A.K. Blakemore
Le streghe di Manningtree
BLAKEMORE, LE STREGHE DI MANNINGTREE
FAZI EDITORE
PP 334, EURO 18,50
Traduzione di Velia Februari
Inghilterra, 1643. Il Parlamento
combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano
attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni
ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei
suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se
stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della
comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua
affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West,
figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»;
tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi
giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati
soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a
scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in
città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si
mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si
concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a
porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa
febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono
un tono sempre più incalzante…
Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità
lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli
uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più
minata. Il primo romanzo di A.K. Blakemore, premiato in patria come
miglior esordio dell’anno, sostenuto da una scrittura magistrale e
pervaso di atmosfere vivide, è un libro emozionante e viscerale che ha
rivelato un nuovo, straordinario talento.
«Non è solo il miglior romanzo
d’esordio che io abbia letto da anni, è il miglior romanzo storico che
io abbia letto dai tempi di Wolf Hall».
Sandra Newman
«Ho adorato questo esordio:
affascinante, avvincente, sconvolgente. Blakemore cattura in maniera
indimenticabile la vergogna della povertà e dell’abbandono sociale e
l’intrigante minaccia costituita dalle donne lasciate sole, ma unite, in
un romanzo che trasporta il lettore nel mondo di coloro che la Storia
ha cercato di rendere muti».
Megan Nolan
«Un esordio eccezionale.
Riconosciamo queste donne – i loro desideri, le loro paure e la loro
rabbia – perché, sembra suggerire il romanzo, non c’è molto che ci
separi da loro, dopotutto».
«The Observer»
«Una lingua di una bellezza irresistibile. Le streghe di Manningtree
si avventura in luoghi oscuri, ma lo fa portandosi dietro un pugnale
ingioiellato. Un libro che appartiene ai perseguitati. In queste pagine,
in tutto il loro ordinario splendore, quelle donne possono finalmente
vivere».
«The Guardian»
"Mi ha sempre appassionato molto la storia delle streghe, della stregoneria. Il romanzo è basato su fatti reali accaduti a Manningtree, dove vive mio padre e ho voluto approfondire questa storia spesso resa surreale e con eccessive esagerazioni" racconta la scrittrice-poetessa.
Quali
sono gli elementi di fiction? "Trattando i fatti di quel periodo, dovevo
accettare che non ci poteva essere una vera obiettività. C'è sempre un
mix di reale e fantastico. Il generale dei cacciatori di streghe Matthew
Hopkins e il suo socio John Stearne, che operarono nell'Anglia
orientale e nelle contee nell'orbita di Londra dal 1644 al 1646,
contribuirono alla condanna a morte per stregoneria di un numero di
donne che oscilla tra le cento e le trecento. Le streghe di Manningtree è
la mia versione su ciò che è accaduto. Mi ha sempre attratta il lato
più oscuro delle cose, le nostre paure, i film dell'orrore, le serie tv
sui vampiri. Mi è sempre piaciuto immaginare storie di paura e mostri,
anche per spaventare me stessa. Ci sono aspetti da brividi e
divertimento".
A Manningtree la giovane Rebecca vive in una
casupola sulle colline, si trascina in un'atmosfera cupa con lo spettro
della miseria che incombe, ma il suo cuore gioisce quando pensa allo
scrivano John Edes. Tutto cambia quado in città arriva l'inquisitore
Hopkins che fa strane domande alle donne più umili e disgraziate. Paure e
sospetti cominciano a insinuarsi per le strade della cittadina quando
un bambino si ammala e farnetica di congreghe e patti. Arriveranno il
processo, le impiccagioni.
"Sono femminista, mia madre è
femminista. Essere così fa parte di quello che sono e della mia idea
politica. In questo romanzo ho cercato di raccontare come la stregoneria
e la caccia alle streghe siano basate sulla misoginia e sulla violenza
di genere, ma non bisogna guardare al passato, perché il contesto in cui
è accaduta la caccia alle streghe è unico e diverso da oggi. Si può
vedere una certa continuità, è una tematica ancora attuale, ma ci sono
tante differenze" sottolinea Blakemore che ha 32 anni. "Non vorrei che
questo libro fosse letto come un'allegoria del mondo di oggi. Spero
possa aprire gli occhi sulle paure, su nostri aspetti poco indagati. È
la storia delle donne, perché tutte siamo connesse con la caccia delle
streghe e tutte in qualche modo siamo legate a questo nel nostro albero
genealogico".
Vincitrice con questo romanzo del Desmond Elliott
Prize per il miglior esordio del Regno Unito, A.K. Blakemore, nome
d'arte di Amy Katrina Blakemore, è autrice anche di un secondo romanzo,
'The Glutton', uscito negli Stati Uniti e in Inghilterra a settembre,
che "si basa su un personaggio realmente esistito durante la rivoluzione
francese: Tarare, un soldato che era famoso per il suo enorme appetito,
si mangiava qualsiasi cosa, vetro, conchiglie, un libro molto
divertente".
Film o serie in arrivo? "C'è stata qualche proposta
per tutti e due i libri, ma non ne posso parlare" dice Blakemore che si
divide tra la scrittura e il lavoro in ufficio. "Faccio ancora
l'impiegata. La vita a Londra è molto cara. Ho scelto di firmarmi A.K.
perché quando ho iniziato a scrivere non volevo che le persone al lavoro
mi potessero trovare online e anche per mantenere separate le due
identità. A.K. è colei che scrive e Amy Katrina è quella con cui si può
uscire" dice mentre si tira su le maniche della camicetta e si vedono i
tatuaggi che ha sulle braccia. Un terzo libro? "Quando si fa una cosa
autentica come scrivere a volte è importante fermarsi. Ho comunque
alcune idee e inizierò a breve. Due libri pubblicati a 32 anni è
comunque un buon punto", afferma soddisfatta.
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