lunedì 10 aprile 2023

RECENSIONE "LA VENERE DI SALO'" DI BEN PASTOR - SELLERIO EDITORE PALERMO

 

Venere di Salò, indagine per Martin Bora

Misteri e intrighi sul lago di Garda nell'autunno del 1944

BEN PASTOR, "LA VENERE DI SALO" 

Sellerio

pp.464, euro 16,00

traduzione di Luigi Sanvito 

                          Traduzione dall'inglese di Luigi Sanvito
                   Titolo originale: The Venus of Salò

Martin Bora, il detective della Wehrmacht, eroe tormentato con cui Ben Pastor ha conquistato gli appassionati del giallo storico, indaga sul furto di un quadro di Tiziano, conservato in una villa di Salò requisita dai tedeschi. A complicare le cose la scoperta in successione di tre cadaveri.

Il libro 

Ottobre 1944, il colonnello Martin von Bora, dell’Abwehr, il servizio segreto militare tedesco, viene prelevato da agenti della Gestapo e trasportato a Salò, nella Repubblica Sociale Italiana. Già i modi al solito bruschi del trasferimento allarmano Martin: lui è un soldato fedele ma è contrario ai metodi nazisti e, per via della propria educazione da aristocratico, è apertamente sprezzante verso i comportamenti da bruti volgari dei caporioni hitleriani. L’incarico assegnatogli sulle rive del Garda sembrerebbe un normale collegamento tra i due comandi. Un impegno che al valoroso soldato, dopo sette anni di guerra, sembra stagnante ma che in realtà forse nasconde un risvolto segreto. È stato rubato un favoloso dipinto dalla casa del milionario Pozzi, un affarista piuttosto rozzo arricchitosi tra l’altro con i traffici di guerra. È una grande tela nota come La Venere di Salò, opera del Tiziano, un’immagine irresistibilmente sensuale e carica di arcani simbolismi. Chi l’ha rubata e soprattutto perché? Vi è un messaggio nel furto, un significato importante nel quadro? Per poterne tracciare i movimenti Bora deve inoltrarsi in una foresta di opposti interessi, di passioni ardenti, di lotte interne al regime e tra fascisti e nazisti: tre donne si sono sospettosamente suicidate, Pozzi ha una figlia bellissima che in qualche maniera richiama la Venere e un cognato raffinato e subdolo; si sa che Göring tramite una rete segreta sta ramazzando ovunque capolavori italiani; intanto i partigiani incalzano e appena da pochi mesi è fallita l’Operazione Valchiria, la congiura più pericolosa contro il macabro tiranno a cui è seguita una terrificante decimazione di ufficiali sospetti oppositori. E proprio quest’ultima circostanza sta per bruciare il nobile colonnello, contro il quale, ora privo di protettori, la Gestapo ha istruito un minaccioso dossier.
La Venere di Salò è il dodicesimo romanzo che la specialista del giallo storico Ben Pastor ha dedicato alla figura del nobile ufficiale Martin Heinz von Bora, dalla Guerra di Spagna alla fine della Seconda guerra mondiale. È un ritratto complesso, che include vicende intime e personali, meglio dire: è la biografia di un personaggio tragico che, sulla base di una meticolosa ricostruzione storica, mediante la chiave del thriller scava in uno dei drammi o dei misteri della storia novecentesca. La posizione di quei militari tedeschi che si trovarono divisi tra la lealtà alla divisa e l’avversione a Hitler.

RECENSIONE

Un labirinto di morti sospette si intreccia alla sparizione di un prezioso dipinto, nei giorni in cui la Repubblica sociale italiana vede consumarsi gli ultimi sussulti del nazifascismo.


    Sulle rive del Garda, nell'autunno di nebbie e violenza del 1944, torna in azione il colonnello Martin Bora, l'ufficiale-detective creato da Ben Pastor, scrittrice nata in Italia ma naturalizzata americana che ha aperto una nuova via al mystery storico, coniugando la minuziosa documentazione a un coinvolgente approfondimento psicologico di personaggi e contesti del passato. 


    Questa è la dodicesima avventura dell'aristocratico militare della Wehrmacht, lacerato tra il giuramento di fedeltà alla patria e gli orrori di un regime da cui si è progressivamente isolato, tanto da finire nella lista nera di Ss e Gestapo. Bora viene inviato nella zona di Salò per investigare sul furto di un quadro di rara sensualità, una Venere di Tiziano, ma la sua attenzione viene ben presto attirata da un suicidio con molti dubbi cui seguiranno altri casi analoghi. Si profila l'ombra di un serial killer, mentre l'ufficiale deve fronteggiare nemici palesi e occulti. Le forze armate repubblichine e quelle tedesche non nascondono la reciproca insofferenza, in una danza macabra sempre più sospesa sull'orlo dell'abisso. 


    La Venere di Salò è probabilmente, insieme a Kaputt Mundi, il romanzo più suggestivo della serie. Lo scenario è il crepuscolare, decadente mondo della Repubblica di Salò, dove "il potere e i suoi simboli roteavano lenti, come schiuma che si avvicina allo scarico prima di cadervi dentro". L'intero romanzo è pervaso da un senso di fine imminente, come nella scena delle celebrazioni a Milano per l'anniversario della marcia su Roma: "Una resurrezione spastica di terminazioni nervose, nient'altro.
    Vecchie canzoni, vecchie grida e l'inutile rimbombo degli stivali. Eppure tutto aveva un che di coraggiosamente, eroicamente folle". 


    Martin Bora si muove sul filo del rasoio, in un mondo allo sbando dove i piccoli gesti di umanità sono un'ancora di salvezza. Incontra personaggi della storia, dal maresciallo Graziani ai famigerati Priebke e Kappler, e si trattiene in colte conversazioni con il saggio antiquario ebreo Conforti, rassegnato al suo destino tanto da rifiutare l'offerta di una via di fuga. Vere coprotagoniste del libro sono la Venere di Tiziano e il suo riflesso in carne e ossa, la seducente Annie Tedesco, figlia del proprietario del quadro rubato. Per l'ufficiale, reduce dalla traumatica fine del suo matrimonio, l'enigmatica italiana diviene ossessione e rifugio, come le emozioni suscitate dal dipinto: "Sembrava perdere corporeità nella penombra... il suo pallore e i capelli bruni la assimilavano a un simulacro di notte e avorio". Intanto i nemici di Martin si preparano a stringergli il cappio al collo, raccogliendo prove schiaccianti sulla sua infedeltà al nazismo, mentre l'ufficiale finisce anche nel mirino dei partigiani. Il lago di Garda e le sue nebbie sono fitti di pericoli, ma Bora non tenta in alcun modo di evitarli: "Le cose che il tedesco temeva erano quelle verso cui andava sempre". Il colto, malinconico, inquieto eroe della scrittrice dovrà smascherare il colpevole e provare a sfuggire al plotone di esecuzione, in un finale difficile da dimenticare.

 

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