posta un commento