Se i pesci guardassero le stelle
Non esistono sogni facili. Esiste solo il coraggio di inseguirli.
- Autore Luca Ammirati
- Editore DeA Planeta
- Genere Narrativa
- Formato brossura con alette
- Pagine 336
- In uscita il 22.01.2019
«Una storia incantevole, che fa sognare e riempie il cuore!»
Nicolas Barreau
Nicolas Barreau
SINOSSI
Luca Ammirati
Luca Ammirati (Sanremo, 1983) è responsabile interno della
sala stampa del Teatro Ariston, dove ogni anno si svolge il Festival
della canzone italiana. È stato assessore alla cultura del Comune di
Perinaldo, dove esiste realmente l’Osservatorio astronomico raccontato
in questo romanzo.
RECENSIONE
Io
Samuele, trent’anni, cosciente di rappresentare un mondo a cui non
appartengo e che diffida le giovani vittime del precariato;
io quindi, Samuele, poso quasi inavvertitamente lo sguardo proprio su
Galileo, su quel raggio di luce che colpisce la boccia. Riempito
d’acqua, quell’oggetto inerte aveva una vita.
Nell’equilibrio dei volumi, nel perfetto
accordo del solido e del liquido, c’era qualcosa di imponente, ma anche
di delicato. La forma perfetta non negava la
pesanteur del vaso, ma in qualche modo la riscattava. Quello che
vedeva, poteva far pensare a un bicchiere colmo per dissetare un
gigante; ma Samuele avrebbe dovuto impugnarlo con tutta la cautela
necessaria a maneggiare un oggetto leggero e fragile
come cristallo.
Quella piccola sfera si materializza
davanti agli occhi della sua memoria. Sulla scrivania la campana di
vetro, prefigurava ciò che prova il cuore durante una grande gioia. La
durata rallenta e si dilata, nell’assenza di urti il
balletto dei pesci diventa eterno e, quando l’ultimo movimento
dell’acqua si posa, sappiamo di aver vissuto quel <<fuori dal
tempo>>, che è segno delle grandi illuminazioni.
Mi chiedevo se mi sarebbe stato concesso
vivere istanti simili, stare al centro del lento e maestoso balletto dei
pesci, strappato finalmente alla triste frenesia del tempo.
L’invito di Leo aveva suscitato in me
quella sensazione di nudità completa che è solo dell’anima e che avvolta
dal turbine dell’acqua, adesso mi provoca nel cuore una sorta di
delizioso bruciore.
Lo guardo. E mi getto nell’acqua gelida e incantevole del <<fuori dal tempo>>.
Fuori dai contorni della stanza, il tumulto
e la noia della vita. Passo la giornata a cercare di persuadermi che
sto perdendo la testa per niente e che il mio amico Leo, il quale
dispone di un acquario sufficientemente ampio da
contenere i suoi vortici, ha ben altre preoccupazioni che i
trasalimenti parkinsoniani di un giovane uomo.
Il fatto è che, senza aver bisogno di farlo
apposta, rimango muto. Samuele non si stancava di accarezzare il bordo
del vaso, lambito dall’acqua. Abbracciava quell’oggetto, appena
intiepidito dal calore del mattino, con una sensualità
che si riserva agli esseri viventi. Ma è proprio questo il punto. Dov’è
che passa il confine del vivente?
L’animato e l’inanimato, la boccia e colui che la guarda, non sono forse accomunati da un identico destino di
creature, di creazioni?
Tutto ciò che esiste è una forma, più o
meno evidente, più o meno sviluppata, un ricettacolo di forze, di
tensioni, di equilibri imprevedibili. E anche loro due, in quell’angolo
di mondo di Perinaldo, erano diventati una parte della
storia. C’erano il vaso e l’acqua, e l’acqua rifletteva il cielo e il
fuoco del sole, e il cerchio, dato dal movimento di Leo. Questo è il
miracolo che sa fare il cerchio. Lui è il più forte.
Riacquistata la piena padronanza dei suoi mezzi, si accinge a rientrare
nel ruolo di precario, pensando di proseguire con un: <<Oggi non
riesco a non pensare all’email che mi cambierà la vita. Perché io sono
così, non ho fatto altro che inseguire i sogni>>.
E allo stesso tempo mi preparo ad assestare il colpo di grazia da cui i
sospetti di Leo non si risolleveranno più, lo splendore può spiegare
come d’improvviso la coscienza della mia indegnità lasci il campo ad una
sincope estetica.
In quella città dove ogni novità è così rara da venire rapidamente
contesa trasformandosi in una moda. Aspira ad un lavoro. Lui non può
certo fare il prezioso, viene dal precariato, costretto a mettersi in
scena, a subire il giudizio degli altri, a mendicare
in ogni modo il favore e l’attenzione, a vivere nel terrore di non
essere più in grado, e dunque di non essere più nulla, come un
giocattolo rotto.
Samuele vive all’ombra dei desideri che non si realizzano, la
frustrazione un dolore per lui, lo orienta nel tempo e nello spazio.
Nella <<stanza dei desideri>>, al contrario, tutto ciò che
si vuole diventa realtà, e questa realtà è il più atroce, impietoso
degli specchi.
Ci sono giorni che grazie al puro movimento del circolare, si riattiva
quel senso narrativo dell’esistenza che è così importante per
sopravvivere con un briciolo di buon senso. Il giovane uomo si sente
parte di un meccanismo universale, quasi intravede la possibilità
di raccontarsi una storia, la sua, non importa che sia molto allegra,
non importa che descriva una curva ascendente, o che alluda ad una forma
di redenzione, all’acquisto di una comprensione da spartire con il
prossimo, una sorte con tutte le sue varianti
e sfumature, che è la vita umana.
L’incontro con Emma si riduce a un sogno. Al mattino la ragazza non c’è
più, ed egli si strugge per poterla ritrovare. Si capisce bene nei
temperamenti romantici di Samuele, la mancanza di piglio, di sofferenza,
di nobili colpi di testa. Solleva lo sguardo al cielo stellato pieno dei
suoi sogni, si guarda intorno … ma non trova niente di diverso, di più
saldo su cui appoggiare i piedi.
Nelle mattinate così grigie e ripetitive Samuele, aveva scoperto i
benefici sull’umore, il sottile effetto terapeutico che la sua oasi di
poesia e di pace, procura alla sua vita da eterno precario. Riempiva in
questo modo le impreviste e involontarie giornate
libere, scacciando il malessere per quel tempo ritrovato che non sapeva
neppure di possedere.
Il cielo di Sanremo, sotto il timido effetto della luna, sembra un canovaccio fatto di stelle luminose.
<<Samuele, ricordati che questa condizione è stata creata ad arte
da chi manovra il sistema. La precarizzazione del lavoro è
precarizzazione della vita>>. Quella frase di tanto in tanto gli
rimbombava in testa.
Senza un lavoro sicuro, senza la certezza di uno stipendio adeguato,
tutto nella nostra vita diventa precario. Non solo il futuro, persino
gli affetti. Non puoi investire, e neppure farti una famiglia. Hai paura
di quello che può accadere domani, di restare
all’improvviso senza un sostegno economico.
Samuele aveva preso l’abitudine di passeggiare con lo sguardo impegnato a
catturare i dettagli. Quasi a fotografarli con gli occhi, per poi, per
immagazzinare tutto nell’hard disk del suo cervello. Lui adesso, proprio
all’ombra delle abitazioni nella Sanremo
che cambia pelle, si ritrova con la stringente necessità di trovare un
nuovo lavoro.
Una vita sentimentale fra alti e bassi, quella Samuele, trascorsa a
inseguire più la tresca di una sera che un solido rapporto amoroso.
Samuele aveva lentamente capito che nel loro rapporto, qualcosa stava
per lacerarsi. Si era convinto che fosse necessario
fare qualcosa, prima che fosse troppo tardi. Bisognava dare una
sterzata, farlo in fretta. Per questo, aveva pensato che fosse
necessario ricomporre i cocci del feeling, raccogliere le briciole dei
loro sentimenti.
Il cielo tornò a tingersi di blu. L’aria divenne più pulita, come in
quelle giornate nelle quali Sanremo sembra profumare di fresco e si
possono distinguere ad occhio nudo persino gli attici dei palazzi del
centro. E il sole fu il compagno più piacevole che
Samuele, potesse portare con sé in una delle prime giornate senza
lavoro.
Samuele pensò che la lotta alla precarietà e all’assenza di futuro,
andasse combattuta insieme, dalle nuove generazioni, al di là delle
ideologie. Quella frase tagliò di netto l’ultimo degli ormeggi che
ancora frenava la sua voglia di sfogarsi, il suo desiderio
di liberare l’irruenza. Diventò un fiume in piena, una tempesta di
parole, un misto di cattiveria e di risentimento verso il mondo.
Il fatto è che lui era una persona libera, per quanto si può essere
liberi in questo mondo così pieno di lacci e tagliole. Rivivere nei
luoghi di un sogno, luoghi di per sé abbastanza fuori mano da apparire
delicatamente ma tenacemente velati di irrealtà, significa
sicuramente riaccostarsi a un mondo magico, dove ogni ragnatela può
essere scambiata per una scala di seta.
La vita vi si rimescola unendo a tutto ciò che è stato tutto ciò che
poteva essere; l’inespresso fa da eco a tutte le parole pronunciate.
Sempre la vita umana, questa cosa a prima vista così amorfa ed
insensata, ha bisogno di essere interrogata, decifrata,
perché raramente, e solo per caso, la vita è evidente nelle sue
intenzioni.
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