mercoledì 14 febbraio 2024

ANTAGONISTI VERSO SE STESSI - YOUTUBE FEBBRAIO 2024

ANTAGONISTI VERSO SE STESSI

Dalla lotta del passato fatto di doveri, codici e imposizioni si è arrivati oggi a un io fragile, indifeso e narcisistico.

La lotta di cui parlerò è quella che ciascuno combatte, per costruire se stesso confrontandosi con gli altri e con il mondo. Essa comporta, inevitabilmente, l'obbligo di sottomettersi a una dura disciplina, fatta di doveri, codici di condotta e modi appropriati di pensare e sentire, dapprima imposti dall'esterno e poi interiorizzati e rielaborati. La vittoria su se stessi, ammesso che si consegua, non è mai, tuttavia, completa e definitiva. Implica un aspro conflitto che scinde la volontà, opponendo una parte di noi che cerca di prevalere a un'altra riluttante a piegarsi e sempre pronta a ribellarsi o a negoziare compromessi al ribasso. Ogni persona porta in sè le ferite e le cicatrici di questa guerra per distaccarsi dalla propria vita meramente biologica. Nello stesso tempo, tenta di emendarsi da idee e forme di condotta riprovevoli in modo da conquistare una sempre maggiore autonomia.

In tale confronto l'individuo, rischiando di logorarsi e di perdersi, avverte la tentazione di lasciarsi andare, di abbandonare l'arena del conflitto, di cedere al desiderio di irresponsabilità o di dare retta ai richiami della nostalgisa, che lo invita a mettere indietro l'orologio della propria storia e ad abbandonare la battaglia. Troppe appaiono le spine che i comandi e gli obblighi hanno conficcato nella sua carne, troppi gli insuccessi e le inadeguatezze cui è andato incontro. 

Nella nostra tradizione la sfida a combattere contro se stessi si è modellata non solo secondo tecniche di autocontrollo, ma anche grazie all'elaborazione di fini in grado di includere e orientare l'intera esistenza, ossia mediante ideali di vita buona o di perseguimento del sommo bene. Tra gli innumerevoli paradigmi predisposti nel tempo e nello spazio, siamo noi stessi gli eredi. 

E' vero che possono esistere società non agonistiche? Forse, in questa fase storica, crediamo di avere meno bisogno di sforzarci e di ingaggiare una guerra contro noi stessi perchè godiamo, in diversa misura, della maggior rendita di posizione accumulata negli ultimi cinque secoli di dominio del globo, di una maggiore ricchezza e libertà nei confronti di paesi che devono colmare il divario. Essi devono affermarsi anche attraverso la forza di volontà, una maggiore applicazione e intensità nello studio e nel lavoro, in ciò favoriti da tradizioni etiche e ideologiche che subordinano l'individuo alla collettività. Eppure, nascondendo i conflitti, gloriandoci pigramente del fatto di essere liquidi e plasmabili, indebolendo la lotta per auto-sovvertirci, come potremo reggere - persino sul piano culturale - nel mondo globalizzato e nelle economie di mercato di un lontano futuro, alla sfida che ci attende di una concorrenza aggressiva e spietata?

UN DIALOGO TRA GENERAZIONI. ORIENTARSI OLTRE LE NUBI CHE OSCURANO LA SPERANZA. LA SCUOLA NON FA PIU' PER NOI.  QUALE FUTURO ATTENDE LA SCUOLA DEL XXI SECOLO? 

Cent'anni fa nasceva la più importante riforma Gentile: riforma scolastica. Giovanni Gentile filosofo, che divenne  ministro della Pubblica istruzione nel primo governo Mussolini. La nuova normativa, articolata in cinque decreti-legge emanati fra la fine del 1922 e il corso del 1923, modificò tutti i gradi e gli ambiti dell'istruzione pubblica, orientando il percorso formativo di generazioni di italiani, restando sostanzialmente immutata fino agli anni Settanta, e divenne da subito un punto di riferimento del dibattito pubblico sull'educazione dei giovani.

Recentemente è stata citata dal ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara che ha dichiarato di voler procedere in direzione opposta a quella voluta da Gentile. Durante un convegno il ministro ha sottolineato l'incompatibilità fra una riforma che antepone lo Stato all'individuo e l'attuale ordinamento costituzionale; ha


sostenuto inoltre, l'importanza del merito e della selezione, affermando di non volere una scuola classista, poichè ha definito superata l'egemonia del liceo classico. Quale sia l'identità culturale del progetto del ministro leghista non è per niente chiaro perchè, in effetti, queste dichiarazioni contro la riforma Gentile possono portare ad esiti molto diversi, come dimostrano le tante critiche che l'hanno accompagnata, da destra e da sinistra, negli ultimi centoanni.

Cent'anno fa il filosofo idealista, ministro di mussolini, realizzò una riforma dell'istruzione che fa ancora discutere, benchè superata dalla società di massa. Oggi si guarda di più al legame con il mondo del lavoro ma l'utilità pratica non può essere un valore esclusivo. 

Discussa dagli stessi fascisti, che iniziarono a ritoccarla nel 1925 perchè la consideravano elitaria e poco funzionale alle esigenze del regime, nel dopoguerra fu oggetto di aspre critiche. In particolare negli anni Sessanta fu accusata di essere espressione di una concezione aristocratica dell'educazione e di avere ostacolato la diffusione del sapere scientifico. In tempi più vicini, vi è chi l'ha chiamata in causa per difendere la cultura classica e l'importanza di una scuola pubblica selettiva. Lo ha fatto più volte Ernesto Galli della Loggia sostenendo la svalutazione del merito, a suo avviso prodotta dal Sessantotto, ha coinciso con la crisi e poi l'arresto dell'ascensore sociale, cioè della possibilità per le persone provenienti dagli strati inferiori della società di passare a quelli superiori.

Negli anni Novanta, molti rilevano, seguendo gli orientamenti dell'Unione Europea, le scelte del legislatore sono state indirizzate ad assecondare le richieste del mondo del lavoro e quindi del mercato. La nostra scuola sarebbe ormai da anni finalizzata all'accrescimento dell'occupabilità dei ragazzi e della produttività collettiva. Diretta a perseguire risultati, misurati su performance, non sarebbe in grado di garantire un compiuto percorso formativo perchè impegnata a raggiungere obiettivi contingenti e non figlia di un progetto culturale ambizioso, come era quella di Gentile. 

A cent'anni dala sua nascita, dunque, la riforma del 1923 continua ad essere utilizzata come metro di confronto. Di tutto questo non è rimasto nulla e a poco vale interrogarsi si singoli aspetti della riforma del 1923: molti sono stati eliminati con il venire meno della dittatura, altri sono sopravvisuti al passare del tempo.

 Quale futuro attende la scuola del XXI secolo?

Un secolo dopo la riforma Gentile, noi difendiamo il diritto di tutti come recita l'articolo 34 della Costituzione, di raggiungere i gradi più alti degli studi.  Siamo consapevoli delle contraddizioni e delle ambiguità della democratizzazione del sistema, ma anche del fatto che negli ultimi trent'anni la scuola ha perso il suo tradizionale monopolio a fronte di un moltiplicarsi di agenzie educative. E allora, come ha scitto Claudio Giunta, difendiamo il liceo classico - molto cambiato anch'esso - non certo perchè scuolaelitaria, ma perchè riteniamo che non abbia mai ostacolato la diffusione delle scienze e soprattutto pensiamo ai pochi o molti ragazzi che vogliono conoscere il passato, a quanti vorrebbero studiare senza pensare a una diretta utilità pratica della loro fatica, magari perchè amano la letteratura o la storia, come è accaduto a molti di noi alla loro età.

Libri acquistati:

Wilkie Collins, La donna in bianco, Fazi editore

Jenny Odell, Salvare il tempo. Alla scoperta di una vita oltre l’orologio, NR edizioni

Hua Hsu, Stay True, Tracce di un’amicizia, NR edizioni. Vincitore del Premio Pulitzer.

Emanuela Anechoum, Tangerinn, e/o

Michael Cunningham, Day, La nave di Teseo.

Daniel Mason, La foresta del Nord, Neri Pozza
 
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