mercoledì 5 aprile 2023

RECENSIONE "LE TRANSIZIONI" by PAJTIM STATOVICI - SELLERIO EDITORE

Il romanzo segna il talento di un autore giovanissimo che racconta l’appartenenza e l’esclusione, l’amore e la crudeltà in un libro che come ha scritto The Guardian «sorge dalle ceneri del secolo precedente come una potente fenice».

Le transizioni

SELLERIO EDITORE
272 pagine
Euro 16,00
Traduzione dal finlandese Nicola Rainò
Titolo originale: Tiranan sydän
 

Emozionante riflessione letteraria sull’identità condotta con una sensibilità innovativa e spiazzante, scritto con una lingua capace di comprimere in una sola frase la rabbia e il desiderio, la malinconia e il dettaglio più minuto, il romanzo segna il talento di un autore giovanissimo che racconta l’appartenenza e l’esclusione, l’amore e la crudeltà in un libro che come ha scritto The Guardian «sorge dalle ceneri del secolo precedente come una potente fenice».

 Il libro

Un ragazzo che sa diventare una donna: si chiama Bujar, e può essere una giovane di Sarajevo corteggiata da uomini di ogni età oppure un affascinante spagnolo che fa innamorare ragazze alle quali non riesce a concedersi. Bujar inventa continuamente se stesso e la propria storia, come un impostore che si appropria dei frammenti che carpisce agli altri, del passato delle persone che ha amato, dei loro nomi, perché può scegliere chi vuole essere, il paese da cui proviene, i dettagli della propria esistenza, semplicemente mentre si racconta a un amico o a una sconosciuta, nel resoconto di una vita trascorsa in viaggio e in fuga, dall’Albania all’America, passando per Roma, Madrid, Berlino, Helsinki. Perché, come dice lui stesso, «nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un nuovo puzzle».
A partire dall’adolescenza poverissima a Tirana, «la discarica d’Europa, il fanalino di coda dell’Europa, la prigione a cielo aperto più grande d’Europa», Bujar narra la sua storia in prima persona. I genitori, la sorella, l’amicizia con Agim, coetaneo e vicino di casa, rifiutato dalla famiglia per il suo orientamento sessuale. Entrambi fuori luogo in un paese devastato, sempre più dipendenti l’uno dall’altro, decidono di lanciarsi verso un futuro che gli appartenga. Vivono per le strade di Tirana, poi sulla costa, fino al viaggio da clandestini in Italia attraverso l’Adriatico. Dall’isolamento e l’umiliazione, dalla vergogna della solitudine, prende forma man mano un diverso Bujar, una creatura nuova che non ha più origine e nazionalità, e che è pronta a sfidare e ad abitare il mondo intero.
Emozionante riflessione letteraria sull’identità condotta con una sensibilità innovativa e spiazzante, scritto con una lingua capace di comprimere in una sola frase la rabbia e il desiderio, la malinconia e il dettaglio più minuto, il romanzo segna il talento di un autore giovanissimo che racconta l’appartenenza e l’esclusione, l’amore e la crudeltà in un libro che come ha scritto The Guardian «sorge dalle ceneri del secolo precedente come una potente fenice».
 
 Autore
 
Pajtim Statovci, nato in Kosovo nel 1990, è cresciuto in Finlandia dove si è trasferito con la famiglia fuggita dalla guerra quando aveva due anni. Il suo romanzo d’esordio, uscito nel 2014 e pubblicato in Italia con il titolo L’ultimo parallelo dell’anima, ha vinto il Premio Helsingin Sanomat. Le transizioni, il suo secondo romanzo, tradotto in molte lingue, ha vinto il Toisinkoinen Literature Prize nel 2016 e nel 2018 gli è stato assegnato l’Helsinki Writer of the Year Award. Nel 2019 è uscito il suo terzo romanzo, Bolla, a cui è stato conferito il prestigioso Finlandia Prize, che consacra l’autore come il più giovane vincitore di ogni tempo.
 

RECENSIONE 
 
Il romanzo segna il talento di un autore giovanissimo che racconta l’appartenenza e l’esclusione, l’amore e la crudeltà in un libro che come ha scritto The Guardian «sorge dalle ceneri del secolo precedente come una potente fenice».
 
E' un romanzo che racconta i cambi di pelle, dolorosi ma, a volte necessari, in un'epoca (come la nostra), dove evidenzia la fatica dell'essere umano. Questo è il romanzo Le transizioni di Pajtim Statovci: la storia raccontata verte sulla ricerca identitaria di Bujar, ragazzino albanese che vorrebbe essere femmina e di nuovo maschio e poi nuovamente femmina, sostituendo l'eco di vessazioni degli altri con: frocio, trans, checca - sostituito con un solo grido: me stesso.

Questo sono io, ma prima ha abbandonato la famiglia e la terra d'infanzia, immergendosi in un'epoca in un contesto storico di Tirana, Roma, Madrid, New York, Heisinki, Durazzoe ancora Tirana, ai giorni nostri, il tutto tra il 1990 e il 2003.

La svolta, lo strappo, l'emersione, avviene all'età di quindici anni, quando Bujar, tenta il suicidio per protestare contro la sua vita. E' un ragazzo fragile, segnato nel suo intimo, intelligente, ora fermamente ragazza, con tutti i desideri e le promesse sospese ad aspettare invano, una possibile ricompensa. E' cosciente che scegliere la morte è da idioti, è la più facile delle strade, è un'indignazione. Ma è una forma di sopravvivenza, non solo per il ragazzo, ma anche per una letteratua di nuova generazione.

Leggere Statovci ha l'effetto di una rivolta, una scrittura così ricercata, agognata e al contempo dolorosa. Negli Stati Uniti il libro è stato finalista al National Book Award Camus e a Ismael Kadarè. Ma Le transizioni è un'opera nuova che ci lascia oltre le crepe, il non vissuto, la solitudine: guardarsi intorno e contare su sè stessi, con la voglia di far parte degli altri, della società. Cruciale leggerlonin questo tempo di contagio, per la potenza che trasmette nel farci sentire insieme nonostante la distanza obbligatoria in questo periodo di pandemia.
 
C'è una storia descritta ad inizio libro che vede  Bujar bambino, allontanarzi con il padre: lui non è abituato a stare con il padre ed è come se lo vedesse per la prima volata. E' un uomo piegato dalla fatica, miserabile, e forte solo con gli ideali politici di Tirana. Avviene un gesto inconsueto, il padre gli regala delle biglie, non aveva mai fatto un gesto gentile in tutta la sua vita, non si era mai accorto ne interessato del figlio. Al gesto inconsueto ed è l'ultimo che il padre riserva al ragazzo segue, una confessione: di essere ammalato. 
 
Bujar cade nello sconforto, quell'uomo che era sconosciuto fino a quel momento per lui, mostra interesse nei suoi confronti, ed ora sa che chi l'ha messo al mondo sta morendo.E' arrabbiato con il mondo, con sè stesso perchè, non può opporsi alla morte del padre, perchè resterà orfano, dovrà fare i conti solo su sè stesso. Ecco che nasce il personaggio di Bujar, nasce ora in questo momento, con la consapevolezza che ad ognuno di noi è dato un fardello da portare fin dalla nascita? Dobbiamo fingere di non averlo? Sbarazzarcene o esaltarlo? 
 
Bujar tenta di ribellarsi contro Tirana, contro i nazionalismi, contro le imposizioni. Da questo momento le pagine del libro sono percorse da rabbia. Statovci, sceglie le parole più indicate per descrivere l'aspetto politico di Tirana che, attraversa le pagine. La scrittura affilita come le armi contro il regime si fa più nitida quando, Bujar premedita la fuga assieme all'amico Agim: i confini geografici si mischiano, i cambi di pelle si moltiplicano.
 
In ogni sua diaspora si rafforza l'identità e un disincanto. I luoghi assorbono la ferocia che Bujar riversa perchè si sente tradito. Il disprezzo, la rabbia, nasce dalle transizioni, cioè desiderio mancato, frustrato. Il corpo registra i passaggi di questo affanno, la carne tatuata cela la mappa della formazione sessuale di Bujar  e delle sue voglie.
 
Come un Ulisse, Bujar, erca la sua strada non avendo una guida a confortarlo. Viene logico domandarsi a questo punto se: siamo noi gli autori del nostro destino, o se sia più il caso, il destino, le coincidenze, ovvero le azioni degli uomini a decidere, a traccia la rotta, a scrivere per noi. E' un libro che ho apprezzato molto, ni ha attirato la copertina, il viso di un ragazzo cancellato, e non solo. E' un libro che  rompe le catene del buonismo, e ci invita a confrontarci. E' un libro che erode un poco la paura, e ciò è tutto.

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