lunedì 14 gennaio 2019

RECENSIONE - SOGNI E FAVOLE by EMANUELE TREVI - PONTE ALLE GRAZIE




Sogni e favole
Un apprendistato
Emanuele Trevi
Narrativa
Collana: Scrittori
Pagine: 224
Prezzo: € 16.00
In libreria dal: 10 Gennaio 2019



SINOSSI

Roma, 1983. Il Novecento brilla ancora. Emanuele, neppure ventenne, lavora in un cineclub del centro. Una notte, al termine di un film di Tarkovskij, entra in sala e vi trova un uomo solo, in lacrime. È Arturo Patten, statunitense trapiantato a Roma, uno dei più grandi fotografi ritrattisti. Per tutto lo scorcio del secolo, Emanuele ascolterà la lezione del suo amico, Lucignolo e Grillo Parlante assieme, che vive la vita con invidiabile intensità, e grazie a lui incontrerà Cesare Garboli, il «grande critico» cui è qui dedicato uno splendido cammeo, che prima di morire gli affiderà la missione di indagare su Metastasio e sul suo sonetto Sogni, e favole io fingo. «Favole finge» tutta la grande letteratura moderna qui evocata, da Puškin a Pessoa fino ad Amelia Rosselli, somma poetessa italiana del Novecento, che abita nella stessa strada di Arturo e che come lui lascerà la vita per scelta; Emanuele incontrerà più volte quel meteorite umano, sempre in fuga da oscuri e spietati nemici, e con Arturo è lei, e la sua eredità, l'altra protagonista di questo folgorante «libro strano» di Trevi – romanzo autobiografico e divagazione saggistica assieme, sette anni dopo Qualcosa di scritto. Arturo, Amelia, Metastasio guidano lui e noi nel cuore di una Roma piovosa e arcaica, nel cerchio simbolico della depressione e dell'insensatezza, verso l'approdo vitale dell'illusione: se, come scrive Metastasio, le storie inventate suscitano in noi la stessa commozione delle vicende reali, forse di sogni e favole è fatta la vera vita. 
 
 I GIUDIZI
Il nuovo «libro strano» di Emanuele Trevi, un quasi-romanzo di tre vite vere. La memoria fantastica di una Roma disfatta, la giovinezza e la mezza età degli umani, l'illusione che le fa felici, l'imprudente verità dell'arte.








Biografia
EMANUELE TREVI

Emanuele Trevi è nato a Roma nel 1964. Collabora al Corriere della Sera e al manifesto. Da Ponte alle Grazie sono usciti Qualcosa di scritto (2012) e la nuova edizione di Musica distante (2012). Tra gli altri suoi libri: I cani del nulla (Einaudi,2003), Senza verso. Un'estate a Roma (Laterza, 2004), Il libro della gioia perpetua (2010), Il popolo di legno (Einaudi, 2015).

RECENSIONE

Con il titolo <<Sogni e Favole>> di Emanuele Trevi, mette in risalto il legame unico e costante nel tempo dell'Autore: un amore per la gente che vi abita, in una Roma che cresce e ti cambia attorno, un angolo d'Italia che regala, la sensazione, almeno una timida speranza, che questo Paese possa ancora salvarsi. La luce lunare dà risalto alle mura dei monumenti, limitate in basso da una cortina di fumo, si da farle sembrare stagliate contro il cielo, ingigantite in una luce di sogno.

E Trevi descrive con nitida precisione e semplicità i momenti di questo spettacolo incomparabile e favoloso, dove la pietra si intenerisce sotto la luce lunare e la luce acquista a sua volta consistenza corposa.

Qui allo sguardo si offrono delle masse sterminate sì, ma fuse in una artistica linea.

Oggi, Emanuele Trevi, con questo romanzo autobiografico e divagazione saggistica assieme, sette anni dopo "Qualcosa di scritto". Della cultura artistica del Novecento, ci conduce all'interno del suo mondo, accompagnandoci lungo gli anni che scandiscono la vita, i rapporti, gli scambi,i successi e soprattutto, aprendoci i carteggi intercorsi tra lo scrittore stesso, e la poetessa Amelia Rosselli, e del fotografo Arturo Patten, entrambi morti suicidi e vissuti nella stessa strada al centro di Roma.

Dialoghi in forma di passeggiata nella città della loro depressione, ci aprono ulteriormente il cuore in un sonetto del Metastasio, che non solo è riuscito ad approdare a un linguaggio artistico personalizzato ma, forse involontariamente, ha gettato le basi per rievocare con intelligenza e disincanto la figura del critico Cesare Garboli. Intendendo con questo la capacità di saper narrare visivamente quell'amore che Emanuele Trevi ci ricorda.

Con un gesto pittorico veloce che incorpora le suggestioni di un mondo che parla anche di Tarkovskij e Wenders e della cinefilia anni Ottanta, di arte, d'inconscio e del sacro, di AIDS e di Molière, di Rubens e di fotografia, e di tante altre cose.

Un mondo che inizia a correre in preda alla frenesia del moderno, con l'accumulo cromatico vibrante che riflette quasi scientificamente il passaggio dei sottili giochi di chiaroscuro, con il segno deciso che non ha paura di suggerire piuttosto che descrivere, in cui Trevi riesce a contare e dare dignità alla gestualità quotidiana della gente romana. Questi uomini e donne hanno inciso sulla pelle il senso stesso della vita.

Anche quando lo scrittore entra con delicatezza nel mondo sacro, riesce a coniugare perfettamente il senso di trascendentalità con l'umanizzazione del Divino. E' un sacro che nasce dal di dentro, accompagna il cammino, il lavoro, è insito nella natura stessa, nei luoghi, nella neve che copre con il suo candore la violenza dell'uomo su tutto.

E poi emerge la grande capacità di Emanuele Trevi di saper distillare all'interno dell'opera il vuoto con il pieno, la presenza con l'assenza di quell'horror di cui la terra italiana e romana non è mai riuscita del tutto a liberarsi.

Sia nel passaggio che nella figura, sembra sussurrare la figura di Garboli, lasciando poi impronta fondamentale dell'arte. Emanuele Trevi, fin dall'inizio è sostenuto dalla passione, di un'epoca in cui il pregiudizio comune, sembra un delirio intellettualistico. Come si legge nel romanzo, l'Autore, innovatore dell'arte letteraria, profondamente umano, appassionato dello studio del critico Cesare Garboli.

Emanuele Trevi, oscillando tra storia e narrazione, tra citazioni tratte dalla vita quotidiana e interpretazione del sonetto, Sogni e Favole del Metastasio, ha ricostruito il complesso e variegato mondo relazionale del secolo Novecento, che ha segnato profondamente la storia dell'arte e della letteratura europea e italiana.

Ed Emanuele Trevi ha portato un contributo imprescindibile nella cultura artistica romana in un 'età in cui ogni artista si abbeverava indifferentemente alla sorgente, filtrando innovando il proprio linguaggio. Insegnando innanzitutto che si può raccontare ciò che succede in una città come Roma, con un respiro immenso racchiudendo nel sogno e nella verità tutto un mondo di significati.

CITAZIONI

 <<La memoria fantastica di una Roma disfatta, la giovinezza e la mezza età degli umani, l'illusione che le fa felici, l'imprudente verità dell'arte>>.

<<Era ancora il tempo degli artisti, nel senso che questa parola poteva avere nel lento crepuscolo del Novecento, quando un poeta, un pittore, un regista erano esseri umani investiti da una vocazione, e la loro vita non era un pettegolezzo, una delle tante variabili mercantili della celebrità, ma una storia vissuta fino ai limiti dell'umano>>.

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