V13
Postfazione di Grégoire Leménager
Traduzione di Francesco Bergamasco
La collana dei casi, 147
2023, 2ª ediz., pp. 267 - € 20,00
Temi: Letteratura francese, Reportage
Traduzione di Francesco Bergamasco
La collana dei casi, 147
2023, 2ª ediz., pp. 267 - € 20,00
Temi: Letteratura francese, Reportage
Il libro
Scandito in tre parti – «Le vittime», «Gli imputati», «La corte» –, V13
raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (apparsi a cadenza
settimanale sui principali quotidiani europei) in cui Emmanuel Carrère
ha riferito le udienze del processo ai complici e all’unico
sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici avvenuti a
Parigi il 13 novembre 2015 – attentati che, tra il Bataclan, lo Stade
de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e
oltre trecentocinquanta feriti. Ogni mattina, per quasi dieci mesi,
Carrère si è seduto nell’enorme «scatola di legno bianco» fatta
costruire appositamente e ha ascoltato il resoconto di quelle
«esperienze estreme di morte e di vita» – le testimonianze atroci di
chi ha perduto una persona cara o è scampato alla carneficina
strisciando in mezzo ai cadaveri, i silenzi e i balbettii degli
imputati, le parole dei magistrati e degli avvocati –, e lo ha
raccontato, come solo lui sa fare, senza mai scivolare nell’enfasi o
nel patetismo, e riuscendo a cogliere non solo l’umanità degli uni e
degli altri (sconvolgente, ammirevole o abietta che fosse), ma anche,
talvolta, la quasi insostenibile ironia dei discorsi e delle
situazioni. Da questo viaggio al termine dell’orrore e della pietà, da
questo groviglio di ferocia, di fanatismo, di follia e di sofferenza,
Carrère sa, fin dal primo giorno, che uscirà cambiato – così come
uscirà cambiato, dalla lettura del suo libro, ciascuno di noi.
RECENSIONE
Carrère, in V13 processo ai terroristi del Bataclan
Scrittore a Libri Come, racconto estremo di domande abissali
Lo scrittore americano Truman Capote riteneva il romanzo classico non sufficiente a riflettere sull'orrore e le sanguinose realtà che affliggevano la società contemporanea.
Emmanuel Carrère, fra gli intellettuali più autorevoli di oggi, accoglie quella tradizione di pensiero e in 'V13' compie un viaggio negli abissi, nelle radici dell'odio, nelle assurdità di un'umanità feroce, smarrita, sgretolata.
Come riportare l'indicibile? L'unica forma giusta sembra essere
quella della cronaca nuda e cruda, ha ribadito lo scrittore francese
ospite di Libri Come a Roma.
Carrère che pure ha scritto favolosi esempi di fiction, si pensi al claustrofobico 'I Baffi' (Adelphi) - si considera puro scrittore di non-fiction, e dà al giornalismo, al reportage, pari dignità della letteratura, non a caso tra i suoi autori preferiti c'è il premio Nobel Svjatlana Aleksievič.
La cronaca giornalistica è, secondo Carrère, una forma altrettanto aulica di narrazione; la differenza? Sta soltanto nella quantità delle parole, perché un articolo, per ragioni di spazio, è necessariamente più breve di un romanzo o di una novella. Carrère è ironico; parla senza scomporsi, con sobrietà e naturalezza, preciso, puntuale; ogni tanto, assesta stoccate pungenti e inattese; un pensatore brillante, controcorrente, sempre pronto a spingersi dove nessuno ha intenzione di lanciarsi, come quando si domanda come fa il perdono ad arrivare in cinque minuti, senza passare attraverso un filo di rabbia e un lunghissimo, lancinante, percorso di riflessione, conoscenza e analisi.
'V13' è il titolo del suo ultimo libro. V sta per venerdì e 13 indica quell'agghiacciante notte del 13 novembre 2015, data degli attentati terroristici di Parigi; una strage che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, ha causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti. In queste pagine, Emmanuel Carrère riferisce le udienze del processo ai complici e all'unico sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici. Ha seguito il processo ogni giorno per l'intera durata e ha definito quell'esperienza unica e devastante; quando tornava a casa, dopo il tribunale, crollava, era talmente stanco che neanche riusciva a leggere. Alcune delle testimonianze presenti in 'V13': 'Ricordo la melma viscosa in cui sciaguattavamo, l'odore di polvere da sparo e di sangue, e poi l'esplosione, i pezzi del kamikaze che hanno cominciato a pioverci addosso'. E ancora: 'Quando mi sono rialzato ho visto la carneficina. La luce accecante, bianca. La pila di corpi, alta un metro, mi ha fatto venire in mente le immagini del massacro in Guyana'. Carrère non definisce questo processo la Norimberga del terrorismo, perché a Norimberga gli imputati erano alti dignitari nazisti, qui invece figure di secondo piano. Quello che gli interessava era capire dove può spingersi la follia quando c'è di mezzo Dio.
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